Juliet Namujju, una giovane ugandese, ha fondato una startup che crea abiti e accessori a partire da rifiuti plastici, che vengono poi accoppiati con tessuti tipici africani. Il suo marchio, Kimuli fashionability, impiega in tutta la filiera, dalla raccolta dei rifiuti al confezionamento dei capi, persone con disabilità. L’Uganda ha un grosso problema con la plastica: mancano le strutture per un’efficace gestione dei rifiuti e non esiste una regolamentazione per la raccolta e lo smaltimento. Nella capitale Kampala, con una popolazione di 1,5 milioni di abitanti, si accumulano giornalmente circa 28mila tonnellate di rifiuti plastici. Di questi ne viene raccolto meno della metà e solo l’1% viene propriamente riciclato.