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Pnrr, Csel: a enti locali affidata 'messa a terra' di 60 mld

02 gennaio 2022 | 17.27
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''A che punto siamo con l’attuazione di quella parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza la cui messa a terra è affidata agli enti locali'' e che vale circa 60 miliardi? ''Premesso che tutto il piano avrà riflessi forti a livello locale, la parte del piano di diretto interesse per gli enti locali (inteso come risorse che dovranno materialmente essere gestite da loro attraverso gare d’appalto) vale, secondo le stime del ministero dell’Economia, circa 60 miliardi di euro''. Lo afferma il Centro studi enti locali (Csel) in uno studio elaborato per l'Adnkronos, sottolineando che l’implementazione del Pnrr ''è ormai decisamente entrata nel vivo''.

I comuni, osserva il Csel, ''ricoprono un ruolo particolarmente cruciale, sia nell’attuazione della Missione 2 (che racchiude tutto il tema dell’efficientamento energetico e della gestione dei rifiuti) che nella Missione 5 (inclusione e coesione) che comprende la partita della rigenerazione urbana e il Piano urbano integrato''. Attualmente il quadro attuativo delle misure in questione ''è composito e disomogeneo''.

Il Centro studi rileva che mentre per alcune misure si è ancora in attesa della predisposizione e pubblicazione delle regole per accedere alle risorse (basti pensare ai fondi per il miglioramento della qualità e della fruibilità dei servizi pubblici digitali o ai progetti per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini storici), per altre si è arrivati solo allo step della pubblicazione degli avvisi e dei bandi che scadranno nei prossimi mesi. E’ il caso, ad esempio, dei progetti sui Piani urbani integrati che dovranno essere presentati dalla Città metropolitane entro il 7 marzo 2022.

Il Csel ricorda, poi, i casi in cui si è già arrivati a uno stadio avanzato, con progetti presentati e graduatorie approvate. È il caso, ad esempio, dei Progetti di rigenerazione urbana e di edilizia residenziale pubblica presentati da Regioni, Comuni e Città metropolitane, e che valgono complessivamente 2,82 miliardi di euro. Le 159 proposte “vincenti” hanno incassato il via libera del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili già lo scorso ottobre. Va detto però che si tratta di un percorso che era già stato avviato nell’ambito del “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” (Pinqua) e solo successivamente è stato incardinato nel Pnrr.

Incalzati da Palazzo Chigi che, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi 2021, non potrà contare sulla seconda tranche di risorse attese da Bruxelles, i Ministeri negli ultimi mesi si sono affannati a diffondere bandi e avvisi, molti dei quali con riflessi diretti anche sugli enti locali''. Il Centro studi ripercorre le tappe principali che hanno portato a oggi, partendo dal Consiglio dell’economia e delle finanze dell’Unione europea, che ha ufficialmente approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano il 13 luglio 2021, insieme ad altri 11 piani presentati da altrettanti Paesi membri.

Questo passaggio, che ha fatto seguito all’approvazione da parte della Commissione europea dello scorso 22 giugno 2021, ha rappresentato il via libera definitivo, indispensabile per sbloccare l’erogazione del prefinanziamento pari al 13,9% dell’importo totale del Pnrr. L’Italia, sulla base dei 51 obiettivi intermedi che avevano come scadenza il 31 dicembre 2021 e che il Premier ha dichiarato essere stati raggiunti il 24 dicembre scorso, potrà richiedere la prima vera tranche di risorse vincolata a milestones e target. Questa varrà circa 11,5 miliardi e sarà erogata a inizio 2022 a condizione che la Commissione europea avalli quanto dichiarato dal Governo italiano e consideri effettivamente realizzati tutti gli obiettivi che erano stati prefissati.

Una delle novità del Pnrr, osserva il Csel, è il fatto di ''essere uno strumento basato sulla performance. La Commissione Ue pagherà, non tanto basandosi sulla spesa (sebbene anche questa dovrà ovviamente essere opportunamente rendicontata) ma si focalizzerà soprattutto sulla realizzazione degli obiettivi intermedi e di lungo periodo che ci siamo impegnati a raggiungere sulle singole linee di intervento. Questo segna un cambio di approccio radicale rispetto alla tradizionale gestione dei fondi strutturali ed implica una capacità di progettazione e implementazione molto più alta rispetto a quella richiesta per accedere ai programmi Ue tradizionali''.

''Una delle maggiori difficoltà per gli enti locali, oltre all’elemento temporale legato al serratissimo cronoprogramma dettato dalle autorità Ue -secondo il Centro studi- sarà il fatto che, per la prima volta, questi enti dovranno dimostrarsi capaci di misurare in modo puntuale ed accurato l’impatto sul territorio derivante dall’utilizzo delle varie risorse incamerate nell’ambito dei bandi attuativi del Pnrr''.

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