Un quadro dipinto. Un’idilliaca immagine da cartolina
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Un quadro dipinto. Un’idilliaca immagine da cartolina. È così che Bruges, la fiamminga Brugge, si presenta tipicamente, o meglio, è in queste forme che ci siamo abituati a vederla. Che si tratti di una pala di Van Eyck al Groeningemuseum, con i suoi dettagli miracolosi, del riflesso di un edificio del centro storico nell’acqua di un canale, con il ricamo della facciata che sale a gradoni verso l’alto, o di uno scorcio sul silenzioso cortile del Begijnhof, l’antico beghinaggio di casette bianche di fronte al lago e ai cigni del Minnerwaterpark, nel nostro immaginario la città belga è un fiabesco album da sfogliare, che ci ha consegnato un tesoro intatto direttamente dal Medioevo. Oggi, però, l’album d’immagini d’epoca si è trasformato in un timelapse, un documento vivente in cui il tempo scorre più velocemente, catturando l’evoluzione della città da ricco centro commerciale e scrigno di tesori artistici a piattaforma di dialogo tra passato e presente su più livelli.
Quello artistico e architettonico, innanzitutto, in cui i siti storici sono trama di un tessuto molto più variopinto, arricchito da opere contemporanee; e quello dello spazio urbano, a uso e consumo intelligente da parte degli abitanti, in cui le opere architettoniche, in particolare, sono funzionali e perfettamente integrate nel tessuto della città, pensate con un occhio alla qualità della vita e alla sostenibilità.
Se Bruges è stata anche ‘la morta’, nel romanzo del 1892 del belga Georges Rodenbach, dove, rispondendo alle esigenze dello stile decadentista e simbolico, era il cupo scenario di una vicenda morbosa e quasi allucinata, città affascinante e sospesa nel tempo costantemente avvolta nella nebbia, oggi quello scenario è profondamente mutato.
Mercanti e mecenati
Tutto questo è frutto di una storia antica. Di mercanti e commerci, in primo luogo, perché Bruges è stata un centro di scambi di rigoglio straordinario, a partire dal XIII secolo. Per darne un’idea immediata, in piazza Van Eyck, alle spalle della statua del maestro fiammingo, è stato posizionato un cannocchiale, il TimeScope, puntato verso lo Spiegelrei, approdo al quartiere del porto, dove, nel Medioevo, arrivavano le navi e si scriveva la storia. Attraverso le lenti si ammira una ricostruzione animata del traffico di imbarcazioni, mercanti e abitanti della Bruges medievale. Spostando lo sguardo al presente, si capisce che molto di quel quadro storico è sopravvissuto nei secoli ma, soprattutto, che la contemporaneità l’ha arricchito di doni preziosi, senza snaturarlo.
È indubbio che la circolazione di denaro e la prosperità hanno fatto di Bruges un gioiello, determinandone anche il carattere di estrema modernità. Sviluppatasi a partire da una fortezza all’inizio di un canale marittimo (lo Zwin), grazie al commercio di tessuti di lana inglese nel Medioevo la città iniziò a prosperare. Qui nacquero le prime forme di mercato azionario; qui, nel XIV secolo, quando faceva parte della Lega anseatica, i mercanti di tutta Europa attraccavano le loro navi cariche di prodotti esotici.
Il Markt, la piazza del mercato, il volto più immediatamente riconoscibile della città, è da sempre un vero e proprio centro di scambi internazionali, al crocevia tra nord e sud Europa, e per questo riassume l’evoluzione storica di Bruges fino a oggi. Se la vita amministrativa si è sempre svolta nel Burg, magnifica piazza fiancheggiata da capolavori architettonici di ogni epoca, il Markt fin dall’inizio ne ha scandito la vita economica.
La splendida torre civica del Belfort ospitava l’antico mercato coperto, creato per proteggere circa 300 bancarelle di merci per lo più di lusso; da qui si annunciavano le notizie del giorno e ogni anno a maggio, per la fiera internazionale, dal suo balconcino i musicisti suonavano per intrattenere mercanti e compratori, proprio come in un odierno supermercato, dove la musica ambient ha sostituito i violini; dalla terrazza si controllava il traffico sottostante, mentre le campane del carillon, tipicamente fiammingo, indicavano l’ora (e continuano a farlo, tutte e 47). Un lato della piazza era un porto coperto, in cui le navi arrivavano direttamente dai canali e scaricavano la merce: una costruzione molto ingegnosa, che a un certo punto iniziò ad attirare turisti, insieme alla fama di luogo di estremo fascino e accoglienza. A due passi dalla piazza resistono l’antico Vismarkt, il mercato coperto del pesce, e la Piazza dei Conciatori, la ricca Huidenvettersplein, eterna testimone della vita delle corporazioni.
Un armonioso abbraccio tra passato e presente: le opere d’arte
Questo sistema complesso e fertile, fatto di contatti e influenze, è inserito dunque in una lunga, seppur altalenante, storia di ricchezze, che ha permesso ai mercanti di costruire abitazioni raffinate e palazzi opulenti (si pensi ai signori del gruut, predecessore del luppolo, che avevano il monopolio sulla produzione e distribuzione di questo mix di erbette, e alla loro Gruuthuse), ai mecenati di finanziare il lavoro dei primitivi fiamminghi, nel periodo di grande prosperità sotto il ducato di Borgogna (XV secolo) e alla città di aprire il Groeningemuseum, uno delle pinacoteche più prestigiose d’Europa, in tempi più recenti.
Dopo un declino, iniziato nel XVI secolo e continuato fino all’inizio del XIX secolo, la città è riemersa dal sonno, grazie al transito dei viaggiatori in visita al campo di battaglia di Waterloo e, tra le altre cose, dalla curiosità suscitata dal romanzo di Rodenbach. Bruges ha ricominciato a rendersi attraente, diventando custode attenta del proprio patrimonio unico e lavorando senza sosta, con enormi investimenti economici e culturali, per arricchirlo. Oggi è sede di una Triennale, appuntamento imperdibile per artisti, esperti e appassionati (la prossima edizione si terrà nel 2024), le cui opere d’arte contemporanea site-specific, entrate a far parte dello scenario urbano, sono fondamentali per comprenderne l’identità tanto quanto quelle storiche.
Il dialogo tra passato e presente è diventato motore imprescindibile per gli interventi artistici e architettonici sul preesistente, e gli esempi sono tanti: nel parco cittadino di fronte al museo Gruuthuse, i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse scolpiti da Rik Poot nel 1987 sono un evidente richiamo ai cavalieri di una pala di Hans Memling conservata nell’Ospedale San Giovanni; davanti alla porta dell’ex convento di quest’ultimo si trova Le vene del chiostro, opera dello scultore Giuseppe Penone, che rende omaggio al lavoro delle suore dell’ospedale nel corso dei secoli. Nel giardino del Groeningemuseum, prima di essere travolti dalla potenza pittorica dei primitivi fiamminghi, si accarezza con lo sguardo il candido marmo di Carrara di Untitled, scultura dell’artista uruguaiano Pablo Atchugarry, ispirata alla Madonna con bambino di Michelangelo (custodita invece nell’Onze-Lieve-Vrouwekerk, la chiesa del XIII secolo che si trova tra il museo Gruuthuse e l’Ospedale san Giovanni), di cui ha trasferito i tratti di intimità e potenza in un sereno contesto contemporaneo.
Architetture contemporanee, ponti, biciclette
Nella composizione architettonica urbana, quasi immacolata, si sono recentemente inseriti nuovi edifici dove forme, materiali e significati rispettano con delicatezza ciò che è stato, dandovi nuova linfa. Nel contesto apparentemente cristallizzato nel tempo del Gruuthusemuseum, il museo della storia di Bruges, e del suo cortile s’inseriscono le forme ingegnose dell’edificio della biglietteria, progettato dallo studio noAarchitecten e inaugurato nel 2019. Nell’enorme piazza ‘t Zand, la grandiosa struttura architettonica del Concertgebouw, moderno tempio per la musica classica, la danza contemporanea e sede di installazioni d’arte visiva e sonora, ha saputo integrarsi perfettamente nel contesto storico.
Il Rijksarchief l’archivio di Stato del 2012, richiama con ogni suo dettaglio l’oggetto che custodisce, la carta; il Bruges Meeting and Convention Centre si staglia imponente sulla piazza che un tempo ospitava la borsa valori, e si fonde con essa; l’ampliamento del prestigioso Europacollege, sul canale Dijver, nell’ex collegio dei gesuiti del XVII, ha creato un ensemble armonico la cui cifra essenziale è, ancora una volta, il nesso tra storia e presente.
E poi c’è l’acqua, grazie alla quale Bruges è stata concepita, fonte di crescita e successo, quindi parte fondamentale in questo processo di incontro e scambio con il passato e di arricchimento di risorse preesistenti. Oltre a essere uno degli elementi più fotogenici, è uno strumento con cui si esprime la creatività di architetti e urbanisti, che per tradizione dialogano con l’ambiente. Il risultato più evidente di questa specificità sono i ponti sui canali, vecchi e nuovi, come il Meebrug, del XV secolo, il più antico ponte in muratura della città, che attraversa lo splendido Groenerei; il Bonifaciusbrug, più giovane, sintesi perfetta dell’atmosfera magica della città; i ponti pedonali presso la celebre Smedenpoort, o Porta dei Fabbri, una ‘porta sull’acqua’; il Bargebrug, via di accesso dal centro al Minnewaterpark; o ancora il Conzettbrug, un ponte ciclopedonale all’avanguardia. Strettamente connesse ai ponti, le piste ciclabili, in parte perché li utilizzano, in parte perché, grazie a una politica illuminata di trasporto sostenibile e viabilità, le due ruote sono il mezzo ideale e più utilizzato per spostarsi e scoprire la città.
La storia è densa, il patrimonio ricchissimo, le sorprese infinite. Una cosa è certa: per conoscere Bruges e capirla davvero ci va più tempo di quanto si pensi. Un tempo che rispetti il lungo processo di crescita che è iniziato nel passato remoto e che si proietta, arricchendosi man mano, nel futuro.