Il sistema pensionistico italiano tiene e si rafforza perché il fondamentale rapporto tra attivi e pensionati si porta a 1,435, miglior risultato degli ultimi 22 anni. Ma incombe l'effetto di quota 100. E' uno dei dati più significativi che emergono dal settimo 'Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano' di Itinerari previdenziali per l’anno 2018, che analizza i dati economici e demografici dal 1997 al 2018, e che verrà presentato al governo nel febbraio prossimo.
Secondo Itinerari previdenziali, "il rapporto tra occupati e pensionati, fondamentale per la tenuta del nostro sistema, ha toccato il livello di 1,4505, contro l’1,435 del 2017 e il 1,417 nel 2016; anche in questo caso siamo in presenza del miglior risultato di sempre, molto prossimo all’1,5 indicato nei precedenti Rapporti come soglia necessaria per la stabilità di medio lungo termine del sistema".
E, secondo il Rapporto, "se dal numero di 16.004.503 pensionati si sottraggono i titolari di assegni e pensioni sociali, pensioni di guerra e percettori di prestazioni di invalidità e indennità di accompagnamento per un totale di 3.723.945 pensionati totalmente o parzialmente assistiti e circa 280.000 delle 716.213 pensioni indennitarie, per un totale di 4 milioni, il rapporto attivi pensionati vero, cioè pensionati previdenziali su lavoratori attivi che versano i contributi, passa da 1,435 a 1,94".
Andando nello specifico, l'indagine sottolinea che "i rapporti sono diversi tra le varie categorie: particolarmente sfavorevole per i lavoratori agricoli (coltivatori diretti, coloni e mezzadri) con 1 solo attivo ogni 3 pensionati; al contrario, molto positivo per i liberi professionisti con 3,24 attivi per ogni pensionato. Ricordando che per i dipendenti del settore privato il rapporto si attesta a 1,594, per i dipendenti pubblici il valore scende a 1,144".
"Dati che, nel complesso, certificano quindi la tenuta del sistema, almeno fino al 31 dicembre 2018: ancora da valutare però l’impatto di Quota 100 sia sul numero complessivo dei pensionati sia sul delicato e fondamentale rapporto attivi/pensionati", conclude.