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Ue, si spera in un accordo franco-tedesco per la riforma del patto di stabilità

L'obiettivo è e resta quello di raggiungere un'intesa entro la fine dell'anno, per evitare che rientrino in vigore le vecchie regole sul patto, che tutti, o quasi, giudicano ormai inadeguate alle esigenze dell'oggi, dopo la pandemia di Covid-19, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e le tensioni in Medio Oriente

(Fotogramma)
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18 ottobre 2023 | 11.50
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La riforma del Patto di Stabilità passa necessariamente da "un accordo franco-tedesco", come "sanno tutti". Il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire ha detto chiaramente, oggi a Lussemburgo, come stanno le cose, nella trattativa per superare la governance economica attualmente in vigore, benché sospesa dalla primavera del 2020 in virtù della clausola di salvaguardia: Berlino e Parigi faticano a mettersi d'accordo. L'obiettivo è e resta quello di raggiungere un'intesa entro la fine dell'anno, per evitare che rientrino in vigore le vecchie regole sul patto, che tutti, o quasi, giudicano ormai inadeguate alle esigenze dell'oggi, dopo la pandemia di Covid-19, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e le tensioni in Medio Oriente.

I ministri delle Finanze dei Paesi Ue, ha spiegato la ministra dell'Economia Nadia Calviño per la presidenza spagnola, "hanno espresso le loro visioni" sulla riforma del Patto di Stabilità "in modo costruttivo e hanno espresso la loro determinazione di raggiungere un accordo". Pertanto, "continueremo a lavorare senza requie tra ora e la fine dell'anno, in un'ottica di consenso, per raggiungere un accordo equilibrato entro fine anno".

Nella trattativa per la riforma, ha ricordato Calviño, il punto cruciale è come avere da una parte "le salvaguardie appropriate per garantire una sostenibile riduzione di debito e deficit" e, dall'altra, "come assicurare che questo sia compatibile con gli investimenti necessari ad aumentare la produttività e la crescita potenziale. Questo è l'equilibrio che dobbiamo trovare entro la fine dell'anno. E confido che lo troveremo". Per una fonte diplomatica europea, nella riunione di oggi si è osservata "qualche convergenza intorno al tavolo sulle salvaguardie per la riduzione del debito", ma il punto è che ora bisogna passare dal parlare genericamente di "zona di atterraggio" al confronto su un vero "testo legislativo", completo di "numeri". La presidenza punta a mettere sul tavolo dell'Ecofin del 9 novembre un testo, per far poi decollare il negoziato politico.

Le Maire ha ribadito che per Parigi occorre focalizzarsi soprattutto sulla riduzione del debito, piuttosto che sulla compressione del deficit, per quanto le due cose siano legate. Dovremmo, ha detto, "focalizzarci su un indicatore, il debito. E' l’indicatore chiave per definire le nuove regole del Patto di Stabilità e Crescita. Dobbiamo puntare ad una riduzione del debito, una riduzione che sia credibile e progressiva. Il debito di tutti gli Stati membri deve essere ridotto in modo graduale e credibile". "Dobbiamo anche concordare sul fatto che l’obiettivo - ha sottolineato Le Maire - non è avere il livello di debito pubblico più basso possibile. L’obiettivo è avere un livello di debito sostenibile, cioè un livello di debito compatibile con il nostro livello di crescita e con gli investimenti che tutti considerano assolutamente essenziali, investimenti per la transizione climatica e investimenti per la difesa e la sicurezza, in un contesto internazionale particolarmente turbolento e difficile".

Inoltre, ha proseguito, "proporrò di continuare ad andare avanti mano nella mano tra Francia e Germania. Tutti sanno che alla fine un accordo sulle nuove regole del patto di stabilità e crescita richiede un accordo franco-tedesco. Ne abbiamo parlato con Christian Lindner e continueremo a lavorare con lui nelle prossime settimane, per cercare di raggiungere un accordo franco-tedesco che possa servire come base per un accordo più globale".

La Germania la vede in modo diverso: "La riduzione del debito/Pil e del deficit - ha ricordato Christian Lindner, il cui partito, i Liberali dell'Fdp, continua ad incassare risultati deludenti alle urne, pagando lo scotto dell'alleanza con Spd e Verdi - sono connessi. Non è credibile vedere livelli di debito più bassi, senza deficit annui sostenibili. Abbiamo un riferimento del 3%" per il rapporto deficit/Pil, "che non è un obiettivo, ma il limite massimo. In circostanze economiche normali, il deficit deve essere sotto il 3%", pertanto per il futuro "noi suggeriamo un margine di sicurezza per il deficit annuo rispetto al parametro del 3%. Dobbiamo trovare come combinare questo parametro per il deficit e le salvaguardie per il debito pubblico in un modo sul quale concordiamo tutti. Deve essere fatto ancora del lavoro a livello tecnico". In pratica, la Germania vorrebbe un 'cuscinetto' che assicuri che il deficit rimanga ben al di sotto del 3%.

Per la Francia è inaccettabile, dato che sarebbe in contraddizione con l'obiettivo di incentivare gli investimenti per gli obiettivi Ue, riducendo di molto i margini di manovra. Il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis si è limitato a ricordare che il 3% tra deficit e Pil è una soglia massima, non un target, anche nel quadro attuale: "Il 3% del deficit/Pil - ha detto - è un limite massimo, e non un obiettivo, anche nel sistema attuale. C'è un Mto, con un saldo strutturale che tipicamente oscilla, e il 3% è un limite massimo. La nostra proposta mantiene questa logica: mentre gli Stati attuano i piani di bilancio, dovrebbero anche stare prudentemente al di sotto del limite del 3% tra deficit e Pil".

Tra le schermaglie franco-tedesche, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, reduce dall'approvazione in Cdm della manovra (che non è stata discussa nell'Ecofin: il parere della Commissione arriverà il 21 novembre) si è mantenuto sulle sue posizioni, ribadendo pubblicamente la posizione del nostro Paese, che è favorevole a incentivare la riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil, purché fatta in modo sostenibile, e consentendo di fare gli investimenti che pure l'Ue chiede (e finanzia, tramite i prestiti del Pnrr che, pur essendo a tasso agevolato, fanno comunque debito).

La riforma del patto di stabilità, ha detto Giorgetti, "rimane per tutti noi un dossier cruciale. Per l'Italia è fondamentale raggiungere un accordo sulla revisione delle regole nel 2023".

"Siamo aperti - ha continuato - a lavorare sulla proposta di compromesso predisposta dalla presidenza spagnola, con l'obiettivo di raggiungere il giusto equilibrio tra garantire la sostenibilità fiscale e preservare la crescita economica". Per Giorgetti, "le quattro aree tematiche delineate dalla presidenza a luglio sono una buona guida per proseguire nel confronto: la nuova disciplina di bilancio deve mirare a un consolidamento graduale e sostenibile. Solo così può essere credibile e pienamente applicabile".

"Gli investimenti pubblici e le spese legate alle priorità europee - ha proseguito - inclusa la difesa, sono obiettivi politici strategici, che le nostre regole fiscali non possono ignorare. Ciò è anche vero per gli impegni assunti nei piani di ripresa e resilienza: gli Stati membri devono essere messi nella posizione di poter realizzare le misure concordate".

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