Il 52enne fermato per l’omicidio volontario pluriaggravato della compagna non ha risposto, il giudice ha riconosciuto tutte le aggravanti, tra cui la crudeltà. In casa trovati coltelli e pistole scacciacani
Gianluca Soncin resta in carcere. Il gip di Milano Tommaso Perna ha infatti convalidato il fermo per il 52enne fermato per l’omicidio volontario pluriaggravato della compagna Pamela Genini, il quale stamattina si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice ha riconosciuto tutte le aggravanti tra cui la premeditazione, la crudeltà e i futili motivi.
In attesa dell'autopsia sul corpo di Pamela, si osserva che l'ex compagno "ha tirato ben 24 fendenti al corpo della vittima, di cui molti di essi non hanno attinto organi vitali, con la conseguenza che hanno determinato una sofferenza non trascurabile alla vittima, che peraltro per un tempo allo stato non quantificabile, ma sicuramente non istantaneo, ha acquisito consapevolezza dell’imminente fine", le parole che il gip usa per marcare la sussistenza dell'aggravante della crudeltà nel delitto di via Iglesias.
Il giudice nel ricostruire quanto accaduto ricorda che l'uomo è entrato nell’appartamento "munito di un coltello a serramanico con una lama di 9 centimetri, che ha adoperato per ucciderla", un secondo coltello a serramanico lo ha lasciato in macchina e altri 13 coltelli sono stati trovati nella sua casa di Cervia. "Non vi è stato un litigio inaspettato tra i due, bensì una vera e propria spedizione dell’uomo a casa della donna, decisa almeno una settimana prima, se non prima ancora, quando si è munito del duplicato delle chiavi dell’abitazione della vittima". Un altro elemento che rafforza la premeditazione. Quando, una volta nell'appartamento al secondo piano, non è riuscita a convincerla a tornare con lui "ha optato per l’originario piano di toglierle la vita" perché "il filo conduttore che ha spinto" il 52enne è quello del "o con me o con nessun altro'".
La volontà di uccidere emerge, "in tutta la sua forza, oltre che dal numero di coltellate inferte, anche dal fatto che, persino dopo che gli agenti di polizia avevano fatto irruzione nell’appartamento, riuscendo ad aprire uno spiraglio nella porta, egli l’ha richiusa da dentro" per terminare il lavoro iniziato. Sussiste anche l'aggravante dei futili motivi, ossia "la volontà di costringere la donna a non interrompere la relazione con lui. Una tal ragione è futile e bieca, non meritando alcun tipo di umana comprensione ed esorbitando enormemente dallo scopo prefigurato dall’agente, come se una qualche forma di relazione potesse essere tenuta in piedi dalla costante minaccia di morte, per di più estesa alla madre e al cane della vittima". Cinque le aggravanti riconosciute dal giudice: premeditazione, crudeltà, futili motivi, il vincolo della relazione affettiva e gli atti persecutori. Per l'accusa di omicidio pluriaggravato Gianluca Soncin rischia l'ergastolo.
Ma non è tutto, per il gip Perna infatti Soncin "potrebbe uccidere ancora" In particolare, il giudice ricorda che Soncin "ha minacciato di morte anche la madre della vittima, non potendosi allo stato escludere che egli porti a compimento anche tale gesto, preannunciato più volte. Parimenti degno di nota è il pericolo che l’indagato, nella sua follia omicidiaria, possa prendere di mira" anche l'ex fidanzato e amico della vittima, Francesco, che "ha contribuito in misura significativa alla ricostruzione del contesto di riferimento".
Il gip sottolinea come "l’incapacità da parte dell’indagato di controllare i propri impulsi appare allarmante e dimostrativa di una certa spinta antisociale". Il comportamento dell'uomo "mostra una scarsa considerazione rispetto alle regole di convivenza" ed è "elevato il pericolo che tale propensione a delinquere possa trovare ulteriore sfogo in altri fatti illeciti dello stesso tipo o di maggiore gravità di quelli contestati".
Il femminicidio di Pamela Genini è una storia in cui a ricostruire le minacce continue di Gianluca Soncin la voce della vittima non c'è, ma è "affidata all’ex compagno e adesso amico" Francesco, rileva quindi il gip di Milano Tommaso Perna.
"Resta l’amarezza di constatare che lei non ha mai denunciato Soncin" anche quando il 9 maggio 2025 quando viene chiamata la polizia. "In quell’occasione Genini ha dipinto un quadro non sufficientemente allarmante della vicenda" e ha descritto l'uomo "come un mero 'amico' che aveva un debito di denaro verso di lei e si era presentato presso la sua abitazione senza preavviso".
Grazie all'amico Francesco "è stato invece possibile ricostruire il contesto nel quale è maturato il folle gesto del 14 ottobre" e portare alla luce una relazione "che va ben oltre la tossicità, ma si tinteggia invece, dal principio, per la sua inaudita e nitida violenza" aggiunge il giudice Perna.
"Suscita profonda frustrazione, oggi, leggere che più volte la Genini è stata minacciata di morte, minacce estese anche alla madre e all’affezionato cane, minacce gravissime che, in una occasione, le sono state rivolte con una 'pistola puntata al ventre'" pistola che insieme a 13 coltelli è stata sequestrata nell'abitazione.
E una "frustrazione" deriva anche dagli altri particolari aggiunti sempre da Francesco, ex fidanzato e amico della ventinovenne Pamela Genini, per cui lei "è stata costretta a cambiare percorso con la macchina per non imbattersi" in quello che è diventato il suo assassino; "che sovente si è rifugiata a casa dell'amico per evitare di essere raggiunta da Soncin; che quando si trovava fuori casa era costretta a stare al telefono per il timore di essere seguita". Il 52enne si diceva pronto "ad ammazzare lei, cosa che effettivamente ha fatto, il cane e anche la madre: 'se mi lasci ti ammazzo, e ammazzo tua madre'".
Si tratta di condotte, "e altre di cui nessuno verosimilmente verrà a saperne in quanto ormai definitivamente sepolte, perpetrate per un lungo arco temporale" che ora sono un'aggravante dell'omicidio ma che avrebbe costituito elementi per ravvisare lo stalking. Ma la sera del 14 ottobre Soncin non si è fermato. Era ancora all'interno dell'appartamento al secondo piano di via Iglesias a Milano quando i poliziotti hanno buttato giù la porta e Pamela Genini, riversa a terra, "anelava gli ultimi istanti della vita che Gianluca Soncin gli ha negato" chiosa il gip Perna.
Nella casa del 52enne sono state sequestrate oggi una quindicina di armi. Da quanto si apprende si tratta di una decina di coltelli di tipo cutter, cioè una sorta di taglierino, e quattro o cinque pistole scacciacani. Armi che descrivono la personalità dell'indagato.
Nel decreto di sequestro compare anche un mazzo di chiavi che somiglia a quello dell'abitazione di via Iglesias a Milano, chiavi di cui l'uomo era riuscito a farsi una copia all'insaputa dell'ex fidanzata e con cui è entrato nell'appartamento al secondo piano dove ha ucciso - con almeno 24 coltellate - la modella e imprenditrice.
La Procura di Milano ha disposto l'autopsia, che sarà fissata a breve, mentre si cercano eventuali altre denunce della vittima che sicuramente a Milano non aveva mai rivelato alle forze dell'ordine precedenti aggressioni e minacce di cui raccontano invece alcuni amici.
La Procura di Milano sta cercando di mettere ordine nella vita di Gianluca Soncin. Già noto per maltrattamenti in famiglia, sposato e con un figlio maggiorenne, un appartamento in affitto a Cervia, si presentava come imprenditore ma di fatto viveva di espedienti. Nessun lavoro stabile, la passione per le armi, Soncin sognava la grande città e il lusso.
Gli inquirenti ascolteranno la ex moglie per capire la personalità di un uomo che, a lungo, avrebbe minacciato la ventinovenne prima di accoltellarla nel suo appartamento in via Iglesias, una casa in affitto nella periferia nord di Milano. Un rapporto che gli amici della vittima, con il sogno di sfondare nella moda e farsi conoscere nel mondo dello spettacolo, raccontano come tormentato.
L'avvocata Simona Luceri ha descritto Gianluca Soncin, "non lucido e dimesso" al termine dell'interrogatorio."Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha proceduto solo con la nomina del difensore di fiducia e poi ha dichiarato di non voler procedere con l’interrogatorio", ha spiegato il difensore d’ufficio, che verrà sostituita con un legale di fiducia, "con cui Soncin deciderà la strategia processuale".
Il 52enne "non è in condizioni lucidissime. È stato una notte in ospedale, è in isolamento da ieri quando è stato dimesso, non è ancora pienamente consapevole di quello che è successo", ha spiegato l’avvocato Luceri. Quanto alle condizioni dell’uomo, che dopo aver ucciso la compagna con 24 coltellate ha rivolto l’arma contro se stesso, "è dimesso, con un vistoso cerotto sul collo".
"Questo è un mostro, lo dicevo a Pamela. Lui da tempo premeditava quello che ha fatto, minacciava di ammazzare lei, la madre, la famiglia, la sorella incinta". Così è intervenuto in diretta telefonica questa mattina a 'Storie Italiane' su Rai 1 con Eleonora Daniele, Francesco Dolci, ex fidanzato di Pamela Genini, uccisa a Milano con 24 coltellate dal suo fidanzato Gianluca Soncin. “Io ero al telefono con Pamela - ha raccontato l'uomo, ripercorrendo gli ultimi istanti di vita della giovane - si sentiva sicura in casa perché era convinta che non si potesse fare il doppione delle chiavi, lui invece l’aveva fatto di nascosto e si è intrufolato in casa. Ha iniziato a gridare ‘aiuto’ e poi a scrivermi messaggi. Mi ha chiesto di chiamare la polizia, io l’ho chiamata subito, ma alla fine il mostro ha fatto quello che aveva già in mente da tempo di fare”.
Tanti sono stati gli episodi di violenza: "All’Isola d’Elba aveva tentato di buttarla giù dal terrazzo e ucciderla solo perché una coppia aveva fatto i complimenti al suo cane Bianca - ha rivelato -. Da quel momento aveva iniziato a girare armato. Ha iniziato un’escalation: botte, schiaffi senza motivo, pugni sui denti. Chiedeva scusa ma era semplicemente un gioco a rialzo per arrivare dove doveva arrivare”. E ancora: “All’inizio di questa relazione, Pamela si era distaccata da tutti, da tutto il resto. Ci stavamo iniziando a preoccupare e nel maggio dell’anno scorso, ha iniziato a raccontarmi alcuni episodi strani. Per esempio gli amici di lui una volta hanno detto: ‘Mi raccomando Gianluca, non fare del male a Pamela, non picchiarla. Lei è brava”. Lei ha guardato lui come a dire ‘ma che dicono questi’”.
"Pamela voleva scappare, stava programmando la fuga - ha raccontato ancora l'ex - Voleva una famiglia, un ragazzo normale, crearsi un futuro e sposarsi, non lo voleva da lui. Era arrivata al punto di andare all’estero, mossa dalla disperazione. Era entrata in un vortice spirale, ma ne stava uscendo finalmente: aveva ricominciato a circondarsi di amici, amiche e le portava a casa perché almeno si sentiva più protetta. Noi le abbiamo detto di denunciarlo tante volte, ma lui le diceva ‘lo sai che ti succede se mi lasci o mi denunci’. Faceva appostamenti, la seguiva, la minacciava. Ha vissuto un incubo, tante cose non le raccontava per vergogna perché non voleva essere giudicata. Stava con uno psicopatico e lei me lo diceva".
“Non ci siamo mai accorti di nulla, quando la vedevamo si mostrava felice, se l’avessimo saputo l’avremmo aiutata, l’abbiamo vista lunedì, ha trascorso la giornata con la sua famiglia, col padre, la madre, i fratelli, era tranquillissima”. Lo racconta, ai microfoni di Ore 14 in onda su Rai 2, il compagno della madre di Pamela Genini.
“Mai visto un graffio o un segno di violenza - sostiene l’uomo - lei ci raccontava che andava tutto bene, tutto rose e fiori, ci parlava dei suoi viaggi, del suo lavoro, era bellissima, di cuore, una grande imprenditrice. Ci aveva accennato che aveva un compagno ma non l’abbiamo mai conosciuto, era riservatissima, dovevamo tirarle fuori le cose a forza con le tenaglie”.
La famiglia l'aveva incontrata di recente: “L’ultima volta l’abbiamo vista lunedì scorso ha trascorso con noi tutta la giornata, con i genitori e i fratelli, col suo cagnolino. Era serenissima. Mi auguro che quell’uomo abbia la giustizia che si merita e faremo di tutto per ottenerla”.