Il nuovo Guardasigilli tra i sostenitori del sì ai referendum Lega-Radicali
Il suo nome era apparso nei giorni frenetici delle trattative tra i partiti per l'elezione del presidente della Repubblica, prima nella rosa dei papabili della coalizione di centrodestra, poi votato da Fratelli d'Italia come candidato 'di bandiera', contro la ricandidatura di Sergio Mattarella sostenuta dalla maggioranza di governo. Carlo Nordio, magistrato in pensione, eletto deputato nelle liste di FdI con un record di preferenze nel collegio uninominale di Treviso, è il nuovo ministro della Giustizia, indicato fin dall'inizio dalla premier Giorgia Meloni per una delle caselle fondamentali del governo.
Nato a Treviso nel 1947, in magistratura dal 1977, ha trascorso la sua carriera in toga a Venezia. All'inizio ha condotto l'inchiesta sulle Brigate Rosse venete, su alcuni sequestri di persona, poi negli anni '90 l'inchiesta sulle Coop rosse e il contrasto alla Tangentopoli veneta. Prima sostituto procuratore, nel 2009 è diventato aggiunto e nel 2017, anno in cui è andato in pensione, ha guidato la procura come facente funzioni, prima della nomina del capo. Ultima grande inchiesta di cui è stato titolare, quella sul Mose, le tangenti nella costruzione del sistema di protezione dall'alta marea, che ha portato a 35 arresti.
È stato consulente della Commissione parlamentare per il terrorismo, presidente della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale e coordinatore della Commissione di studio di Palazzo Chigi e del Ministero per gli affari regionali sullo status degli amministratori locali. È editorialista del 'Messaggero' e del 'Gazzettino', dove cura settimanalmente anche la terza pagina culturale. È membro del Cda della Fondazione Venezia, della Fondazione Einaudi e del Comitato bioetico della USL2 Treviso. È stato presidente della giuria del premio letterario Campiello per il 2018 e 2019. Dal 5 dicembre 2018 è componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Luigi Einaudi Onlus. In occasione dei referendum sulla giustizia dello scorso giugno è stato tra i sostenitori delle ragioni del sì, entrando a far parte, come uno dei suoi maggiori esponenti, del 'Comitato per il sì' ai quesiti proposti da Lega e Radicali.