La Commissione, continua, "presenterà nelle prossime settimane una strategia per l'industria della difesa"
Nel Consiglio Europeo informale di oggi a Granada "prima di tutto faremo il punto sulla nostra agenda strategica dopo Versailles. Principalmente sono tre i temi: il primo è la sicurezza e la difesa". Lo spiega la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, prima di prendere parte al summit dei 27 a Granada. La Commissione, continua, "presenterà nelle prossime settimane una strategia per l'industria della difesa. Il secondo argomento riguarderà l'energia: è sorprendente vedere come ci siamo sbarazzati della nostra dipendenza dai combustibili fossili russi e anche l'enorme balzo in avanti negli investimenti nelle energie rinnovabili. Il terzo elemento sarà sicuramente la resilienza delle catene di approvvigionamento: anche qui sono successe molte cose. Le parole d'ordine sono la legge sui microchip e la legge sulle materie prime critiche".
Poi, prosegue, "ci sono altre questioni che esamineremo, ad esempio l'allargamento. Qui tutti noi abbiamo compiti da svolgere, i Paesi devono fare i loro compiti per accedere all’Unione Europea, ma anche noi, come Unione Europea, dobbiamo fare i nostri compiti. La Commissione sta lavorando su diverse revisioni delle politiche in diversi campi, in modo da essere pronti anche per l’allargamento. Infine, le migrazioni. Innanzitutto due giorni fa abbiamo avuto un grande successo con l’accordo in Consiglio" sul regolamento per la gestione della crisi, che "era un pezzo importante dell’intero puzzle del patto sull'immigrazione e l'asilo".
"Quindi ora la probabilità è molto alta - aggiunge von der Leyen - e siamo fiduciosi che riusciremo a raggiungere il traguardo" di approvare il patto prima della fine della legislatura, "ma c'è anche un lavoro operativo molto forte nel breve termine. E' il lavoro sul piano in 10 punti di Lampedusa e il lavoro a medio termine: si tratta ad esempio di accordi come quello che abbiamo con la Tunisia. E' importante considerare anche i miglioramenti strutturali, il partenariato globale con i Paesi di transito o di origine, gli investimenti in questi Paesi e anche la creazione di percorsi legali e corridoi umanitari. Una cosa deve essere molto chiara: i nostri obblighi internazionali li adempiremo, lo abbiamo fatto in passato lo facciamo adesso, ma saremo noi europei a decidere chi verrà in Europa e in quali circostanze e non i trafficanti", conclude.