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Modelli di tassazione e occupazione femminile: come Fisco e agevolazioni influenzano la parità di genere

Modelli di tassazione e occupazione femminile: come Fisco e agevolazioni influenzano la parità di genere
09 febbraio 2024 | 18.11
LETTURA: 4 minuti

Anche il Fisco e le agevolazioni legate alla famiglia possono influenzare la parità di genere: il rapporto tra modelli di tassazione e occupazione femminile è tutt’altro che trascurabile nell’economia dei fattori che frenano l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro

La tassazione può influenzare la parità di genere? Tutto dipende dai modelli applicati e dagli effetti che ne derivano sull’occupazione femminile. Ma senza dubbio può essere determinante.

Secondo diversi studi, in Italia l’attuale sistema fiscale e di agevolazioni legate alle famiglie frena l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro.

Semplificando al massimo, in alcuni casi la spesa, in termini di maggiori imposte e perdite di benefici, non vale l’impresa.

L’importanza dei modelli di tassazione per la parità di genere

La mancata parità di genere nel mondo del lavoro, che caratterizza il nostro panorama occupazionale, ha portato anche l’OCSE a richiamare l’attenzione sul tema. Il report Noi ISTAT 2023 ha registrato un divario di 19,8 punti percentuali per il 2022.

Dai consolidati ruoli di genere, di stampo culturale, al sistema di welfare, sono diversi gli elementi che si intrecciano e giocano un ruolo in questa differenza. Anche il sistema di tassazione e agevolazioni legate alle famiglie possono agire come spinta o come freno.

Senza dubbio, infatti, le imposte sul reddito da lavoro hanno la capacità di esercitare un’influenza sull’offerta di lavoro, ovvero sulla scelta dei singoli individui di intraprendere o proseguire un’attività lavorativa.

Per indagare il rapporto con l’occupazione femminile, sotto la lente di ingrandimento c’è la famiglia come sistema condiviso di redditi, beni e servizi, che spesso non possono essere affidati all’esterno. Un esempio? L’assistenza alle persone anziane o con disabilità, ai bambini e alle bambine.

Modelli di tassazione e occupazione femminile: il freno delle detrazioni per il coniuge a carico

In questa ottica e con la consapevolezza che in Italia il ruolo di cura è nella maggior parte dei casi ancora pienamente affidato alle donne, bisogna analizzare la tassazione, le agevolazioni e l’impatto che hanno sull’ingresso nel mondo del lavoro.

Restando con lo sguardo sul nostro paese, è necessario considerare che il modello individuale applicato in Italia è quello più neutro.

Con questo meccanismo il reddito viene tassato a prescindere da quello degli altri componenti della famiglia e dovrebbe essere al riparo dalle distorsioni che caratterizzano la tassazione familiare, dove in linea di massima si rischia di tassare in maniera più pesante il reddito aggiuntivo, quello di chi entra nel mondo del lavoro in una seconda fase.

Ma la scelta del modello non è tutto. E l’Italia lo dimostra: una serie di agevolazioni in vigore hanno un effetto boomerang sul secondo percettore di reddito in famiglia che, di solito, è donna agendo come freno all’ingresso nel mondo del lavoro.

L’esempio principale è quello che riguarda la detrazione per coniuge a carico, uno sconto d’imposta che spetta in caso di disoccupazione o di entrate annuali estremamente ridotte: per alcuni livelli di reddito avere un’entrata aggiuntiva in famiglia potrebbe risultare non conveniente.

La detrazione per il coniuge a carico, come ha sottolineato anche il direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani Carlo Cottarelli durante un’intervista rilasciata a Informazione Fiscale sulla gender tax, è uno degli elementi fiscali che possono frenare l’ingresso nel mondo del lavoro delle donne.

Lo ha confermato anche la Banca d’Italia nel report Women, labour markets and economic growth diffuso a giugno 2023 e lo ha ribadito l’OCSE nello studio sull’Italia pubblicato a gennaio 2024.

Ma non è l’unico effetto freno presente nel sistema, lo stesso meccanismo di accesso e di calcolo delle agevolazioni legate alle famiglie sulla base dell’ISEE, Indicatore della Situazione Economica Equivalente può scoraggiare l’occupazione femminile.

Anche in questo caso, ad esempio, sulla deduzione fino a un massimo di 3.000 euro per il lavoro dipendente non è prevista alcuna maggiorazione in caso di più percettori di reddito all’interno della famiglia, meccanismo previsto con le debite differenze per il calcolo dell’importo dell’assegno unico e che potrebbe agire con una spinta positiva.

Il sistema di tassazione e agevolazioni legate alla famiglia, quindi, sembra essere concepito per i nuclei monoreddito: uno schema adatto a confermare i consolidati ruoli di genere e la famiglia come ammortizzatore sociale, necessario in un contesto che non crea i presupposti per esternalizzare i servizi di cura.

La tassazione individuale dovrebbe essere neutra, priva di distorsioni, ma non sempre è così: il modello italiano rende il lavoro più costoso, in termini di aumento del carico fiscale e perdita delle agevolazioni, per il secondo percettore di reddito in famiglia che, di solito, è donna.

Alla luce di questa fotografia non può che passare anche dal Fisco il percorso verso un incremento dell’occupazione femminile e della parità di genere.

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