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Sostenibilità, Enel è la settima azienda al mondo per impegno climatico

Il rapporto di Influence Map sorride all’Italia, ma il percorso green è ancora lungo

Foglia verde su rete di chip - Canva
Foglia verde su rete di chip - Canva
25 settembre 2023 | 12.04
LETTURA: 5 minuti

La sfida imprenditoriale più importante, oggi e nel prossimo futuro, è senza dubbio quella della sostenibilità. Per questo, il fatto che tra le 27 aziende che si sono distinte a livello globale per il proprio impegno climatico ci sia anche l’italiana Enel è una buona notizia per il nostro Paese.

A stilare la classifica delle società che si stanno distinguendo nella transizione climatica è stato Influence Map con il report Corporate Climate Policy Engagement Leaders. Su un totale di 500 aziende contenute nel database, nel rapporto aggiornato al 2023 il think tank ne ha individuate 27 (poco più del 5% del totale) che soddisfano tutti i criteri di successo: punteggio sull’organizzazione, l’intensità di engagement e l’influenza indiretta. Ecco quali sono le 27 aziende leader per impegno climatico [Tabella di Esg News su dati di Influence Map]

I criteri per entrare nella classifica di Influence Map

Per essere incluse tra le aziende leader nell’impegno alla sostenibilità, i requisiti sono:

Organizzazione ovvero politica climatica attiva

Punteggio ≥ 75%: Impegno positivo verso una politica climatica attiva

Punteggio tra 50% e 75%: Mix di coinvolgimento positivo e negativo

Punteggio < 50%: Impegno generalmente negativo

Engagement ovvero sostegno alla politica climatica (target diversi in base alle zone)

Europa, ≥ 35%: Intensità di engagement elevata

Nord America, ≥ 30%: Intensità di engagement elevata

Asia, ≥ 15%: Intensità di engagement elevata

Influenza Indiretta ovvero i rapporti avuti dalla società

Punteggio positivo: non risultano particolari legami con associazioni poco green;

Punteggio negativo: indica legami con più di tre associazioni di settore che non rispettano obiettivi climatici o mancanza di trasparenza nella comunicazione riguardo al loro allineamento rispetto a tali obiettivi

Lo standard di engagement cambia in base alle regioni perché Influence Map tiene conto di quanto sia incisiva la politica climatica nelle diverse aree. Per questo in Unione Europea, dove la politica ambientale è molto sostenuta, le aziende devono raggiungere un livello di engagement più alto rispetto ad America e Asia.

I settori più rappresentati in questa speciale classifica sono servizi di pubblica utilità, informatica, industria e vendita al dettaglio, e le regioni analizzate sono l’Europa, gli Stati Uniti e l’Asia Pacifico, anche se la maggior parte delle aziende ha sede in Europa.

[Fonte: Influence Map]

Quali sono le aziende europee leader nella transizione green

Le 27 aziende considerate leader nella transizione climatica secondo Influence Map appartengono a diversi settori e provengono da diverse aree geografiche, ma la maggior parte di loro ha la sede centrale in Europa, dove c’è un contesto politico e legislativo favorevole alle politiche climatiche. Non a caso, sono europee ben 16 delle 27 aziende individuate dal think tank, tra cui l’italiana Enel, che occupa il 7° posto in classifica.

Il sostegno delle aziende europee alla politica climatica è migliorato nel tempo ed è sempre più allineato all’Accordo di Parigi, tanto che dal 2021 al 2023 il numero delle aziende leader europee nella classifica redatta da Influence Map è passato da 12 a 16.

Ecco quali sono le società che sono rimaste in lista durante gli anni: Nestlé, Unilever, Ørsted, EDP, Verbund, Enel, Iberdrola, Acciona, H&M, IKEA ed EDF. I nuovi arrivati, invece, sono SSE, ABB, Danone, DSMFirmenich e Saint-Gobain.

Come è noto, la sostenibilità ambientale include tante azioni, per questo le tattiche con cui implementare la strategia green cambiano in base al settore di appartenenza dell’azienda: le aziende del settore dei beni di consumo si sono impegnate principalmente nel migliorare l’impatto sul settore agricolo; per quelle del settore industriale il focus sono state le energie rinnovabili, mentre il settore retailing ha sostenuto in particolare la transizione energetica. Ad esempio, IKEA nel febbraio 2023 ha firmato una lettera aperta sostenendo obiettivi vincolanti di acquisto di veicoli a zero emissioni per le flotte aziendali come parte dell’iniziativa Greening Corporate Fleets della Commissione europea.

Le società appartenenti al settore delle utilities, tra cui Enel, si sono impegnate nello scambio di emissioni e nella riduzione delle emissioni di gas serra. Sul proprio sito, la società italiana leader nella somministrazione di energia scrive: “decarbonizzazione, rinnovabili, elettrificazione, digitalizzazione e centralità del cliente sono i binari su cui stiamo costruendo il percorso per centrare questi target e realizzare una transizione energetica equa per tutti”.

Il percorso di Enel verso la transizione green sta ottenendo ottimi risultati, come dimostra il posizionamento nella classifica stilata da Innovation Group, e l’azienda fa sapere che entro il 2040 le proprie attività non avranno alcun impatto netto sul clima dovuto alle emissioni di carbonio. Con 59,1 Gw di capacità rinnovabile nel mondo, Enel si posiziona come la più grande azienda globale nel settore delle rinnovabili.

Le conclusioni di Influence Map

Il think tank, che pubblica periodicamente un’analisi per identificare le aziende che hanno raggiunto le migliori pratiche nella difesa delle politiche climatiche, scrive che le politiche messe in campo dalle istituzioni sono molto distanti da quello che è necessario fare per il clima. “Il settore aziendale – si legge a margine del report – a livello globale esercita un’enorme influenza sulla politica climatica, ma la ricerca di Influence Map mostra che la maggior parte delle aziende al di fuori della catena del valore dei combustibili fossili rimane in gran parte in disparte, senza dare priorità al clima”.

Il centro di ricerche indipendente evidenzia un miglioramento nell’impegno delle aziende per la transizione globale, e sottolinea come sia fondamentale non solo l’apporto diretto al cambiamento climatico, ma anche quello indiretto. Dal report, è infatti emerso un gruppo di 17 aziende molto attive nella transizione ma che non sono entrate nella classifica del report Corporate Climate Policy Engagement Leaders per l’incapacità di affrontare in modo trasparente e deciso l’influenza negativa della politica climatica attraverso le associazioni di settore, elemento che non soddisfa uno dei tre parametri, ovvero quello dell’influenza indiretta.

Partendo dai risultati dell’analisi, InfluenceMap ha infine identificato 7 aziende europee che potrebbero essere leader nella sostenibilità in futuro: Vestas Wind Systems, Philips, Novo Nordiks, Schneider Electric, Siemens, Moller Maersk e Volvo Cars.

“Mentre ci avviciniamo a un altro incontro della COP e la crisi climatica continua a peggiorare, il sostegno del settore privato per una politica climatica significativa a livello nazionale è più che mai necessario. La ricerca di InfluenceMap mostra che esiste un numero crescente di aziende che sostengono la politica del governo per contribuire a portare avanti i loro piani di transizione verso l’energia pulita. Ma il più grande ostacolo all’azione è il settore dei combustibili fossili. La ricerca mostra sforzi coerenti e persistenti per ritardare le ambiziose politiche governative sul clima da parte delle aziende produttrici di combustibili fossili e di coloro che le sostengono”, chiosa Catherine McKenna, Ceo di Climate and Nature Solutions, presidente del gruppo di esperti di alto livello del Segretario generale delle Nazioni Unite sugli impegni Net-Zero.

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