Lo sport che concilia jogging e raccolta dei rifiuti ha coinvolto atleti da 16 Paesi diversi
Sabato 30 settembre e domenica 1° ottobre si è tenuta a Genova la terza edizione del Campionato mondiale di Plogging, un’attività che unisce l’allenamento fisico alla pulizia dell’ambiente.
Il termine è stato coniato da Erik Ahlström che nel 2016, prima di trasferirsi in una nuova città, decise di ripulire l’area nella quale solitamente si allenava. Letteralmente plopping deriva dalla fusione del termine svedese plocka upp (raccogliere) e dell’inglese jogging.
Il plogging consiste, infatti, nel raccogliere i rifiuti che si trovano sul proprio cammino mentre si fa jogging o altre attività sportive all’aperto. Il plopping è sempre più in voga in vari Paesi del Mondo, anche se l’Italia si sta ritagliando un ruolo centrale all’interno di questo particolare sport.
All’evento di Genova hanno partecipato oltre 80 atleti da 16 diversi Paesi: Algeria, Argentina, Francia, Ghana, Giappone, Grecia, Messico, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Senegal, Serbia, Spagna, Svezia, Uruguay oltre all’Italia.
Il valore sociale ed ecologico del Campionato Mondiale di Plogging (Wpc) è dimostrato dall’impatto generato lungo i 1.318 km percorsi in circa 6 ore: nel capoluogo ligure sono stati raccolti circa 3.000 kg di rifiuti abbandonati di cui oltre 2.000 kg (il 71% del totale) sono stati riciclati.
Trattandosi di un campionato, c’è anche un vincitore, per decretare il quale si seguono tre parametri: distanza percorsa, differenza di altezza rispetto agli altri partecipanti e qualità/quantità dei rifiuti raccolti che vengono tradotti in anidride carbonica equivalente non trasmessa nell’atmosfera. Quest’anno il campione è stato Manuel Jesús Ortega García, mentre a corredo della competizione ci sono anche altri premi speciali come quello del fair play e quello che valuta principalmente la raccolta dei rifiuti, senza considerare le “prestazioni” sportive.
Ciò che conta, infatti, è il contributo dato all’ambiente e in tal senso i numeri comunicati dal sito istituzionale dell’organizzazione sono promettenti: il Campionato mondiale di Plogging di Genova ha permesso di non emettere nell’atmosfera ben 6 milioni di grammi di CO2, l’equivalente di 60.000 km percorsi da un’auto o 50 voli aerei Milano-Roma.
“I corridori sono riusciti a sorprenderci ancora una volta lavorando duramente dal punto di vista atletico e ambientale. La quantità di rifiuti raccolti – ha commentato entusiasta Roberto Cavallo, direttore del Wpc – è triplicata rispetto alla scorsa edizione. Ringraziamo il Comune di Genova per lo straordinario supporto e tutti i partner territoriali che ci hanno consentito di realizzare l’evento in un nuovo contesto, dove abbiamo avuto l’opportunità di testare con successo e diffonderla raccolta dei rifiuti per le strade del centro storico”.
L’Italia si è mostrata sin da subito un terreno fertile per questo sport che è nato nel Nord Europa, ma si è diffuso nel resto del mondo soprattutto grazie all’uso dei social media. In vari Paesi sono nate associazioni che si danno appuntamento nelle varie città per fare sport e ripulire l’ambiente, mentre a Bolzano ha spopolato l’esempio di Papa Dame Diop, cittadino senegalese che ha fatto conoscere il plopping alla città.
L’iniziativa di Diop ha generato una costruttiva reazione a catena, tanto che il Comune e una società di servizi hanno fornito a lui e agli altri cittadini sacchi, guanti e magliette e punzoni per ripulire la strada facendo attività fisica.
A Bologna nel 2018, nell'ambito della corsa StraBologna sono state avviate iniziative di corsa e recupero rifiuti come la StraPlogging. Analoghe manifestazioni si sono tenute a Firenze e a Bari.
Un’apertura decisa quella del Belpaese, tanto che il campionato Mondiale di plopping è nato proprio in Italia ad opera di Roberto Cavallo.
La prima edizione si è svolta dal 1° al 3 ottobre 2021 tra le Alpi torinesi di Val Pellice. In quella occasione i plogger avevano raccolto rifiuti per quasi 800 kg lungo un percorso di oltre 1780 km di sentieri. Al netto della diversa concentrazione di rifiuti, il risultato di quest’anno è stato quasi 4 volte superiore rispetto al primo Wpc.
L’appuntamento del 2022 è stato ospitato dal Comune torinese di Villar Perosa, mentre la gara vera e propria si è svolta sui sentieri delle Valli Chisone e Germanasca. Durante le sette ore di corsa, gli oltre 70 partecipanti hanno raccolto 1.152 chili di rifiuti abbandonati, un numero importante che è comunque circa un terzo dell’edizione appena conclusasi a Genova.
Questo tipo di attività ha conquistato l’Italia ancora prima del 2021: dal 2015 nella penisola si tiene la corsa di plogging più lunga del mondo intitolata “Keep Clean and Run for Peace”. La gara, anche questa organizzata da Roberto Cavallo, attraversa ogni anno una zona diversa del nostro Paese con un percorso articolato in più tappe.
Ciascuna edizione è dedicata a un tema specifico legato all’abbandono dei rifiuti, dall’inquinamento dei fiumi al marine littering, e abbina alla corsa con guanti e sacchetto dell’immondizia momenti di confronto sull’argomento con le amministrazioni e comunità dei comuni attraversati dal percorso. Dal 2020, quando si corse nei territori della Grande Guerra tra Veneto e Friuli, al nome della manifestazione è stata aggiunta l’espressione “for peace” perché “un territorio pulito è in pace”.
Tappe e lunghezza dell’itinerario della corsa variano di anno in anno, con l’edizione 2022 che si è particolarmente distinta. Dedicata ai rifiuti in mare, la Keep Clean and Run for Peace 2022 ha visto gli i plopper percorrere 370 chilometri per 12mila metri di salita in sette giorni e per la prima volta ha fatto tappa su due isole, con partenza all’Elba e arrivo sulla spiaggia di Stintino, in Sardegna.
In definitiva, il plopping dimostra che quando enti, istituzioni e privati collaborano, persino l’annoso problema dei rifiuti può essere affrontato con buoni risultati. Il Campionato Mondiale di Plogging (Wpc) di Genova ha evitato emissioni di CO2 pari a 50 voli Milano-Roma. Il tutto con 80 partecipanti in sole 6 ore di corsa.
È lecito chiedersi se non sia il momento di dare più fiducia a questi appuntamenti e implementarli strategicamente nei piani di contrasto all’inquinamento ambientale.