Dopo l'ok di Palazzo Madama, il testo sarà alla Camera per l'approvazione definitiva il 29 dicembre. M5S contro Gasparri, in Aula cartelli con scritta: "Querelaci tutti"
L'Aula del Senato ha dato il via libera alla legge di bilancio. Il voto di fiducia chiesto dal governo sul maxiemendamento ha incassato 112 sì, contrari 76 e tre astenuti. Ora il testo passa alla Camera per l'approvazione definitiva il 29 dicembre di Montecitorio, scongiurando di 48 ore lo spauracchio dell'esercizio provvisorio, sempre paventato e sempre scansato in extremis.
I primi emendamenti dell'opposizione alla manovra arriveranno in commissione Bilancio della Camera già questa sera, in largo anticipo rispetto alla scadenza fissata per domani alle 14,30. Secondo quanto spiegano fonti parlamentari all'Adnkronos, si tratterà delle proposte normative considerate più importanti, circa una cinquantina, e la presentazione in serata servirà per permettere alla commissione di valutare con più tempo i contenuti. La seduta della commissione Bilancio della Camera è in programma domani mattina alle 10.
Come indicato dalle fonti, tra questi emendamenti rientrerebbero alcuni che contrapporrebbero, a quanto deciso da governo e maggioranza, diverse proposte come ad esempio la destinazione dei fondi per il ponte di Messina alle ferrovie e al trasporto pubblico locale, oppure il taglio ai finanziamenti per gli armamenti in favore della sanità pubblica. Inoltre, si apprende, sarebbe presente anche un emendamento 'monstre' per istituire il reddito universale di base, le cui elevate risorse verrebbero recuperate attraverso un'imposta patrimoniale, la tassazione su successione e rendite finanziarie e dalla legalizzazione della cannabis.
Bagarre in aula nel corso della votazione. Nel mirino dei Cinque Stelle finisce il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, contro cui i pentastellati alzano cartelli con la scritta 'Gasparri querelaci tutti', riferiti alle querele, annunciate dal capogruppo di Forza Italia, sul caso del suo incarico nella società Cyberealm. "Che bellezza, tanto non vi inquadrano", ha ironizzato il presidente del Senato Ignazio La Russa. "Credo che, dopo tante belle parole, ci sia stata una caduta di tono da parte del suo gruppo, una grossa caduta di tono che mi sento di censurare", ha detto rivolto al presidente del gruppo M5S, Stefano Patuanelli.
Ma non è tutto. "Durante la dichiarazione di voto di Matteo Renzi si è sentito distintamente, e lo ha sentito tutta l'Aula, una frase ingiuriosa del senatore Gasparri nei confronti del senatore Renzi. Per questo chiedo al presidente del Senato di intervenire", denuncia il capogruppo di Italia Viva, Enrico Borghi.
Renzi nell'intervento stava criticando Forza Italia per l'astensione ieri sul Mes. "Tradisce la vostra storia e le scelte europeiste di Silvio Berlusconi. Con il voto di astensione sul Mes e capisco l'imbarazzo di Gasparri state tradendo l'eredità politica di Silvio Berlusconi". Lì scatta la "frase ingiuriosa" di Gasparri denunciata da Borghi. L'aula rumoreggia, Renzi interrompe l'intervento e chiede di recuperare il tempo che "la volgarità e la maleducazione di Gasparri mi ha sottratto". Quindi Borghi chiede l'intervento di La Russa. "Ho capito perfettamente -replica il presidente del Senato-. Il presidente Renzi ha chiesto un esame della ripresa televisiva, la faremo e se Renzi riterrà potrà intervenire a fine seduta per fatto personale. Ma faremo comunque l'esame per valutare eventuali, eventuali provvedimenti".
A mettere la parola fine alla vicenda, per cui si è pure ricorso al Var, ai video d'Aula, è il presidente del Senato Ignazio La Russa. La seconda carica dello Stato comunica all'Aula il lieto fine: "Informo l'Assemblea che il presidente Renzi si è dichiarato soddisfatto delle scuse del senatore Gasparri -dice La Russa- e quindi, in un clima natalizio, non avrà più seguito alcuna discussione. Me lo ha detto lui, giuro, buon Natale a tutti".
"Tanti hanno criticato" la Legge di Bilancio, dice il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, ma "viviamo tempi complicati, speriamo non sempre ci sia una guerra in Europa". "Abbiamo deciso di aiutare le famiglie italiane più bisognose proprio nel 2024, perché ci siamo resi conto che purtroppo questa guerra ha portato anche tanta inflazione nelle case degli italiani. Ignorare questo sarebbe ignorare la realtà".
"Sul superbonus non è che viviamo su Marte, stiamo aspettando le ultime proiezioni per quanto riguarda il costo. Abbiamo un problema di tenuta dei conti pubblici da cui poi facciamo decidere le decisioni". "Ogni mese di superbonus - ha spiegato - ci costa 4,5 miliardi, che è esattamente quanto abbiamo stanziato in aumento per la sanità per tutto l'anno per il 2024. Ogni mese di proroga si mangia esattamente lo stanziamento per la sanità. Se non si capisce questo, non si fa un ragionamento onesto", ha detto ancora Giorgetti. "Sul rispetto del 5,3% del deficit quest'anno "aspettiamo i dati del Superbonus, appunto".