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Ucraina, così la Russia recluta le spie contro Kiev

Oltre ai soldati ucraini, i russi hanno utilizzato l'estorsione anche per tirare dalla loro parte persone comuni

Soldati ucraini
Soldati ucraini
03 aprile 2024 | 17.13
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Estorsioni, minacce di uccidere i parenti e gli ostaggi, intimidazioni dirette e violenze. Sono i metodi che i funzionari della Russia stanno mettendo in atto per reclutare spie ucraine, pedine importanti nella guerra in corso da oltre 2 anni. Lo denuncia il Servizio di sicurezza ucraino (Sbu), come riporta il Washington Post che ha visionato filmati, scambi di documenti e di messaggi. E che cita in particolare il caso di un agente russo che ha rivolto un ultimatum a un soldato ucraino, i cui genitori sono stati torturati nella loro abitazione nell'Ucraina orientale occupata dai russi: avvelenare gli alti ufficiali di Kiev a Zaporizhzhia, pena ulteriori sofferenze inflitte alla famiglia.

Il soldato ucraino ha accettato, ma il suo piano di avvelenare l'acqua destinata al comando militare ucraino nel sudest è stato sventato, lui accusato di tradimento e ora rischia l'ergastolo.

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Oltre ai soldati ucraini, i russi hanno utilizzato l'estorsione anche per tirare dalla loro parte persone comuni, normali cittadini senza alcuna formazione o esperienza nello spionaggio. A loro, si legge in una nota dello Sbu, è stato ad esempio chiesto di segnalare i movimenti dei militari ucraini o di confermare, ad esempio, che un missile avesse colpito il suo obiettivo. Ai soldati è stato invece chiesto, tra l'altro, di fornire informazioni sulla loro unità militare, su quali fossero i compiti, chi faceva parte della struttura di comando e foto delle loro posizioni. Il tutto da inviare al Servizio di sicurezza federale russo, o Fsb, tramite Telegram. Con tanto di istruzioni per non essere scoperti.

L'estorsione è un metodo non nuovo per i russi, che però lo hanno usato più frequentemente da quando hanno occupato circa il 20 per cento dell'Ucraina e catturato migliaia di prigionieri. Ufficiali dello Sbu hanno spiegato che i russi usano mandare foto e video ai parenti dei prigionieri di guerra, che spesso appaiono con una pistola puntata alla testa.

Un funzionario del controspionaggio dello Sbu che si occupa di indagare su questi casi si dice ''molto dispiaciuto'' per le persone i cui parenti sono minacciati, ma aggiunge che dovrebbero denunciare alle autorità di Kiev non appena vengono contattati dai servizi russi. E questo ''per impedire o minimizzare il danno di simile azioni barbare'' dei russi. In quel caso, sarebbero trattate come vittime e non come traditori, spiega il funzionario citato dal Washington Post a condizione di anonimato.

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