Rimane "prioritario dare attuazione agli investimenti e alle riforme del Pnrr, senza rimettere in discussione l’impianto complessivo del Pnrr, rimandando a fine anno eventuali riprogrammazioni, da effettuare in coordinamento con gli altri fondi europei, quando si avrà maggiore contezza dello stato di avanzamento dei progetti e sarà più chiaro se le misure previste nel decreto in commento avranno prodotto gli effetti sperati". Ad affermarlo è il vicedirettore generale dell'Ance, Romain Bocognani, in audizione alla Commissione Bilancio del Senato. "Rimettere in discussione la programmazione, ora che il monitoraggio non è pienamente operativo, rischia di definanziare progetti ad alto potenziale di realizzazione", sottolinea.
Il dl sul Pnrr "non affronta due questioni determinanti: il 'caro materiali' e le difficoltà delle imprese di ottenere le garanzie necessarie per partecipare alle gare d’appalto e ricevere l’anticipazione contrattuale". Lo sottolinea il vicedirettore generale dell'Ance, Romain Bocognani, in audizione alla Commissione Bilancio del Senato. "In particolare, la conversione del decreto deve essere l’occasione per introdurre alcuni correttivi essenziali all’articolo 26 del Dl Aiuti e alla successiva Legge di Bilancio 2023, adottati per porre rimedio al problema del caro materiali che, dalla fine del 2020, ha letteralmente travolto, per non dire, “sconvolto” il sistema delle costruzioni".
"Queste misure - evidenzia Bocognani - sono rimaste in gran parte sulla carta e hanno tempi di attuazione troppo lunghi rispetto all’emergenza. La situazione sta diventando insostenibile e occorre un intervento urgente per sbloccare i pagamenti alle imprese, considerato che a gennaio 2023: dei fondi per il secondo semestre 2021 era stato pagato dal Mit solo il 13%; dei fondi per il periodo gennaio-luglio 2022 era stato pagato dal Mit solo il 2%; per i fondi per il periodo agosto-dicembre 2022, è appena iniziata l’istruttoria. Con questo ritmo, le imprese aspetteranno ancora anni prima di essere ristorate, con tutto ciò che ne consegue sul rischio di un imminente blocco delle opere in esecuzione".
"Sul tema del caro materiali, è quindi fondamentale - spiega il vicedirettore generale dell'Ance - adottare due misure: la prima riguarda la possibilità per il Ministero delle infrastrutture e trasporti di anticipare alle stazioni appaltanti una parte dei fondi per il caro materiali richiesti nel 2022 e non ancora erogati. Tale proposta si rende necessaria visto che, solo considerando 4 le opere in corso non prioritarie (non Pnrr), al momento risultano ancora da istruire circa 11.000 domande e che le richieste formulate sono inferiori alla dotazione dei fondi; la seconda riguarda la conferma, attraverso una norma interpretativa, della possibilità di accedere ai fondi per il caro materiali per il 2023 anche per chi ha avuto accesso ai fondi destinati alle opere in corso nel 2022".
"Si tratta - prosegue Bocognani - di risorse utilizzabili per lavori eseguiti in annualità diverse, pertanto la limitazione prevista non appare giustificabile ed al contrario, è fortemente negativa perché i cantieri rischiano di bloccarsi. Sul tema delle garanzie, si registra una forte contrazione da parte degli istituti bancari e assicurativi nel rilasciare alle imprese le garanzie necessarie per la partecipazione e, soprattutto, per l’esecuzione degli appalti pubblici, nonché per l’erogazione dell’anticipazione contrattuale".
"Solo considerando Rfi, al netto delle gare già affidate (circa 5 miliardi di euro), tra le gare bandite nel 2022 e quelle in programma per il 2023, nei prossimi mesi verranno affidati lavori per circa 30 miliardi, molti dei quali ricompresi nel Pnrr. Ciò vuol dire le imprese nei prossimi mesi si troveranno - avverte - nella necessità di trovare garanzie fideiussorie per oltre 12 miliardi di euro, tra anticipazione e garanzia definitiva".