Cappotti avvolgenti, abiti materici e niente eccessi da parte dei brand che hanno sfilato alla fashion week di Milano, il quiet luxury resta dominante, con qualche twist inedito
Tinte monocromo, cappotti protettivi e caldi, tagli severi e corazze 'cocoon'. Concretezza e vestibilità sono tornate a imporsi sulle passerelle milanesi dedicate al prossimo autunno-inverno e terminate con la romantica sfilata di Giorgio Armani tra fiori d’inverno, velluti e palette scure. Si può dire che il fashion system sia, ancora una volta, ancorato alla realtà e al new minimalism. E così, niente sensazionalismi o particolari colpi di testa hanno animato la fashion week, perché la moda è innanzitutto uno specchio dei tempi. E oggi bandisce ogni tipo di eccesso o di overdressing, ancora una volta a favore del quiet luxury, il lusso sussurrato e non ostentato che da diverse stagioni domina il mercato.
La maglieria è stata il fil rouge delle collezioni, rivisitata e reinterpretata in ogni sua possibile declinazione, come Iceberg, che l’ha resa protagonista assoluta del suo show celebrativo per i 50 anni. Il maglione, inoltre, si trasforma da caldo indumento a vezzo da adagiare sulle spalle di tailleur e cappotti (vedi Fendi) mentre il body si mette in mostra, assieme alla lingerie o al vestito sottoveste che spunta dalla gonna. I colori visti sulle catwalk rispecchiano quelli delle foglie autunnali e del bosco: nero, marrone, verde oliva, burgundy, con tocchi di ocra ma anche blu. La tinta protagonista è il nero, minimo comun denominatore delle passerelle: da Prada a Dolce&Gabbana, che ha dedicato un’intera collezione al tuxedo black, fino al romanticismo punk di Versace e ai look monogram di Philipp Plein o agli abiti sexy di Roberto Cavalli. Il total black non smette di conquistare gli stilisti, che lo declinano in ogni forma e dimensione.
Il monocromo la fa da padrone, come sulla passerella di Jil Sander, dove il colore viene declinato a tinta unita su ogni look. Stessa regola seguita da Sabato De Sarno per Gucci, che ha scelto tinte di toni accesi dal bordeaux ‘Ancora’ a punte di giallo e celeste ma anche blu, acceso da ricami di macro paillettes. Torna a imporsi il verde oliva, come nei coat e negli abitini di Ferragamo, che lo sceglie anche per le calzature. La vera chicca di stagione sono i colletti che decorano abiti, cappotti e camicie, come da Versace o Jil Sander. La lingerie, invece, si porta a vista. Lo sanno bene Gucci e Dolce&Gabbana, che non risparmiano di mostrare culotte e reggiseni in modo seducente e mai volgare. Il cappotto si fa protettivo, pur liberando le donne da ogni tipo di gabbia o costrizione, come il lavoro sartoriale fatto da Ermanno Scervino o da Maximilian Davis per Ferragamo, che ha riletto gli anni ’20 liberando il corpo.
Archiviate le t-shirt oversize e le felpe informi, il body torna a essere indossato al posto del top e messo in bella mostra o sbottonato sopra la gonna, come fanno Versace e Fendi. Trench mon amour da Tod’s, dove il nuovo direttore creativo Matteo Tamburini ne amplia i volumi e i tagli, Dolce e Gabbana lo ricopre di vinile nero, Moschino lo abbina a un filo di perle e Philipp Plein, lo allunga e lo declina in snakeskin. Massimalista, invece, Diesel, che ha aperto le porte del suo show al pubblico, tramite una videochiamata in diretta. Sulla passerella il denim è il protagonista assoluto mentre la maglieria pesante è arruffata per un effetto estremo da scenario post apocalittico in cappotti, giacche, gonne e boleri, cappelli, passamontagna e persino nel rivestimento dei cappucci.
Lato calzature, le cuissardes sono le vere protagoniste della stagione: portate altissime a mo’ di stivale da pescatore, come fa Ferragamo oppure da cavallerizza, con tacco rasoterra e morsetto, come da Gucci. Lo stivale alto, altissimo, che si ferma al ginocchio o sfiora l’inguine, è tra i pezzi chiave del guardaroba. Non più un mero accessorio da femme fatale, oggi lo stivale alla coscia è concreto e portabilissimo. Tra plateau vertiginosi e qualche stiletto visti sulle passerelle milanesi, emerge il mocassino sabot di con zeppa alta, mentre le ballerine con il cinturino sono protagoniste sulla passerella di Luisa Spagnoli, e le decollete di Ferragamo si ricoprono di piume e cinturini T-bar rosso lacca.
Il romanticismo del passato travolge diversi marchi, rispecchiando il mantra della moda vista come antidoto a tempi difficili. Lo sanno bene Miuccia Prada e Raf Simons, che hanno voluto traslare in capi di abbigliamento i concetti di buono e gentile contro l’aggressività dei tempi odierni. La collezione narra un nuovo romanticismo, che tra fiocchi, severe gonne asimmetriche con l’orlo alto, abiti in re-nylon e cappelli tipici delle divise militari ricoperti di piume o velluto, fonde frammenti di storia con la contemporaneità.
Corazze ‘cocoon’ sono quelle di puffer jacket, ecopellicce e cappotti morbidi, caldi, come quelli immaginati da Feben, con gonna a corolla o Jil Sander e Sara Cavazza Facchini per Genny e Luisa Spagnoli, morbidi, ampi, avvolgenti. Tornano in voga anche le stole, trasformate in accessorio irrinunciabile da Moschino, come quella dotata di guanto e appoggiata sugli avambracci. Giocano con il maschile-femminile Antonio Marras e Bottega Veneta, che sanno bene l’importanza di avere completi sartoriali nel proprio armadio.
Gli abiti materici, tattili, hanno fatto il buono e il cattivo tempo in passerella: dalle squame e frange di Ferragamo, ai torchon di tessuto sulle gonne degli abiti firmati Feben o i maglioni intrecciati di Missoni e le pennellate di vernice di Marni. Le borse, da sempre oggetto del desiderio di ogni donna, si rinnovano per la prossima stagione, come il nuovo modello a mezzaluna di Gucci, o quelle di Prada che si portano con il polsino in pelle inforcato sull’avambraccio che contagia i modelli Galleria, Cleo, le mini bag e i sacchetti in nylon.
Funzionale e trasversale, il lavoro di stilisti e maison storiche è restato, in questa tornata di sfilate, incentrato sull'identità concreta ed essenziale del made in Italy, nel tentativo di salvaguardarlo e tramandarlo. Perché è vero che la moda italiana riflette ancora una volta i tempi che viviamo e non cerca inutili sensazionalismi o frivolezze usa e getta, ma è anche decisa a ristabilire un equilibrio nel caos contemporaneo servendosi dell'artigianalità come principale driver. Un concetto che si riassume bene nelle parole di Toni Scervino nel backstage dello show di Ermanno Scervino: "Il bello e ben fatto va tutelato per evitare che scompaia. Il problema è reale. Va lanciato un appello per tramandare il Made in Italy. A breve ci sarà un problema di continuità e bisogna stare all’erta”. (di Federica Mochi)