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Ostaggi a Gaza, l'ordine di Hamas: se arrivano i soldati, uccidere i rapiti

Lo scenario delineato dal New York Times

I familiari degli ostaggi
I familiari degli ostaggi
10 giugno 2024 | 15.02
LETTURA: 2 minuti

La prima cosa da fare è sparare agli ostaggi, se i loro carcerieri ritengono che stiano arrivando i soldati di Israele a salvarli. Sarebbe questo, secondo quanto scrive il New York Times citando funzionari israeliani, l'ordine che Hamas ha dato ai suoi miliziani che si occupano degli ostaggi rapiti nell'attacco del 7 ottobre 2023.

Quindi sabato, se sono morti degli ostaggi nel blitz che ha salvato quattro di loro, sarebbe per opera di Hamas e non a causa del raid israeliano, prosegue il giornale. Al momento, però, non ci sono conferme né da parte di Israele, né da parte degli Stati Uniti che sabato alcuni dei rapiti abbiano perso la vita.

L'unica conferma che arriva dal blitz sembrerebbe quella che gli ostaggi siano trattenuti in case e non nei tunnel costruiti da Hamas, come si pensava all'inizio della guerra. Durante i mesi, però, gli ostaggi sono stati spostati più volte per rendere complessa la localizzazione, perché è sui rapiti che si sta svolgendo un'altra guerra, con Israele determinato a riportarli a casa e Hamas a usarli come merce di scambio, scrive il giornale. E ora Hamas potrebbe decidere di cambiare tattica spostando nei tunnel gli ostaggi rimasti.

Ad oggi, Israele ha salvato sette ostaggi, ma la realtà è che da quando è iniziata la guerra altri ostaggi sono morti, sia nei combattimenti sia per mano di Hamas.

Funzionari americani e israeliani ritengono che le operazioni di salvataggio costituiscano un'eccezione e che solo attraverso mezzi diplomatici la maggior parte degli ostaggi rimasti potrà essere riportata a casa. Emissari americani in particolare stanno facendo pressioni su Israele e Hamas affinché accettino un accordo che prevederebbe la restituzione degli ostaggi come parte di una tregua.

"Bisogna ricordare che il rilascio dei quattro ostaggi è un risultato tattico che non cambia l'aspetto strategico", ha detto al New York Times Avi Kalo, tenente colonnello che un tempo dirigeva un dipartimento di intelligence militare che si occupava di prigionieri di guerra e persone scomparse. ''Hamas ha ancora decine di ostaggi, la stragrande maggioranza dei quali, se non tutti, non verranno rilasciati durante le operazioni, ma potranno essere salvati solo come parte di un accordo di cessate il fuoco'', ha sottolineato.

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