"Gli arrivi legati alla situazione dei Paesi di provenienza e ai ricatti di Europa paga per trattenerli. L'unica emergenza è un Paese per cui i diritti umani sono una questione marginale'
"La verità è che al di là degli slogan o dei presunti blocchi navali, ci sembra che regni un gran caos e che questo Governo non abbia la competenza per gestire gli arrivi sul nostro territorio". E' netto il giudizio di Veronica Alfonsi, presidente di Open Arms Italia, all'indomani dell'ok del Consiglio dei ministri alla dichiarazione dello stato di emergenza sull'immigrazione. "E' un provvedimento che viene preso in caso di calamità naturali o crisi umanitarie - dice Alfonsi all'Adnkronos -. Qui l’unica emergenza che abbiamo di fronte è quella di molti Governi che si sono succeduti e che non hanno mai voluto affrontare il tema dei flussi migratori e degli arrivi dal Mediterraneo in modo strutturale".
Insomma per la presidente di Open Arms Italia "non c’è nulla di emergenziale". "Negli ultimi anni i numeri degli arrivi sono stati oscillanti - spiega - perché la consistenza dei flussi dipende dalla situazione geopolitica dei Paesi di provenienza e anche da dinamiche spesso ricattatorie dei Paesi con i quali i governi europei fanno accordi, come la Libia e la Turchia. Paesi che sono pagati per trattenere le persone all’interno delle loro frontiere e che a seconda delle loro esigenze, aprono e chiudono i confini per chiedere denaro. Ma in generale gli arrivi sono stati costanti". Quello che, invece, dimostrano i numeri di questi ultimi mesi è che "non sono le navi umanitarie in mare a spingere le persone a partire, ma la condizione di pericolo e necessità che vivono nel proprio Paese".
Né va meglio sul fronte del soccorso in mare con "continue omissioni di soccorso, ritardi, confusione sulla catena di responsabilità, naufragi come quello di Cutro, ma non solo. A noi pare che la vera emergenza sia questa: un Paese che non sa rispondere con dignità e competenza alle sfide di questi anni e che considera i diritti umani e la vita delle persone una questione marginale da risolvere con metodi sbrigativi, inefficaci e spesso incostituzionali", conclude Alfonsi.