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Israele-Hamas, l'Iran scrive all'Onu e minaccia Tel Aviv

La lettera dell’ambasciatore di Teheran a Guterres dopo la morte di Mousavi: "Rispondere è un nostro diritto". Raid a Khan Younis, 20 morti. Raffica di razzi dal Libano

Esercito Israele
Esercito Israele
27 dicembre 2023 | 07.40
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Rischia di allargarsi la guerra a Gaza tra Israele e Hamas, che ha provocato finora 21.110 morti e 55.243 feriti nella Striscia. Dopo l'uccisione in Siria di Seyyed Razi Mousavi, un comandante dei Guardiani della Rivoluzione (i Pasdaran iraniani), in un raid attribuito a Israele, l'Iran minaccia Tel Aviv e con una lettera avverte l'Onu che "si riserva diritto legittimo e intrinseco, in base al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite, di rispondere con fermezza al momento opportuno, quando ritenuto necessario".

Nella lettera al segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, l'ambasciatore iraniano all'Onu, Amir Saeed Iravani ha parlato di "attacchi terroristici allarmanti e ricorrenti del regime israeliano in Siria". Secondo Iravani, il generale - che era "in missione a sostegno dell'Esercito siriano nella campagna antiterrorismo nei pressi di Damasco" - è stato ucciso "da tre missili sparati da postazioni del regime israeliano sulle Alture del Golan occupato" in quello che Teheran bolla come un "atto terroristico".

Secondo quanto riferisce l'agenzia iraniana Mehr, anche il ministro iraniano della Difesa, Mohammad Reza Ashtiani, ha parlato di un "atto terroristico" che "non passerà senza risposta. Una risposta ferma che arriverà dalla Repubblica Islamica "al momento e nel posto giusto".

Dal canto loro, i Guardiani della rivoluzione, i Pasdaran iraniani, affermano che l'attacco del 7 ottobre di Hamas in Israele è stato "una delle vendette" per l'uccisione (in un raid Usa in Iraq nel gennaio del 2020) del capo della Forza Quds, Qassem Soleimani. "La 'Tempesta di al-Aqsa' è stata una delle vendette per l'uccisione di Soleimani", ha detto il portavoce dei Pasdaran, Ramzan Sharif, minacciando che Teheran "risponderà" alla morte di Mousavi. "Queste vendette continueranno in luoghi e momenti diversi", ha minacciato, ribadendo - come riporta l'agenzia iraniana Tasnim - che Seyed Razi Mousavi "era responsabile di sostenere i Guardiani della Rivoluzione in Siria e rafforzare l'asse della resistenza" e "ha avuto un ruolo significativo nella preparazione di combattenti della resistenza nella lotta contro l'Is".

Il portavoce ha collegato l'uccisione di Mousavi "alla sconfitta irreparabile subita" da Israele il 7 ottobre. "L'uccisione del martire Mousavi è un proseguimento delle violazioni delle leggi internazionali" da parte di Israele, ha accusato, chiedendo agli organismi internazionali di "fermare questo processo". Altrimenti, ha detto, "si metteranno in pericolo la pace e la sicurezza internazionale". L'Iran, ha ribadito, "si riserva il diritto di vendicarsi" e "sarà una vendetta dura". Secondo Sharif, la "risposta sarà una combinazione di azioni dirette e del fronte della resistenza", ovvero gli alleati di Teheran nella regione.

Dopo le operazioni attribuite a Israele in territorio siriano e libanese, contro obiettivi iraniani e degli alleati di Teheran, Sharif ha anche accusato il governo israeliano di "voler allargare il conflitto e attaccare altri Paesi" in un momento in cui è "molto sotto pressione". Per Sharif, "una delle strategie" di Israele sarebbe quella di trasformare il conflitto con Hamas nella Striscia di Gaza in una guerra tra Iran e Usa.

Hamas smentisce Iran

Hamas ha preso tuttavia le distanze dalle parole con cui l'Iran definisce gli attacchi del 7 ottobre come "una delle vendette" per la morte di Soleimani. "Neghiamo la validità delle affermazioni del portavoce dei Guardiani della Rivoluzione, Ramzan Sharif, rispetto all'operazione 'Tempesta di Al Aqsa'" si legge in un comunicato diffuso dal gruppo dopo le dichiarazioni arrivate da Teheran e ripreso dall'agenzia Maan, in cui si rivendica che "tutta la risposta della resistenza palestinese arriva come reazione all'occupazione e all'aggressione" degli israeliani "contro il popolo palestinese e i suoi luoghi sacri". "Abbiamo chiarito in ripetute occasioni i motivi e le ragioni dell'operazione, con quella principale costituita dalle pericolose minacce contro la moschea di Al Aqsa", si legge ancora nel comunicato di Hamas, riferendosi agli attacchi nel sud di Israele in cui sono state uccise circa 1200 persone e circa 240 sono state rapite.

Raid su Khan Younis, 20 morti

Almeno 20 persone sarebbero intanto rimaste uccise e diverse decine sono ferite in un raid condotto dalle forze israeliane contro un edificio residenziale situato di fronte ad un ospedale di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha denunciato il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al Qidra, parlando di "orribile massacro" e spiegando che il raid ha colpito un palazzo dove si erano rifugiati palestinesi "sfollati" a causa dell'offensiva.

"Finora sono stati confermati 20 morti e decine di ferite, ma è molto probabile che il numero delle vittime aumenterà", ha scritto il portavoce in un comunicato pubblicato su Facebook.

Anche la Mezzaluna Rossa palestinese ha denunciato, in un post su X, il raid, parlando di "decine di morti e feriti in un attacco contro un edificio residenziale di fronte all'ospedale Al Amal". Sul sito viene anche pubblicano un video con "scene orribili", in cui si possono vedere i mezzi dell'organizzazione che trasferiscono feriti e diversi cadaveri estratti dalla macerie.

Telefonata Macron-Netanyahu

Colloquio telefonico tra il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Macron, riferisce l'Eliseo in una nota, "ha ribadito ancora una volta l'attaccamento della Francia alla sicurezza di Israele. A questo scopo, il presidente della Repubblica ha ricordato le misure adottate dall’Ue per l’istituzione di sanzioni contro Hamas, nonché le misure adottate con i partner internazionali contro i gruppi terroristici che minacciano la pace e la stabilità della regione". I due leader, sottolinea l'Eliseo, "hanno poi discusso della situazione a Gaza. Il Capo dello Stato ha ricordato che la liberazione di tutti gli ostaggi, e in particolare di tre nostri connazionali, è una priorità per la Francia. Con l'intensificarsi dei combattimenti, il presidente della Repubblica ha espresso al premier israeliano la sua più profonda preoccupazione per l'altissimo numero di vittime civili e per l'assoluta emergenza umanitaria affrontata dalla popolazione civile di Gaza. Ha ricordato l'imperativo imposto a Israele di proteggere i civili e ha sottolineato l'urgenza di fornire gli aiuti necessari alla popolazione di Gaza, nonché la necessità di lavorare per un cessate il fuoco duraturo, con l'aiuto di tutti i partner regionali e internazionali. Pertanto, la Francia lavorerà nei prossimi giorni, insieme alla Giordania, per realizzare operazioni umanitarie a Gaza".

Macron, si legge ancora, "ha inoltre insistito sull'importanza che Israele prenda tutte le misure necessarie per porre fine alle violenze commesse da alcuni coloni contro i civili palestinesi, nonché a qualsiasi nuovo progetto di colonizzazione in Cisgiordania, che minacci la soluzione dei 2 Stati, l'unica soluzione praticabile per garantire la sicurezza a lungo termine di Israele e soddisfare le legittime aspirazioni dei palestinesi". I due leader hanno infine affrontato la situazione regionale.

Il capo dello Stato francese "ha riferito degli sforzi della Francia per evitare un'escalation regionale e sui messaggi rivolti soprattutto all'Iran e ai suoi gruppi affiliati affinché si tengano lontani dal conflitto. Il presidente della Repubblica ha ribadito l’importanza della piena attuazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ha sottolineato che la Francia continua a lavorare, in coordinamento con i suoi partner internazionali, per evitare un’escalation sulla linea blu".

Raid su campo profughi in Cisgiordania

Almeno sei palestinesi sono morti in un attacco con un drone che ha colpito il campo profughi di Nur Shams, a est di Tulkarem, in Cisgiordania. E' quanto riferisce l'agenzia palestinese Wafa, secondo cui tra le vittime dell'operazione israeliana c'è un 17enne. Le altre vittime hanno tra i 19 e i 29 anni. Un 24enne è rimasto gravemente ferito.

Le forze israeliane (Idf) hanno confermato la morte di altri tre soldati nei combattimenti nel nord di Gaza. Si tratta di un tenente e di due militari con il grado di sergente maggiore, tutti di un battaglione della Brigata Givati. Secondo il bollettino ufficiale sono 164 i caduti tra le Idf dall'inizio dell'operazione di terra nella Striscia di Gaza.

Libano, raid israeliano su Bint Jbeil

Almeno tre persone sono morte nella notte in un bombardamento attribuito a Israele che ha colpito un'abitazione a Bint Jbeil, nel sud del Libano. Le vittime sono una coppia e il fratello dei due. Un'altra persona è rimasta ferita, come riporta il giornale L'Orient Le Jour, secondo cui si tratta della prima operazione israeliana a Bint Jbeil dallo scorso 8 ottobre quando sono iniziate le tensioni tra Israele e gli Hezbollah libanesi nel contesto delle ostilità tra Israele e Hamas.

Successivamente gli Hezbollah libanesi hanno rivendicato la responsabilità del lancio di almeno 18 razzi contro Rosh Hanikra, nel nord di Israele, affermando di aver preso di mira una postazione militare vicino a una base della Marina. Lo riferisce il Times of Israel precisando che almeno sei razzi sono stati intercettati dal sistema Iron Dome e che al momento non vi sono notizie di vittime né di danni.

Delegazione palestinese attesa al Cairo per colloqui su dopoguerra a Gaza

Una delegazione di funzionari dell'Autorità palestinese dovrebbe recarsi nei prossimi giorni al Cairo per colloqui con gli interlocutori egiziani del futuro della Striscia di Gaza. Lo scrive il Times of Israel che rilancia un articolo di Haaretz in cui si cita un funzionario palestinese di alto livello secondo il quale il 'canale' tra Egitto e Autorità palestinese si è aperto dopo che Il Cairo ha proposto un piano in tre fasi per la fine della guerra (la seconda fase includerebbe un "dialogo nazionale palestinese" sponsorizzato dall'Egitto).

E, stando ai rapporti di stampa, il capo dell'intelligence dell'Autorità palestinese, Majed Faraj, sarebbe già partito per Il Cairo per parlare di modifiche alla proposta egiziana. In queste settimane Egitto e Qatar hanno fatto da mediatori tra Israele e Hamas.

La "transizione a una fase diversa della guerra per concentrare il focus sugli obiettivi di alto valore di Hamas" e la "pianificazione" del dopoguerra a Gaza, "compresi governance, sicurezza e un orizzonte politico per i palestinesi", son stati anche al centro del colloquio a Washington tra il ministro israeliano per gli Affari strategici, Ron Dermer, e il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan. Lo ha detto al Times of Israel un portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale.

Dermer, uno dei più stretti consiglieri di Netanyahu, e Sullivan hanno parlato anche della situazione umanitaria a Gaza, dell'impegno per riportare a casa gli ostaggi trattenuti nella Striscia dall'attacco del 7 ottobre in Israele.

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