Si è assistito, precisa, a un “calo dell'attività manifatturiera a livelli tipici delle recessioni profonde, che si è gradualmente esteso al settore dei servizi”
Le prospettive per l'economia dell'eurozona si sono indebolite negli ultimi mesi in maniera più intensa di quanto previsto dalla Banca centrale europea nelle ultime proiezioni macroeconomiche. Lo ha dichiarato l'economista tedesca Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, la quale ha specificato che per questo motivo "una politica monetaria sufficientemente restrittiva è essenziale affinché l'inflazione ritorni tempestivamente al 2%, com'era nostro obiettivo". Si è assistito, precisa Schnabel, a un “calo dell'attività manifatturiera a livelli tipici delle recessioni profonde, che si è gradualmente esteso al settore dei servizi”.
Tuttavia, per la componente del Comitato esecutivo della Bce ci sono segnali che l'economia dell'eurozona "potrebbe non essere sull'orlo di una recessione profonda o prolungata", evidenziando il segnale incoraggiante rappresentato dal miglioramento della fiducia dei consumatori nei mesi scorsi, "anche se ultimamente il recupero si è arrestato".
Ma le parole di Isabel Schnabel hanno anche confermato la linea da 'falco' sul fronte dei tassi, con l'economista tedesca che ha respinto l'idea di 'preannunciare' un possibile stop ai rialzi. A fronte di una inflazione che resta ostinatamente alta "non possiamo impegnarci in azioni future, il che significa che non possiamo compensare la necessità di un ulteriore inasprimento della politica monetaria oggi promettendo di mantenere i tassi a un certo livello più a lungo”. L'Eurotower continuerà a decidere basandosi sui dati, ha ribadito, e con questo approccio non è possibile prevedere quale sarà il 'picco' o per quanto tempo i tassi dovranno rimanere a livelli restrittivi.