La Commissione Europea "incoraggia" gli Stati membri a sottoporre i propri Pnrr rivisti, con l'inclusione dei capitoli RePowerEu e di tutte le altre modifiche che si intendono apportare, entro il 30 aprile 2023. Lo ha spiegato un alto funzionario Ue, a Bruxelles. Il regolamento su RePowerEu, il piano dell'Ue per affrontare la crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina, dovrebbe entrare in vigore il primo marzo.
Entro il 31 marzo va segnalata alla Commissione "l'intenzione" di avvalersi, eventualmente, dei prestiti ancora disponibili nella Recovery and Resilience Facility, cuore di Next Generation Eu. La scadenza legale per presentare piani modificati che includano richieste di prestiti è fissata per il 31 agosto 2023. In pratica, gli Stati possono chiedere prestiti fino a fine agosto, ma sono incoraggiati a farlo prima. La fine del 2023 è la scadenza per impegnare i prestiti e il 30% dei trasferimenti rimanenti, non ancora impegnati.
Per RePowerEu la dotazione finanziaria è nominalmente di 268 mld di euro, tra prestiti e trasferimenti: si tratta, nel dettaglio, di 225 mld di prestiti (dai quali vanno sottratti gli 85 mld che la Spagna, che non li aveva usati in un primo tempo, molto probabilmente utilizzerà, quindi in realtà 140 mld), cui vanno aggiunti 20 mld di nuovi trasferimenti, 5,4 mld rivenienti dalla Brexit Adjustment Reserve (trasferimenti) e 17,9 mld dai fondi di coesione (trasferimenti, ma con cofinanziamento nazionale).
L'esatto ammontare dei prestiti che rimarranno utilizzabili è difficile da determinare ora, perché ci sono diversi Paesi, oltre alla Spagna, che potrebbero chiederli, come Ungheria e Polonia, per esempio. L'Italia ha a disposizione 2,7 mld di euro di trasferimenti aggiuntivi dei 20 complessivi, più il 5% della Brexit Adjustment Reserve e un'analoga percentuale dei fondi di coesione.
Per quanto riguarda i prestiti, sottolinea l'alto funzionario Ue, bisogna ricordare che "vengono inclusi nel calcolo del debito nazionale". Quindi per il nostro Paese, che ha già contratto tutti i prestiti a disposizione fin dall'inizio, si tratterà di valutare l'opportunità di chiederne altri, tenendo conto che si tratta di somme che vanno usate entro il 2026 e che la pubblica amministrazione italiana ha storicamente problemi ad utilizzare appieno i fondi europei.
Finora la Commissione ha sborsato circa 144 mld di euro dalla Rrf, dei quali 96 mld di trasferimenti e 48 mld prestiti. Non ci sono spazi, infine, per estendere temporalmente la scadenza di Next Generation Eu del 2026, perché occorrerebbe modificare la decisione sulle risorse proprie, che stabilisce che la Commissione non può emettere altri bond oltre quell'anno. Per modificarla, occorrerebbe l'unanimità nel Consiglio e la ratifica da parte di tutti gli Stati membri, cosa non impossibile ma piuttosto impegnativa da ottenere.