Israele-Hamas, Netanyahu: "Riconoscere Stato palestinese? Sarebbe un premio al terrore"
Benjamin Netanyahu ha presentato oggi, 18 febbraio 2024, una risoluzione al suo governo che rifiuta un "riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese". Lo conferma l'ufficio del premier israeliano, secondo quanto riporta il Times of Israel. Stando all'ufficio di Netanyahu, la risoluzione afferma che "Israele rifiuta i diktat internazionali su un accordo permanente con i palestinesi" e che "un'intesa di questo genere può essere raggiunto tramite negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni". Israele "continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese, un simile riconoscimento, dopo il massacro del 7 ottobre, assegnerebbe al terrore un premio enorme, senza precedenti e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace".
Il governo israeliano ha approvato all'unanimità una dichiarazione con cui "rifiuta categoricamente diktat internazionali circa un accordo permanente con i palestinesi" come riporta il Times of Israel dopo la notizia della presentazione da parte del premier Benjamin Netanyahu di una risoluzione in tal senso. "Un accordo, se raggiunto, arriverà solo con negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni", recita il testo approvato con cui Israele assicura che "continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese", perché "un simile riconoscimento, dopo il massacro del 7 ottobre, assegnerebbe al terrore un premio enorme, senza precedenti e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace".
"I nostri coraggiosi soldati sono nei tunnel a demolire le infrastrutture di questi assassini", ha detto Netanyahu e "l'esercito israeliano sta facendo sforzi che nessun altro esercito ha mai fatto nel proteggere i civili". "Non possiamo lasciare intatto un quarto dei battaglioni combattenti di Hamas" aggiunge. "Finiremo il lavoro con i nostri coraggiosi soldati", e "ci assicureremo che la popolazione civile" abbia un modo per raggiungere zone sicure.
Netanyahu ha accettato la richiesta del ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben Gvir di limitare i fedeli musulmani sul Monte del Tempio durante il Ramadan che inizierà a metà marzo. Una decisione che potrebbe rischiare di infiammare ulteriormente le tensioni, soprattutto se si applica anche agli arabi israeliani. Per questo il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz si sono opposti apertamente.
Si fa sempre più drammatica, intanto, la situazione a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo le ultime notizie sulla guerra tra Israele e Hamas, un attacco dell'artiglieria israeliana ha colpito un piano dell'ospedale al-Amal. Le forze israeliane, denuncia la Mezzaluna Rossa palestinese, "colpiscono con bombardamenti dell'artiglieria il terzo piano dell'ospedale di Al-Amal", si legge in un messaggio su X senza altri dettagli.
La denuncia arriva dopo che il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha fatto sapere che "l'ospedale Nasser non funziona più a causa dei raid" delle forze israeliane. Nella struttura restano "circa 200 pazienti e almeno 20 devono essere trasferiti con urgenza in altri ospedali per ricevere le cure necessarie", ha affermato, aggiungendo che "sia ieri che l'altro ieri, al team dell'Oms non è stato consentito l'ingresso in ospedale per valutare le condizioni dei pazienti e le esigenze terapeutiche, nonostante avesse raggiunto il complesso dell'ospedale per la consegna di carburante insieme ai partner". "Il prezzo dei ritardi verrà pagato con le vite dei pazienti - incalza - Dovrebbe essere facilitato l'accesso ai pazienti e all'ospedale".
Ieri le forze israeliane (Idf) hanno affermato di aver arrestato "100 sospetti terroristi" nell'ospedale Nasser. Mentre sfiora i 29.000 morti il bilancio delle vittime palestinesi dallo scorso 7 ottobre. Il ministero della Salute di Gaza, dal 2007 sotto il controllo di Hamas, parla di almeno 28.985 morti, con 127 decessi in 24 ore, e 68.883 feriti.
Gli Usa minacciano di porre il veto alla risoluzione proposta dall'Algeria per un cessate il fuoco a Gaza. Il testo dovrebbe essere votato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la prossima settimana, ma l'ambasciatrice statunitense presso le Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield ha avvertito che se il testo sarà presentato così come è stato redatto, non sarà adottato da Washington.
In una dichiarazione di sabato, Thomas-Greenfield ha affermato che "gli Stati Uniti stanno lavorando a un accordo tra Israele e Hamas che prevede il rilascio degli ostaggi e una pausa nei combattimenti per almeno sei settimane". "Nella scorsa settimana, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avuto diversi contatti con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, così come con i leader di Egitto e Qatar, per portare avanti questo accordo", ha detto.
"Crediamo che questo accordo rappresenti la migliore opportunità per riunire tutti gli ostaggi con le loro famiglie e consentire una pausa prolungata nei combattimenti, che consentirebbe di far arrivare nelle mani dei civili palestinesi una maggiore quantità di cibo, acqua, carburante, medicine e altri beni di prima necessità", ha detto l'ambasciatore. "La risoluzione presentata dal Consiglio di Sicurezza, al contrario, non raggiungerebbe questi risultati, e anzi, potrebbe essere dannosa. Per questo motivo, gli Stati Uniti non sostengono l'azione su questo progetto di risoluzione. Se dovesse essere votato così come redatto, non sarà adottato".
Mercoledì scorso, i paesi arabi alle Nazioni Unite hanno riaffermato il loro sostegno al progetto di risoluzione algerino che chiede un cessate il fuoco a Gaza e aiuti umanitari senza ostacoli nel contesto dell'imminente invasione di terra di Rafah da parte di Israele.
L'ambasciatore palestinese presso l'Onu Riyad Mansour ha esortato l'Onu ad agire e ha affermato che il gruppo ritiene che vi sia un sostegno "massiccio" per la risoluzione proposta. Nella sua dichiarazione di sabato, Thomas-Greenfield ha invece invitato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a garantire che "qualsiasi azione che intraprenderemo nei prossimi giorni aumenti la pressione su Hamas affinché accetti la proposta sul tavolo".
"La leadership di Hamas all'estero sta cercando un sostituto per il suo leader nella Striscia di Gaza Yahya Sinwar, poiché i battaglioni del gruppo a Khan Younis sono stati smantellati e si profila un'offensiva a Rafah". Ad affermarlo, secondo quanto riferisce 'The Times of Israel', è il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. "Hamas non si fida dei suoi comandanti, questa è una cosa molto, molto evidente", dice Gallant dopo un'analisi della situazione con il capo del Comando meridionale dell'Idf, il maggior generale Yaron Finkelman. "Hamas a Gaza non risponde e non c'è nessuno con cui parlare come leader sul terreno", sostiene il ministro aggiungendo che la leadership di Hamas all'estero è alla ricerca di nuovi leader a Gaza. A Khan Younis, Gallant dice che circa 200 sospetti terroristi si sono arresi alle truppe all'ospedale Nasser e decine all'ospedale Al-Amal, il che indica la perdita dello "spirito combattivo" di Hamas.
"Le persone che avevano Rpg, armi e pistole non hanno combattuto. Questo indica qualcosa sulla loro comprensione delle relazioni di potere, sul fatto che hanno capito che il loro destino sarebbe stato quello di arrendersi o morire, non c'è una terza opzione", spiega. Gallant afferma che la Brigata Khan Younis di Hamas è stata "sconfitta".
Hamas, rileva, "è rimasta con forze marginali nei campi centrali e con la Brigata di Rafah, e ciò che si frappone tra loro e un completo collasso come sistema militare è una decisione dell'Idf", spiega. "Non c'è nessuno qui che venga in loro aiuto, nessun iraniano, nessun aiuto internazionale", dice Gallant, promettendo che l'Idf smantellerà i restanti sei battaglioni di Hamas, due nel centro di Gaza e quattro a Rafah. "Non abbiamo il diritto di fermarci finché ci sono 134 ostaggi" detenuti da Hamas, aggiunge il ministro.