Ad Addis Abeba impegno su infrastrutture e rinnovabili
In un Paese che ancora porta addosso le cicatrici della guerra nel Tigrè con centinaia di migliaia di morti e oltre 2 milioni di sfollati, il governo italiano è pronto a fare la sua parte intensificando gli sforzi per promuovere la stabilizzazione e lo sviluppo del Corno d'Africa, area cruciale per i destini del Continente. E' con questo impegno che il premier Giorgia Meloni conclude la sua missione diplomatica ad Addis Abeba, capitale dell'Etiopia, che un tempo fu colonia italiana e dove la civiltà umana ha mosso i suoi primi passi - lo scheletro dell'australopiteco 'Lucy', il più conosciuto tra i progenitori dell'uomo di cui si hanno tracce, è conservato presso il Museo Nazionale della città.
La due giorni in Africa della presidente del Consiglio si chiude con un doppio appuntamento alla vigilia della Pasqua ortodossa, festa molto sentita in Etiopia, dove la maggioranza della popolazione è di fede cristiano-ordotodossa: prima il vertice trilaterale con il primo ministro d'Etiopia Abiy Ahmed Ali e con il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud; poi la visita all'Istituto Galileo Galilei, la più grande scuola italiana all'estero con circa 900 iscritti. E' a margine di quest'ultima tappa che l'inquilina di Palazzo Chigi, rispondendo alle domande della stampa, ribadisce la stretta del governo sul fronte immigrazione: "Io mi do come obiettivo l'eliminazione della protezione speciale, perché è una protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d'Europa e credo che l'Italia non abbia ragione di discostarsi dalle normative europee di riferimento", spiega Meloni, rimarcando che su questo tema le forze di maggioranza remano nella stessa direzione al netto della dialettica parlamentare in corso.
Con l'alleato leghista Matteo Salvini, prosegue Meloni, "abbiamo parlato della questione un paio di settimane fa per capire se lavorare come iniziativa di governo o come iniziativa parlamentare. Alla fine abbiamo scelto di far lavorare i gruppi parlamentari ma - assicura - non c'è divergenza sostanziale, c'è la volontà di lavorare insieme".
La premier interviene con parole dure anche sul caso dell'imprenditore russo Artem Uss, fuggito da Milano, dove si trovava ai domiciliari, per fare ritorno a Mosca: "Un fatto abbastanza grave", commenta Meloni, che al ritorno in Italia si confronterà con il ministro della Giustizia Carlo Nordio "per capire bene come sono andate le cose". Secondo la leader di Fdi sulla vicenda pesano delle "anomalie", a partire dalla decisione della Corte d'Appello di concedere al russo gli arresti domiciliari con motivazioni che Meloni bolla come "discutibili". La presidente del Consiglio tira poi le somme della sua missione in Etiopia: "Il bilancio è ottimo. Ci sarà un ulteriore step a luglio, quando insieme alla Fao ospiteremo il meeting sulla sicurezza alimentare. Crediamo di poter contribuire molto allo sviluppo, alla sicurezza e alla stabilità di questa nazione. C'è grande voglia di Italia".
Ma i riflettori saranno puntati soprattutto sul vertice intergovernativo Italia-Africa di ottobre, quando il governo italiano alzerà il velo sull'ambizioso 'Piano Mattei' più volte annunciato. "L'Italia - ribadisce Meloni - considera il Corno d'Africa un'area di massima priorità. Continueremo a lavorare insieme per costruire un partenariato paritario e reciprocamente vantaggioso". "Cercheremo di aiutare l'Etiopia a creare impianti di energia rinnovabile", raccontano all'Adnkronos fonti della delegazione italiana. La partnership tra i due paesi si baserà anche su importanti investimenti nel settore delle infrastrutture, come ricorda su Twitter Abiy Ahmed, il primo ministro etiope premio Nobel per la pace che nel 2020 ha fatto installare all'ingresso del suo palazzo ad Arat Kilo due enormi statue di pavoni come nuovo simbolo della nazione al posto del compianto leone.
La lotta all'immigrazione clandestina è uno dei temi affrontati da Meloni nel suo viaggio istituzionale. Il contrasto al traffico di esseri umani, sottolinea Meloni, passa soprattutto per la cooperazione con i paesi d'origine sui flussi regolari e sulla formazione. E la cornice scelta dalla premier per ribadire questo concetto è la scuola italiana Galileo Galilei, dove la leader di Fratelli d'Italia viene accolta calorosamente dai giovani studenti, pronti a sventolare bandierine tricolori al suo arrivo. Fondato nel 1956, il Galilei è un istituto onnicomprensivo che include infanzia, elementari, medie e superiori: qui le ragazze e i ragazzi iscritti studiano tutte le materie in italiano e in amarico, la lingua locale. Quasi il 90% degli studenti di questa scuola dopo aver completato gli studi si trasferisce in Italia per frequentare l'università. Un presidio culturale che è rimasto aperto nonostante le tribolazioni attraversate dal paese africano nel suo recente passato, dalla guerra alla pandemia di Covid-19 che ha messo duramente alla prova la sua economia. "Abbiamo scelto di rimanere qui, di non andare via. E la gente ci è grata per questo", racconta la preside della scuola, Stefania Pasqualoni. (dall'inviato Antonio Atte)