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Allarme sanità privata, 'Pnrr rischia di essere solo debito, governo ci ascolti'

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05 maggio 2022 | 09.28
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Un allarme sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, che è "occasione perduta" per la sanità e con il rischio di trasformarsi solo in "un nuovo debito per i nostri figli", senza "una programmazione di spesa e strategia complessiva". E con il concreto pericolo di costruire, con le case di comunità, "cattedrali nel deserto, scatole vuote, in cui mancano gli operatori". Ma c'è anche un appello al Governo "per correre ai ripari". A lanciarlo, oggi a Roma in conferenza stampa al Palazzo dell'Informazione Adnkronos, 8 sigle della sanità privata e accreditata che hanno sottolineato, in particolare, la mancanza di "finanziamenti per l’assunzione di nuovo personale e per la riorganizzazione del settore della prevenzione".

"Noi chiediamo al Governo - ha detto Michele Vietti, presidente dell'Associazione coordinamento ospedalità privata (Acop) a margine della conferenza stampa - di riconsiderare complessivamente l'impiego di questa enorme quantità di risorse destinate alla salute che, a nostro parere, rischiano di non ottenere un effetto proporzionalmente utile. Gli ospedali di comunità potrebbero trasformarsi in una moltiplicazione di strutture presenti sul territorio difficili da far funzionare, con un'enorme difficoltà di trovare il personale che li gestisca. E, soprattutto non si tiene conto che la sanità privata, che - sia con le case di cura post acuzie e di lungodegenza, sia con le Rsa - ben potrebbe contribuire a garantire il percorso del cittadino paziente dall'ospedale al domicilio. Chiediamo di essere sentiti, di essere coinvolti. E chiediamo che anche le strutture della sanità privata stiano dentro questo progetto della domiciliarità".

Per le associazioni di operatori sanitari "gli 8 miliardi del Pnrr, che sommati ad altre forme di finanziamento portano la Missione Salute ad avere a disposizione, nel quinquennio 2022-2026, oltre 23 miliardi, non sono destinati alla prima grande emergenza del mondo sanitario: nuovi medici, infermieri, personale tecnico-amministrativo. Senza personale qualificato, per il quale non è prevista alcuna azione, c’è il rischio di creare cattedrali nel deserto".

Inoltre, secondo i promotori della conferenza stampa "non ci sono fondi per la riorganizzazione del settore della prevenzione, il più importante in termini di garanzia della salute dei cittadini sotto il profilo della diagnosi precoce delle patologie", come hanno spiegato i vertici di: Associazione coordinamento ospedalità privata (Acop); Associazione gestori servizi sociosanitari e cure post intensive Lombardia (Agesspi); Associazione nazionale strutture territoriali e per la terza età (Anaste); Associazione nazionale dei manager del sociale e del sociosanitario (Ansdipp); Associazione religiosa istituti socio sanitari (Aris ); Confederazione italiana della piccola e media industria (Confapi Sanità), Legacoopsociali, Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale (Uneba).

Nella sanità privata, dunque, "c'è un'ampia convergenza sulle preoccupazioni" legate all''impiego delle risorse e il settore "è pronto a dare una mano per ragionare insieme su come rendere utili questi finanziamenti", ha precisato Vietti in conferenza stampa. "Mi auguro che, da parte del Governo, ci sia un ripensamento perché altrimenti gli ospedali di comunità rischiano di essere cattedrali nel deserto", ha concluso Vietti a cui hanno fatto eco i diversi rappresentati delle associazioni presenti che hanno invitato "a tenere conto di quanto già è presente sul territorio".

Per Sebastiano Capurso, presidente Anaste, "la nuova ipotesi di gestione del territorio", che si concretizza nell'ospedale di comunità "è di fatto una Rsa depotenziata" mentre sull’assistenza domiciliare, "se facciamo i conti, il tutto si riduce a una prestazione a settimana. Non è questa la strada. Sulle cure a domicilio è importante non dilapidare le risorse".

Mauro Mattiacci, dg dell'Aris, ha rilevato la "difficoltà a imparare dagli errori del passato. Ogni volta che c’è da programmare la sanità ci si dimentica del privato. Se le istituzioni avessero voglia di ascoltarci avrebbero elementi per programmare meglio. E questo è sicuramente utile per noi ma lo è soprattutto per i cittadini", altrimenti il Pnrr "sarà un'occasione perduta ma anche un ulteriore debito per i nostri figli".

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