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Mutuo tasso variabile, quanto aumenta la rata: la simulazione

Le stime dopo l'innalzamento dei tassi da parte della Bce

Mutuo tasso variabile, quanto aumenta la rata: la simulazione
16 marzo 2023 | 14.48
LETTURA: 3 minuti

La Banca Centrale Europa ha confermato un nuovo aumento di 50 punti base del costo del denaro. La decisione della BCE ha effetti per chi ha un mutuo medio a tasso variabile: l'aumento potrebbe portare le rate del finanziamento a salire del 52% in meno di 18 mesi secondo le simulazioni di Facile.it.

Se l'innalzamento dei tassi deciso dalla BCE si riflettesse in maniera speculare sull’Euribor, la rata di un mutuo a tasso variabile standard passerebbe dai 456 euro di gennaio 2022 ai 693 euro del secondo trimestre 2023.

Alla luce delle vicende Silicon Valley Bank e Credit Suisse, sono cambiate però le aspettative future dei mercati: ora scommettono su aumenti più contenuti nei prossimi mesi e sulla possibilità che la BCE rallenti, se non addirittura interrompa, il trend rialzista. Fino a pochi giorni fa, guardando i Futures sugli Euribor, la rata sarebbe potuta arrivare a giugno 2023 a 740 euro, oggi gli analisti prevedono invece che possa salire non oltre i 700 euro.

Le simulazioni

Per analizzare come sono cresciute le rate e come ancora potrebbero aumentare a seguito del nuovo rialzo dei tassi da parte della BCE, Facile.it ha preso in esame un finanziamento a tasso variabile da 126.000 euro in 25 anni sottoscritto a gennaio 2022.

Il tasso (Tan) di partenza usato nell’analisi è pari a 0,67%, corrispondente ad una rata mensile di 456 euro. A partire dalla seconda metà del 2022 la Banca Centrale Europea ha deciso di contrastare la crescente inflazione aumentando più volte il costo del denaro, scelta che ha contribuito a far già salire notevolmente il tasso del mutuo variabile (arrivato a sfiorare il 4% a marzo 2023) incremento che, come detto, non pare destinato a fermarsi e anzi con l’ulteriore aumento dei tassi BCE dello 0,50%, che potrebbe portare la rata mensile del mutuo tipo addirittura a circa 693 euro.

«Per capire come cambieranno nella realtà le rate dei mutuatari bisognerà aspettare di vedere come si muoverà effettivamente l’Euribor, la cui volatilità è aumentata notevolmente nelle ultime ore a seguito delle vicende SVB e Credit Suisse», spiegano gli esperti di Facile.it.

Crescono le surroghe e calano gli importi richiesti

Per far fronte all’aumento delle rate, e tutelarsi da ulteriori futuri rincari, molti mutuatari stanno valutando la possibilità di cambiare banca; a conferma di questo trend arrivano altri dati di Facile.it, che hanno messo in luce come le richieste di surroga siano tornate a crescere e, nei primi due mesi dell’anno, abbiano rappresentato quasi il 20% del totale delle domande di finanziamento, valore raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

«Chi ha un mutuo a tasso variabile e vuole cambiare, oggi ha diversi strumenti a disposizione», continuano gli esperti di Facile.it - «Può scegliere di surrogare il finanziamento, o, se si hanno i requisiti, rinegoziare il mutuo con la propria banca sfruttando magari le nuove regole introdotte del Governo. Il consiglio è di rivolgersi ad un consulente così da identificare l’opzione più adatta alle proprie esigenze».

L’aumento dei tassi riguarda anche gli aspiranti mutuatari, che oggi devono fare i conti con condizioni meno favorevoli rispetto al passato. Non sorprende vedere che, negli ultimi mesi, chi ha presentato domanda di finanziamento per l’acquisto della prima casa abbia puntato a importi più contenuti rispetto al passato. Sempre secondo l’analisi di Facile.it, nei primi due mesi del 2023 la richiesta media per mutui prima casa è scesa a 136.935 euro, valore in calo del 7% rispetto allo stesso periodo del 2022.

«Il calo graduale degli importi richiesti, già in atto dalla seconda metà del 2022, è strettamente legato all’aumento dei tassi di interesse», concludono gli esperti di Facile.it. «In alcuni casi è l’aspirante mutuatario che, pur di non rinunciare all’acquisto, sceglie di orientarsi su un importo più contenuto così da alleggerire la rata mensile, in altri è la banca stessa che, per preservare il rapporto rata/reddito, è costretta a ridimensionare la richiesta».

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