La Commissione esorta gli Stati membri a conformarsi ai diritti in materia per genitori e prestatori di assistenza
Per salvaguardare il diritto all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare in tutti gli Stati membri, la Commissione europea ha deciso di proseguire le procedure di infrazione nei confronti di Belgio, Cechia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Austria e Slovenia, inviando loro un parere motivato per non aver notificato misure nazionali che recepiscano pienamente le norme dell'UE che stabiliscono i diritti in materia per i genitori e i prestatori di assistenza.
L'UE ha prodotto una serie di atti legislativi che riconoscono ai cittadini diritti minimi a livello di Unione per la conciliazione del lavoro con le responsabilità familiari.
La direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare è un fattore di svolta per i genitori lavoratori e i prestatori di assistenza: stabilendo norme minime sui diritti al congedo - congedo di paternità, congedo parentale e congedo per i prestatori di assistenza - rende più facile conciliare famiglia e carriera, e riconosce ai genitori e ai prestatori di assistenza il diritto di chiedere modalità di lavoro flessibili.
Le nuove norme aiutano le persone a sviluppare sia la carriera che la vita familiare, favorendo il loro benessere generale. L'obiettivo è migliorare l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per tutti e agevolare i genitori e i prestatori di assistenza nella gestione delle loro responsabilità.
La direttiva prevede i seguenti diritti:
• congedo di paternità: i padri hanno diritto a un congedo di paternità di almeno dieci giorni lavorativi in occasione della nascita del figlio, con una retribuzione di livello pari almeno alla prestazione di malattia;
• congedo parentale: ciascun genitore ha diritto ad almeno quattro mesi di congedo parentale, di cui due mesi retribuiti e non trasferibili; i genitori possono chiedere di fruire del congedo secondo modalità flessibili, a tempo pieno, a tempo parziale o in periodi separati;
• congedo per i prestatori di assistenza: tutti i lavoratori che forniscono assistenza o sostegno personali a un familiare o a una persona che vive nello stesso nucleo familiare hanno diritto a un congedo di almeno cinque giorni lavorativi all'anno;
• modalità di lavoro flessibili: tutti i lavoratori con figli fino a otto anni di età e tutti i prestatori di assistenza hanno il diritto di chiedere una riduzione dell'orario di lavoro, orari di lavoro flessibili e flessibilità sul luogo di lavoro.
Le nuove norme si aggiungono ai diritti derivanti dalla direttiva 92/85 sulle lavoratrici gestanti, che riconosce alle donne il diritto a un congedo di maternità di almeno 14 settimane, di cui almeno due obbligatorie, con un'indennità almeno equivalente all'indennità nazionale di malattia.
La direttiva va di pari passo con la strategia europea per l'assistenza, volta a garantire servizi di assistenza di qualità, accessibili e a costi sostenibili in tutta l'Unione europea e a migliorare la situazione sia dei beneficiari dell'assistenza sia delle persone che li assistono, a livello professionale o informale.
La direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare è una delle azioni destinate ad attuare ulteriormente i principi del piano d'azione del pilastro europeo dei diritti sociali. La proposta è stata adottata il 13 giugno 2019 e gli Stati membri avevano tre anni di tempo, fino al 2 agosto 2022, per recepirla negli ordinamenti nazionali.
Il 21 settembre 2022 la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora a diciannove Stati membri per mancata comunicazione delle misure di recepimento della direttiva negli ordinamenti nazionali.
Dopo aver analizzato le loro risposte, la Commissione ha constatato che la direttiva non era stata ancora pienamente recepita in undici Stati membri e ha pertanto deciso di compiere un ulteriore passo avanti nei procedimenti di infrazione inviando un parere motivato a Belgio, Cechia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Austria e Slovenia. Questi Stati membri dispongono ora di due mesi per adottare le misure necessarie per conformarsi al parere motivato, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferirli alla Corte di giustizia dell'Unione europea.