La notizia, rivelata da Fox News, - è stata confermata da un alto funzionario dell’amministrazione Usa. Netanyahu: "Dobbiamo distruggere asse iraniano"
Hamas avrebbe inviato una lettera al presidente americano Donald Trump chiedendo una tregua di 60 giorni nella Striscia di Gaza in cambio della liberazione immediata di metà degli ostaggi. La notizia - rivelata da Fox News - è stata confermata da un alto funzionario dell’amministrazione Trump e da "un’altra fonte direttamente coinvolta nei contatti", scrive Ynet.
Il documento, che dovrebbe essere consegnato a Trump entro questa settimana, includerebbe la richiesta di garanzie dirette da parte del tycoon. Secondo le fonti citate, l’obiettivo dei mediatori è che un cessate il fuoco temporaneo possa riattivare i negoziati, interrotti dopo il tentato assassinio di esponenti di Hamas in Qatar.
"Siamo in una lotta in cui stiamo prevalendo sui nostri nemici e dobbiamo distruggere l'asse iraniano - e abbiamo la forza per farlo. Questo è ciò che ci aspetta per il prossimo anno, che potrebbe essere un anno storico per la sicurezza di Israele", ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in un evento al quale hanno partecipato anche il capo di Stato maggiore, Eyal Zamir, e il ministro della Difesa, Israel Katz, in occasione del Rosh Hashanah, il capodanno ebraico che cade tra domani e mercoledì.
"Voglio ripetere che siamo determinati a raggiungere tutti i nostri obiettivi di guerra. Non solo a Gaza, non solo completare l'eliminazione di Hamas, liberare i nostri ostaggi e garantire che Gaza non possa più essere a lungo una minaccia per Israele, ma anche su altri fronti - aprire opportunità per la sicurezza, per la vittoria e anche per la pace", ha affermato Netanyahu, secondo quanto riferito dal Times of Israel.
Intanto Israele "respinge categoricamente la dichiarazione unilaterale di riconoscimento di uno Stato palestinese fatta dal Regno Unito e da alcuni altri Paesi. Questa dichiarazione non promuove la pace, ma al contrario destabilizza ulteriormente la regione e compromette le possibilità di raggiungere una soluzione pacifica in futuro". Ad affermarlo su X è Oren Marmorstein, portavoce del ministero degli Esteri israeliano, in risposta alla dichiarazione del Regno Unito, Canada, Portogallo e Australia in merito al riconoscimento di uno Stato palestinese.
"Definita dai leader di Hamas 'i frutti del massacro del 7 ottobre' - ha proseguito il portavoce - la dichiarazione non solo premia il più grande massacro di ebrei dall’Olocausto da parte di un’organizzazione terroristica che invoca e agisce per l’annientamento di Israele, ma consolida anche il sostegno di cui gode Hamas. È distruttivo separare la statualità – una delle questioni relative allo status finale – dalla pace. Questa decisione va contro ogni logica di negoziazione e di raggiungimento di un compromesso tra le due parti e allontanerà ulteriormente la pace desiderata".
"Inoltre - ha affermato ancora Marmorstein - l'Autorità nazionale palestinese non ha rispettato nessuno dei suoi obblighi e requisiti; non ha fermato né l'incitamento, né la politica del 'pagare per uccidere', né ha adottato le misure necessarie per combattere il terrorismo, come dimostrato di recente con la scoperta di razzi e missili vicino a Ramallah la scorsa settimana. L'Autorità Nazionale Palestinese è parte del problema e non della soluzione. Questo è anche il motivo per cui gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni all'Autorità Nazionale Palestinese e impedito ai suoi alti funzionari di entrare nel suo territorio".
In ogni caso, ha spiegato quindi Marmorstein, "Israele non accetterà alcun testo distaccato e immaginario che tenti di costringerlo ad accettare confini indifendibili. I gesti politici rivolti al pubblico nazionale danneggiano solo il Medio Oriente e non sono utili. Invece, se i Paesi che hanno firmato questa dichiarazione desiderano davvero stabilizzare la regione, dovrebbero concentrarsi sulla pressione su Hamas affinché rilasci gli ostaggi e proceda al disarmo immediato".
L'ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter ha intanto pubblicato una dura critica al primo ministro britannico Keir Starmer in seguito al riconoscimento da parte della Gran Bretagna dello Stato palestinese. "Quando Neville Chamberlain si è venduto ai nazisti, credeva (scioccamente) di evitare il conflitto. L'unica cosa che Starmer sta cercando di evitare è una presa di potere islamista in Gran Bretagna. Ha premiato i nuovi nazisti e riceverà solo vergogna", ha scritto Leiter su X.
Il ministro degli Esteri britannico Yvette Cooper ha però avvertito Israele di non annettere parti della Cisgiordania come rappresaglia per il riconoscimento dello Stato palestinese da parte del Regno Unito, ha detto alla Bbc prima di partecipare a una conferenza alle Nazioni Unite a New York, dove la Francia e altri Stati europei dovrebbero fare un annuncio simile.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha condannato queste misure, affermando che rappresentano "una grande ricompensa per il terrorismo". Alla domanda della Bbc se sia preoccupata che Israele usi questa dichiarazione come pretesto per annettere parti della Cisgiordania, la Cooper ha affermato di aver chiarito alla sua controparte israeliana che non deve farlo: "Siamo stati chiari sul fatto che la decisione che stiamo prendendo riguarda il modo migliore per rispettare la sicurezza di Israele e la sicurezza dei palestinesi. Si tratta di proteggere la pace, la giustizia e, soprattutto, la sicurezza del Medio Oriente e continueremo a collaborare con tutti nella regione per riuscirci".
"La cosa più semplice da fare - ha detto ancora - sarebbe semplicemente quella di andarsene e dire che è tutto troppo difficile. Pensiamo che sia sbagliato, visto che abbiamo visto tanta devastazione, tanta sofferenza. Così come riconosciamo Israele, lo Stato di Israele... dobbiamo anche riconoscere il diritto dei palestinesi a un proprio Stato".
Dopo la dichiarazione del leader Gb, la Germania ha però ribadito la propria posizione secondo cui non riconoscerà uno Stato palestinese finché israeliani e palestinesi non negozieranno una soluzione a due Stati. In partenza per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha affermato: "Una soluzione negoziata a due Stati è la strada che può consentire a israeliani e palestinesi di vivere in pace, sicurezza e dignità. Per la Germania, il riconoscimento di uno Stato palestinese avviene alla fine del processo. Ma questo processo deve iniziare ora".
Intanto i ministeri degli Esteri di Arabia Saudita e Qatar hanno accolto con favore il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte dei quattro Paesi. Secondo il ministero degli Esteri saudita, ciò "conferma il serio impegno dei Paesi amici a sostenere il processo di pace e promuovere la soluzione dei due Stati basata su legittime risoluzioni internazionali". Nel frattempo, il Qatar ha invitato altri Paesi ad adottare misure analoghe.