Esce l’ultimo libro dello scrittore due volte premio Strega. Protagonista un dodicenne di paese, in un'estate in cui scopre l'amore ma anche una 'crepa'...che gli cambierà la vita. L'autore: "La vera conquista è l'accettazione. Se ci riesci puoi andare avanti, altrimenti ti fermi"
Un’estate che cambia la vita. Una stagione intensa in cui si scopre l’amore e si diventa grandi. Un ragazzo di dodici anni, Luigi Bellandi, detto Gigio, che passo dopo passo 'fiorisce' prima 'della gelata'. Gelata che impara, però, faticosamente ad accettare. Un bambino di paese, "teoricamente più indietro rispetto ai coetanei della città" che “all’improvviso trova le scorciatoie per arrivare al grande mondo. Scorciatoie che negli anni Settanta erano a disposizione di tutti - la musica, i fumetti, Linus - e che, per la prima volta, rendevano uguale un ragazzino di Vinci e uno di Milano". E' la parabola - segnata da un corto circuito familiare incombente - del protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, 'Settembre Nero', pubblicato da La Nave di Teseo e ora in libreria.
La vicenda, racconta all’AdnKronos Veronesi, è ambientata nell’estate del 1972. Cinquant’anni dopo Gigio, diventato oramai un adulto, ripercorre i fatti che hanno scandito quei giorni trascorsi anche seguendo le Olimpiadi di Monaco. Olimpiadi insanguinate dal tragico attacco terroristico messo in atto il 5 settembre di quell’anno dal gruppo ‘Settembre Nero’. Gigio analizza – a posteriori – in modo analitico i dettagli della sua esistenza e della sua famiglia. Rievoca i profumi, le emozioni e le sensazioni di quell’estate andando a caccia della crepa che ha incrinato quel microcosmo apparentemente perfetto. "Grazie alla musica e ai fumetti, Gigio - dice Veronesi - trova uno spazio fuori da quello che aveva sempre considerato il suo nido, il luogo accogliente e rassicurante di cui aveva sempre pensato di fare parte: la sua famiglia, il suo paese. Trova un altrove in cui è solo, indipendente e autonomo”.
Un altrove che gli indica Astel Raimondi, la ragazzina bella e ricca dalla quale è attratto e che occupa l’ombrellone vicino al suo. “Il bambino che era - riprende lo scrittore, due volte premio Strega - non si sarebbe aspettato mai che proprio dalla famiglia, dai genitori, venissero le picconate. Il ragazzino che lui sta diventando invece sì”. Questo perché “Astel ha dei problemi con la famiglia e vuole andare via”. Ecco perché "anche lui comincia a concepire questo altrove, lo vive, perché vive con lei dei momenti di felicità. Questo di fatto lo salva: se non avesse provato quell'amore, quel senso di liberazione, quello che succede nella sua famiglia lo avrebbe trovato completamente ignaro, vergine”, spiega Veronesi.
L’evoluzione che compie, quindi, “rende meno grave, per Gigio, la sua scoperta sconvolgente: ovvero che la famiglia che fino a lì ti ha protetto, ti ha avvolto, ti ha rassicurato, in realtà può essere invece l'origine di una grande sofferenza. La fortuna di riuscire a elaborare questo sconvolgimento, gli permette di accettarlo vivendo un'altra vita non compromessa dall’interruzione della prima”. Ecco quindi che emerge uno degli elementi portanti della narrativa di Veronesi: l’idea che il destino vada accettato così com’è. "Potendo scegliere quale epilogo dare a una parabola anche di dolore, mi piace sempre vedere l'uomo che riesce ad accettare il suo destino", confessa infatti lo scrittore.
Una scelta, questa, ben visibile infatti anche ne ‘Il Colibri’ e in ‘Caos calmo’. “Insomma, la vera conquista - sostiene Veronesi - è l'accettazione. A volte però è un percorso molto duro. Ma se riesci ad accettare puoi andare avanti, altrimenti ti fermi. E io non voglio mai che i miei personaggi si fermino, non voglio vederli morti o prigionieri. Anzi, se scrivo un romanzo voglio liberarli dal problema che io, sadicamente, metto loro addosso. La vera liberazione è il momento in cui un personaggio riesce ad accettare ciò che gli capita e fare un passo oltre. Magari ‘quell'oltre’ in cui si trova non è affatto confortevole, però è suo. Mentre prima era in gabbia”.
Gigio nel corso del racconto è in qualche modo tormentato dal dubbio. Si domanda, infatti, se avesse potuto modificare il corso degli eventi. "Ma un suo intervento avrebbe migliorato le cose?”, si chiede Veronesi che conclude: “Alla fine il premio dell'accettazione - che è un mistero difficile da raggiungere - è questo: una volta che hai isolato l'evento o gli eventi che ti hanno fatto male puoi ottenere la serenità. E’ la serenità il vero regalo, perché è così difficile da raggiungere".
(di Carlo Roma)