Efficienza gestionale, trasparenza, welfare integrato, sostegno all’economia reale. Sono le linee guida delle politiche future della Fondazione Enasarco, presentate oggi in occasione dell'assemblea dei delegati dal presidente della Fondazione, Gianroberto Costa.
Le basi e i numeri, si legge in una nota, "che sorreggono tali scelte danno prova di un’effettiva solidità finanziaria e patrimoniale della cassa". Il bilancio 2017 prevede un saldo della gestione istituzionale di oltre 140 milioni di euro, in crescita rispetto al precedente di poco oltre 138 milioni. La previsione per il 2018 è di un saldo a quota 160 milioni. Anche la gestione previdenziale presenta per il 2017 il dato positivo di ben 43 milioni di euro, per arrivare a 62 milioni nel 2018, con entrate previdenziali che finanziano la spesa per prestazioni. Mentre l’assistenza nel 2017 dovrebbe salire a quasi 97 milioni e andare oltre questo livello nel 2018.
"In discontinuità rispetto al passato Enasarco vuole compiere un salto di qualità, allargando l’orizzonte a medio e lungo termine facendosi garante anche delle generazioni che verranno", ha spiegato Costa. "Per fare ciò -ha continuato- è necessaria una coraggiosa attività di pulizia e di riconversione degli investimenti problematici o che garantiscono scarsa redditività. Nel contempo, si deve curare la sostenibilità dei nostri investimenti, la redditività unita a un basso livello di volatilità”.
La governance della Fondazione post-riforma parte quindi dal nuovo asset allocation che prevede di ridurre gli investimenti immobiliari e scommettere nel futuro del Paese, nelle imprese e nei giovani. Costa ha ricordato che "in più occasioni lo stesso presidente della Covip, Mario Padula, ha indicato la posta in gioco, parlando di un settore rilevante tanto per la funzione sociale svolta, quanto per l’entità delle risorse gestite, che superano nel complesso i 220 miliardi di euro: è dunque con uno spirito pionieristico che abbiamo investito e investiamo nell’economia reale".
Il presidente Costa ha, inoltre, ribadito la volontà di investire in aziende che non sono quotate ma che necessitano di capitali per crescere: "E' lì che intendiamo -ha continuato- dare un contributo: se l’economia non cresce, infatti, nemmeno le nostre categorie degli agenti e dei consulenti finanziari, che vivono delle intermediazioni d’affari, avranno guadagni e se i giovani non hanno lavoro non riusciranno a essere del tutto indipendenti dalle passate generazioni".
In particolare, la Fondazione ha contribuito al sostegno dell’economia reale, nel 2016, con oltre 200 milioni di euro in aziende operanti in molteplici settori: industria, food, moda, servizi, sostegno ambientale e di sviluppo infrastrutturale. Le oltre venti aziende che hanno beneficiato degli investimenti hanno prodotto un fatturato da 2,941 miliardi di euro e impiegano 8.590 persone.
Le principali operano nel settori abbigliamento (Navigare, Silvian Heach, Autre Chose, Arav fashion), commercio al dettaglio (Bimbo Store, Pitta Rosso), alimentare (Forno D’Asolo, La Scoiattolo, Ham), ristorazione (Rosso Pomodoro, Ivs), farmaceutica (Sifi), sistemi di riscaldamento (Ravelli), fonica (Fine Sounds), investment banking (Banca Profilo). Al 30 giugno 2017, la Fondazione ha investito in 'economia reale' circa 413 milioni di euro (il 6% del patrimonio) e ha intrapreso impegni fino a un massimo di 765 milioni (circa il 10,5% del patrimonio). Per 'intrapreso impegni', si intende il fatto che i fondi che finora sono investiti per 413 milioni, possono richiedere alla Fondazione fino ad ulteriori 352 milioni di euro per finanziare nuovi investimenti.
Di questi 413 milioni di euro attualmente investiti, circa 220 milioni sono in fondi di private equity, 75 milioni in fondi di private debt, 106 milioni in fondi di infrastrutture e 11 milioni di euro in partecipazioni dirette della Fondazione. Ancora, di questi 413 milioni di euro circa 180 milioni sono investiti specificatamente in Italia, 128 milioni in Europa, 56 milioni su scala globale in mercati sviluppati (Europa, Nord America, Australia, Giappone) e i restanti 45 milioni in Asia e Paesi emergenti.
L'Asset allocation strategica prevede ulteriori nuovi investimenti per circa 200 milioni di euro tra fondi di private equity (PE), private debt (PD) e infrastrutturali (ulteriori rispetto sia ai 413 milioni attuali, sia ai 352 eventuali), da effettuarsi nel prossimo anno. Ovvero, l’allocazione massima prevista da Aas prevede investimenti in PE + PD + Infrastrutture risulta pari all’11,5% del patrimonio, circa 840 milioni di euro a valore di mercato.