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Turismo, la norvegese Bodo Capitale europea della cultura diventa hub creativo e meta cool

Non solo attrazioni naturali a nord del circolo polare artico, dove la città ex base Nato scopre la sua attrattiva artistica

Turismo, la norvegese Bodo Capitale europea della cultura diventa hub creativo e meta cool
02 luglio 2024 | 16.37
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“From cold to cool”. E’ il claim che descrive la transizione che sta vivendo Bodo, città norvegese a nord del circolo polare artico che quest’anno detiene il titolo di Capitale europea della cultura - per la prima volta a questa latitudine - insieme con l’estone Tartu e l’austriaca Bad Ischl (ogni tre anni, infatti, si aggiunge una terza Capitale che non fa parte dell'Unione europea). Una città dove il freddo non è solo un dato meteorologico dovuto alla sua collocazione all’altezza del 67° parallelo, ma un’eredità storica con gli echi della Guerra fredda che hanno lasciato tracce indelebili. Rasa al suolo durante la Seconda Guerra mondiale e poi ricostruita, Bodo, per la sua posizione strategica affacciata sul mare di Norvegia, ha ospitato fino a due anni fa una base Nato. Dopo il suo trasferimento in un’area più a Sud, ha dovuto quindi reinventarsi un ruolo. E lo ha fatto non solo forte dello scenario naturale che la circonda, ma puntando su una strada che in questo angolo a Nord del mondo è ancora tutta da percorrere: la cultura.

Nasce da queste premesse l’idea, e il successo, di Bodo2024, il progetto culturale più ampio mai organizzato nella regione del Nordland e il più grande nel paese degli ultimi 10 anni, con mille eventi in calendario, che mira a fare della città un hub creativo, un polo di attrazione artistica e, dunque, una nuova meta ‘cool’. Una città in transizione, quindi, fra sviluppo urbanistico sostenibile e capacità di promuovere iniziative che catalizzino l’attenzione di addetti ai lavori e un pubblico più ampio. La sfida è di trasformarla in una città viva e vivibile, dunque attrattiva e sostenibile. E in questo passaggio la cultura è proprio il volano per affermare la città come centro d’avanguardia, favorendo il dialogo con il resto d’Europa.

“Bodo - ricorda Henrik Sand Dagfinrud, direttore della programmazione di Bodo2024 - è una città che è stata rapidamente ricostruita dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale e poi sviluppatasi insieme a tutta la regione soprattutto grazie alla presenza della base Nato: basti pensare che gli abitanti sono passati dai 15mila del 1950 ai 50mila del 1970. Quando la base Nato è stata spostata, sono andati persi circa duemila posti di lavoro. Si profilava quindi una grande crisi all’orizzonte".

"Da qui - prosegue - sono nati due importanti progetti per lo sviluppo di Bodo. Il primo riguarda l’aeroporto, che sarà trasferito verso il mare e sarà pronto per il 2029-30. Il secondo è quello culturale e vuole mettere l’accento su come noi lavoriamo in questo campo, perché la città può svilupparsi solo se si apre all’esterno e all’estero in particolare. Da questo binomio è nato il progetto Bodo2024. La sfida è di far parlare di questa area non solo per il suo paesaggio naturale, da sempre motivo di attrazione turistica, ma anche per la cultura. E molte persone che vengono sono sorprese di quanto sta accadendo: la percezione è che sia possibile venire qui proprio per sperimentare cultura”.

Come Capitale europea della cultura, l’obiettivo è quello di sviluppare co-produzioni, partnership, internazionalizzazione. “Il nostro focus come organizzazione di Bodo2024 - spiega - è stato quello di creare connessioni, cooperazioni, coordinamento di progetti anche non direttamente prodotti o preesistenti, ponendosi non in competizione ma in ottica di collaborazione e sostegno reciproco. E se abbiamo fatto sì che la città cooperasse su questo fronte, abbiamo già raggiunto un importante risultato. Quanto ai finanziamenti, abbiamo avuto un totale di 31 milioni di euro, tra fondi del Comune, dell’amministrazione regionale e dello Stato, più altre risorse private e sponsor”.

Un progetto che intende andare oltre il 2024, che rappresenta solo l’inizio di un cammino che porterà la regione a essere considerata un hotspot per la sua cultura, grazie allo sviluppo di competenze, network e idee. “Deve diventare un progetto di lungo periodo, questa è la sfida. E la seconda parte dell’anno è dedicata proprio a costruire questa eredità, per mantenere esperienza e competenza. Certamente, non sono questi i tempi migliori per una sfida di questo tipo, tra post-Covid, guerre, inflazione, tagli ai budget. Ma il rapporto tra le persone e i progetti che possono sopravvivere deve rimanere, così come deve rimanere questa dimensione internazionale e non solo locale”, afferma.

E il riscontro in termini di presenze va oltre le aspettative, a fronte di un obiettivo di 500mila visitatori nell’arco dell’anno. “Il numero presenze, finora, è stato migliore di quanto ci aspettassimo, con un 30% in più di visitatori rispetto al +10% stimato, e abbiamo ancora tutta l’estate che è sicuramente la stagione più gettonata”, riferisce Henrik Sand Dagfinrud. Ad aprire la stagione estiva, che a questa latitudine regala anche lo spettacolo del sole di mezzanotte, con la luce per 24 ore al giorno, è stato ‘Midsummer Mystery’, evento spettacolare sulla baia di Bodo, tra leggende, magia e fuochi. “Una cosa mai vista prima - assicura - a cui hanno collaborato anche oltre cento volontari e con duemila spettatori. Ma l’evento più grande finora è stato l’opening, con circa 20mila persone ad ammirare una spettacolare piattaforma flottante sul mare, nonostante i tre terribili uragani che hanno preceduto il giorno della cerimonia”.

Il programma di Bodo come Capitale europea della cultura - la terza in Norvegia dopo Bergen e Stavanger - è intitolato ‘Arcticulation’ e vuole esprimere, seguendo il succedersi delle stagioni con le loro peculiarità, i valori dell’Artico, la sua relazione unica tra mare e terra, la sua storia troppo poco conosciuta e apprezzata. I tre temi scelti per Bodo2024 riflettono, infatti, l’identità della Norvegia del Nord: Arte della natura, Fish and Ships, Transizione. Tra gli eventi più di richiamo che si sono svolti nella prima metà dell’anno, ‘Art in Arctic Nature’, o l’Anti-Biennale, dove la natura diventa spazio espositivo e il visitatore uno spettatore outdoor, e ‘The Cave’, una prima assoluta che ha visto un concerto in una grotta. E sono molti quelli in programma nei prossimi mesi, come la ‘Kjerringøy Land Art Biennale’ (Klab), l’unica Biennale di Land Art in Europa, e la ‘Bodo Biennale’, che si tiene ogni anno a settembre e che in questo 2024 arricchirà il programma della Capitale europea della cultura, o il ‘Lofoten International Art Festival’ (Liaf), la più lunga biennale scandinava, dal 20 settembre al 20 ottobre, giunta alla 18ma edizione.

Sul mare, la ‘Coastal Convention’, tra il 19 e il 21 luglio, riunirà nella baia di Bodo centinaia di imbarcazioni storiche di tutte le dimensioni. Poi, a settembre, la Norwegian Sculptors Society, in collaborazione con Bodo2024, porterà 5 nuove sculture in punti centrali della città, dal porto all’aeroporto. Altra collaborazione importante è quella con la Bodo Art Association, che a dicembre porterà i contributi di nuovi artisti alla città. Non mancano, ancora nella seconda parte dell’anno, festival musicali, mostre d’arte, eventi sportivi (tra cui Eurogym il 13-19 luglio e l’Arctic Race il 4-7 agosto).

Un posto speciale nella programmazione di Bodo2024 spetta alla cultura Sami, il popolo indigeno che abita da sempre questa terra dell’estremo nord, in un rapporto ancestrale e profondo con la natura, e i cui diritti, per tantissimo tempo calpestati, sono tuttora un tema particolarmente sensibile. La Sami week è stata uno dei primi eventi subito dopo l’inaugurazione (in coincidenza con il 6 febbraio, la Giornata nazionale Sami), mentre a inizio giugno si è tenuta a Bodo la conferenza annuale delle associazioni di studi indigeni (Naisa). E dal 17 agosto al 6 ottobre si terrà la prima edizione della Sapmi Triennale, frutto di una cooperazione che unisce l’intera regione Sapmi, come si chiama il territorio transnazionale abitato dai Sami che attraversa Norvegia, Svezia, Finlandia fino alla Russia.

Non solo. Per tutto l’anno il Badaddjo Musea, il museo civico di Bodo, si è trasformato in museo Sami, con mostre dedicate a quell’arte duodji, che nelle dieci lingue Sami indica l’artigianato, tutto ciò che viene creato con le mani da questi allevatori di renne, e al joik, il canto tradizionale il cui incedere vocale accompagnato da uno strumento simile al tamburo viene oggi riproposto da molti giovani esordienti. “L’attenzione dedicata alla cultura Sami è un esempio dello spirito di cooperazione che anima Bodo2024: un’attenzione mai così alta in questa zona, con un museo completamente trasformato in museo Sami per un anno. Dunque, nuove idee e nuovi modi di lavorare, in un approccio che potremmo definire pan-nordico”, dice il direttore della programmazione di Bodo2024.

C’è poi il capitolo giovani, cuore pulsante di ogni manifestazione artistica. Uno degli scopi dell’intero progetto è proprio quello di rendere la regione più attrattiva per i ragazzi, combattendo la ‘fuga dei cervelli’ che anche da queste parti è una costante. Così è stato sviluppato Young2024, con progetti creati per e dai giovani. “Abbiamo avuto pochi giorni fa un festival nato quest’anno e che proseguirà con altre edizioni. In una posizione geografica particolare come quella di Bodo, molto isolata, è importante il richiamo delle nuove generazioni”, sottolinea.

Sono numerosi i collegamenti anche con l’Italia nella programmazione di Bodo2024. “Ci sono artisti italiani impegnati e soprattutto c’è il progetto ‘Via Querinissima’, che ricorda l’impresa di Pietro Querini e riafferma i legami con il Veneto grazie al commercio dello stoccafisso. Nell’ambito di questo progetto, è stata creata anche un’opera che ha debuttato a Venezia lo scorso ottobre e che sarà replicata anche a Bodo”, aggiunge Henrik Sand Dagfinrud.

Il progetto ‘Via Querinissima’, in procinto di riconoscimento come percorso storico di interesse europeo dal Consiglio d’Europa, infatti, vuole ripercorrere l’avventura di Pietro Querini, il mercante veneziano che nel 1431, dopo un drammatico naufragio si ritrovò alle isole Lofoten con pochi sopravvissuti, che furono aiutati dai pescatori locali. Da qui, al rientro nella Serenissima, riportarono lo stoccafisso dando il via a un commercio che ha fatto la fortuna di questi luoghi e al tempo stesso ha fornito l’ingrediente principale di quello che poi è diventato un piatto simbolo del Veneto, il baccalà, nelle sue diverse varianti. Un rapporto, quello tra il Veneto e questa parte di Norvegia, ancora molto sentito e che ‘Via Querinissima’ vuole valorizzare ricostruendo lo storico percorso.

Per secoli, del resto, la pesca è stata l’attività principale ed è proprio grazie al commercio dello stoccafisso, conservato attraverso una tipica tecnica di essiccazione ancora oggi praticata, che Bodo conosce il suo momento di prosperità tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo aprendosi ai mercati internazionali. Ancora oggi questo tipo di pesca e di lavorazione hanno un ruolo importante nell’economia locale. Un’eredità raccontata nel Jekt Trade Museum, poco fuori città, dove sono esposti i grandi vascelli mercantili che hanno solcato le acque lungo la rotta dei commerci internazionali avviati per primi dai Vichinghi, trasportando e scambiando derrate con le città norvegesi del sud, come Bergen, navigando tra i fiordi lungo la interminabile costa.

A raccontare un altro capitolo di storia della città, quella geopolitica, è il Norwegian Aviation Museum, il museo nazionale dell’aviazione norvegese, che su 10mila metri quadrati, alle porte della città, narra le gesta dell’aviazione civile e militare, con alcuni degli aerei che hanno fatto la storia, e tanto di torre di controllo con affaccio sugli hangar che hanno ospitato per 66 anni i caccia sempre pronti a intervenire. E che, nell’ambito di Bodo2024, ospita la mostra ‘Stories from Cold War Hotspots’, con testimonianze dell’epoca della Guerra fredda. Poco distante a conservare la memoria della guerra è anche il ‘War history museum’, una raccolta di cimeli e testimonianze provenienti da collezioni private. Ma intorno alla città si trovano pure diversi bunker risalenti al periodo della Guerra fredda. E non mancano statue tributo agli eroi di guerra, in una città che ha pagato un conto salatissimo e mai saldato.

Alcuni dei monumenti simbolo della città risalgono proprio al periodo della ricostruzione post-bellica, come la cattedrale, con un campanile a forma di piramide, o il municipio dove, alla struttura creata nel 1959 con la torre dell’orologio, emblema cittadino, si è aggiunto un blocco nuovo, in marmo e vetro, costruito nel 2019 dallo studio di architettura danese All.

Ma l’opera architettonica più iconica della città moderna è sicuramente il complesso della Stormen Konserthus, la sala concerti dove si esibisce la Arctic Orchestra che insieme alla biblioteca (giudicata tra le 10 più belle al mondo da Wired Magazine nel 2016) costituisce un polo aperto nel 2014 per ridare slancio culturale alla città. La grande sala, con un’ottima acustica, è in grado di ospitare concerti, prosa, danza ma anche conferenze, con 900 posti a sedere nella sala più grande. E la biblioteca, affacciata sulla baia e con la facciata a forma di un libro aperto, si propone come luogo di studio inclusivo. Non è raro poi, in centro, imbattersi in opere di Street art, con facciate dipinte in occasione di un festival nel 2016 e poi rimaste a futura memoria.

La Bodo Capitale europea della cultura è sicuramente una città in fermento, che offre anche esperienze di shopping, dal classico mall City Nord, ai brand locali di giovani creativi, come Fogg Gildeskal per l’abbigliamento, dall’idea di due sorelle, o Studio Ebn, che crea borse e accessori in pelle di salmone e che in città ha un proprio negozio monomarca.

Per non parlare della scena culinaria che in questo 2024 ha certamente il suo spazio. Se è vero che anche il cibo è cultura, l’obiettivo di Bodo2024 è anche quello di mettere la cucina artica con i suoi mille ingredienti, che non sono solo stoccafisso, salmone e aringa, nella mappa culinaria europea. Così, il progetto mira a mappare i produttori locali, fare una ricerca su prodotti e sapori della regione e soprattutto creare nuovi network. A settembre è in programma un food festival, che vuole proprio portare alla ribalta quanto la Norvegia del Nord ha da offrire sul fronte gastronomico. Al cloudberry, una sorta di lampone giallo tipico della regione artica, è dedicata addirittura un’installazione che intende riflettere sulle sfide del cambiamento climatico.

E poi ci sono loro, i protagonisti della scena culinaria di Bodo. Locali che non ti aspetti, come LystPa, con prodotti a km0 ma soprattutto con una delle migliori carte dei vini nel paese. Oppure Berbusmel, panificio di due fratelli che propone anche panini particolari e vendita di prodotti locali, secondo un format ormai diffuso in Europa. Originale anche l’idea di Craig Alibone, maestro pasticcere che propone iconici cioccolatini, un vasto assortimento di macarons e altre preparazioni dolci, che ha creato una pasticceria-champagneria dove degustare una pralina abbinata a un calice delle raffinate bollicine. Immancabili, come in tutta la Norvegia del Nord, i birrifici artigianali: tra i tanti, a Bodo si trova Badin Bryggeri, con mescita e rivendita in loco.

Restano poi a farla da padrone, in una città che vuole unire alla natura che la circonda la vita culturale urbana, le tante esperienze che si possono fare fuori dal centro, dall’hiking tra ghiacciai e riserve naturali al Rib-rafting nello Saltstraumen, il gorgo marino più potente al mondo, da cui proviene anche il sale artico, tra i souvenir più gettonati. E Bodo2024 ha previsto anche alcuni percorsi particolari.

Un progetto coinvolge le ferrovie in questa che è la stazione finale della Nordland Railway, il treno che da Trondheim percorre in quasi 10 ore uno dei tratti più scenografici della Norvegia. I visitatori potranno muoversi ‘hop on hop off’ lungo il tragitto alla scoperta del territorio, raccontato per esempio attraverso performance spettacolarizzate o partecipando alle passeggiate geopoetiche condotte tra l’altro dall’italiano Davide Sapienza. Il progetto ‘The Trail way’ vuole promuovere una mobilità sostenibile, sperimentare la natura ma anche conoscere l’eredità storica di questi luoghi. Altra occasione per esplorare l’area interna è il progetto Nordlandsruta, un tragitto di 650 km che corre lungo il confine con la Svezia, attraversando 3 tra le maggiori cime del paese, oltre 50 laghi tra cui il secondo più grande, 3 parchi naturali, diversi ghiacciai ma anche 6 distretti di allevamento di renne nella zona abitata dai Sami. Qui è in programma tour con vari eventi artistici tra il 27 luglio e il 17 agosto.

Non poteva mancare, sul finire di questo speciale anno, il ‘Nordland by Light’, tra novembre e dicembre, il primo festival in assoluto delle luci nel Nord della Norvegia, a ricordare che siamo pur sempre nella patria dell’aurora boreale, dove la natura è cultura e dove la cultura si riprende il suo spazio.

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