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Nonni, figli e nipoti: tutti impegnati nello spaccio, 'take-away' della coca a Reggio Calabria

Ai clienti bastava suonare al citofono dell’abitazione o avvicinarsi all’ingresso, e un membro della famiglia calava dal balcone un secchio appeso a una corda, contenente la droga

Auto dei carabinieri
Auto dei carabinieri
29 ottobre 2024 | 09.06
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Operazione anti-droga nel quartiere Archi di Reggio Calabria: i carabinieri hanno smantellato una rete di spaccio a conduzione familiare che serviva decine di clienti ogni giorno. All’alba di oggi, i militari hanno eseguito quattro misure cautelari, con arresti domiciliari e braccialetto elettronico, nei confronti di una famiglia – nonni, figli e nipoti – accusata di gestire un punto di vendita di cocaina organizzato con metodo e rapidità.

Le indagini

Le indagini, avviate nel giugno 2022, sono partite dalle segnalazioni di residenti preoccupati e stanchi dell’intensa attività di spaccio che rendeva il quartiere insicuro. I Carabinieri della stazione di Archi hanno risposto avviando un monitoraggio serrato del quartiere Cep, durato tre mesi, durante il quale sono stati pianificati servizi di appostamento, controlli mirati e analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza. I militari dell’Arma hanno subito individuato un insolito modus operandi degli indagati, permettendo così di affinare le tecniche di controllo e di raccolta delle prove.

Come funzionava

I militari hanno scoperto che la famiglia aveva strutturato un sistema 'take-away' per la distribuzione della cocaina: ai clienti bastava suonare al citofono dell’abitazione o avvicinarsi all’ingresso, e un membro della famiglia calava dal balcone un secchio appeso a una corda, contenente la droga. Dopo aver ritirato la dose, il cliente depositava il denaro nello stesso secchio, che veniva subito ritirato dall’abitazione. Questo sistema consentiva transazioni rapide e minimizzava il rischio di essere sorpresi in flagranza. Le indagini hanno confermato che tra i clienti vi fossero persone di diverse età e ceti sociali, a testimonianza della diffusione del fenomeno su larga scala.

Il lavoro degli investigatori è stato reso particolarmente complesso dalle caratteristiche del quartiere Cep di Archi, area di degrado sociale e con una significativa presenza di microcriminalità, fortemente connessa alla ‘ndrangheta. Per garantire un monitoraggio costante e discreto, i Carabinieri hanno dovuto superare notevoli ostacoli logistici, poiché gli indagati potevano contare su un sistema di 'vedette che segnalavano tempestivamente l’arrivo delle forze dell’ordine.

Attraverso un lavoro meticoloso di appostamenti, un’analisi approfondita delle immagini di videosorveglianza e attività di pedinamento, i Carabinieri sono riusciti a documentare il funzionamento della rete di spaccio e a identificare con precisione il ruolo di ciascun membro della famiglia. Gli investigatori hanno raccolto prove inconfutabili, confermate anche dai risultati delle perquisizioni domiciliari. Durante queste operazioni, sono stati rinvenuti e sequestrati consistenti somme di denaro contante, presunto provento dell’attività di spaccio, insieme a materiali per il confezionamento della cocaina e dispositivi utilizzati per facilitare la consegna della droga.

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