Contestata violazione leggi Scelba e Mancino
La procura di Roma ha chiuso le indagini relative ai saluti romani davanti all'ex sede dell'Msi di via Acca Larenzia del 7 gennaio scorso in occasione della commemorazione di tre giovani uccisi 46 anni fa. Nel fascicolo, coordinato dal procuratore capo Francesco Lo Voi, che vede una trentina di indagati, ora a rischio processo, si contesta la violazione delle leggi Mancino e Scelba.
La chiusura delle indagini da parte dei pm capitolini nei confronti di 31 militanti di estrema destra arriva alcuni mesi dopo il deposito delle motivazioni da parte delle sezioni unite della Cassazione che era intervenuta sulla questione del saluto romano.
“L'integrazione del reato richiederà - scrivevano i supremi giudici nelle motivazioni delle sezioni unite depositate lo scorso 17 aprile - che il giudice accerti in concreto alla stregua di una valutazione da effettuarsi complessivamente, la sussistenza degli elementi di fatto (esemplificativamente, tra gli altri, il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo di verificazione, il grado di immediata, o meno, ricollegabilità dello stesso contesto al periodo storico in oggetto e alla sua simbologia, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti, ecc.) idonei a dare concretezza al pericolo di 'emulazione' insito nel reato secondo i principi enunciati dalla Corte costituzionale”. All'identificazione si è arrivati dopo l'analisi delle immagini e dei video della commemorazione in occasione dell'anniversario di Acca Larenzia.
Nell’avviso di conclusione delle indagini, notificato dalla polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, viene contestata la violazione dell'articolo 5 della legge Scelba e dell'articolo 2 della legge Mancino, in concorso.
"Gli avvisi si riferiscono ai fatti avvenuti a Roma lo scorso 7 gennaio, nel corso del 46mo anniversario della strage di Acca Larentia, nella quale vennero uccisi da un commando di estrema sinistra tre giovani del Movimento Sociale Italiano – si legge in una nota - al quale hanno partecipato oltre mille militanti delle formazioni della destra radicale italiana ed europea che, inquadrati in forma militare, hanno dato vita al rito del 'presente' nei pressi sede storica missina, effettuando il 'saluto romano'".
Le indagini svolte da personale dalla Digos della Questura di Roma e del Nucleo Informativo del Carabinieri della capitale, anche attraverso l'analisi delle immagini ritraenti i momenti della commemorazione, hanno fornito ai magistrati capitolini gli elementi per considerare quanto accaduto come una "manifestazione riflettente la liturgia delle adunanze usuali del disciolto partito Fascista". La Procura romana ha inoltre ritenuto sussistenti le condizioni per contestare agli indagati anche di aver "posto in essere azioni esteriori proprie ed usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi di cui all'art. 3 della legge 13 ottobre 1975 n. 654, ora trasfuso nell'art 604 bis cp". Un provvedimento anche in attuazione della sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione dello scorso 18 gennaio.