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Nel romanzo 'L'amapola della Sierra Madre' l'inizio del narcotraffico messicano

Fiori di amapola, il papavero da oppio al centro del romanzo di Pietro Corsi
Fiori di amapola, il papavero da oppio al centro del romanzo di Pietro Corsi
12 settembre 2016 | 11.52
LETTURA: 5 minuti

Gli albori del narcotraffico in Messico raccontati da un molisano giramondo. E' il romanzo 'L'amapola della Sierra madre' di Pietro Corsi, pubblicato da Harpo, che ha ricevuto il premio della giuria ai Pagasus Literary Awards 2016 di Cattolica. "L'amapola è il papavero, in questo caso l'amapola della morte o adormidera, insomma il papavero da oppio -spiega l'autore all'Adnkronos- che viene coltivato largamente lungo la Sierra Madre". Il romanzo, afferma Corsi, "è' senz'altro una storia di narcotraffico: una storia che comincia dalla coltivazione di questo fiore della morte, e prosegue con il principio del narcotraffico in Messico all'inizio degli anni '30, continuato negli anni '40 ed al giorno d'oggi così come lo conosciamo". Il personaggio al centro della narrazione è un italiano, Bartolomeo Pinzi, conosciuto come don Bartolo, ispirato a una persona reale: "Un piemontese che era arrivato misteriosamente, non si sa esattamente come, in Messico nel 1876 e nel giro di venti - trent'anni era riuscito a diventare proprietario di grandissimi latifondi in tutto il Messico, e in particolare nei pressi di una città sulle rive del Pacifico, Mazatlan -spiega l'autore- Nel romanzo lui non si era mai accorto che sui suoi terreni si coltivava anche l'adormidera, poi lo scopre e si mette alla ricerca del come, del perchè del dove".

Dai campi di don Bartolo inizia il commercio clandestino del prodotto grezzo ricavato dal papavero da oppio, la 'goma' o 'negra'. Nel romanzo, diviso nelle due parti 'La rosa dei ricordi' e 'Il fiore di gomma', spicca il personaggio di Abuelita, vegliarda che è la memoria dell’azienda di Pinzi e profetizza come l'amapola sarà un giorno causa della fine dell’azienda e del mondo intero. Corsi molisano di nascita, a metà degli anni 50 si è trasferito a Roma dove ha svolto l’attività di traduttore per l’industria cinematografica e ha collaborato alla creazione di diversi programmi radiofonici. Nel 1963 si è trasferito a Città del Messico come traduttore presso gli Studi Cinematografici Churubusco. Ha viaggiato per il Messico in lungo e in largo fino ad assimilarne cultura e umori. 'L’Amapola della Sierra Madre' è frutto di quest’esperienza. "Tutto quello che scrivo è frutto della sua esperienza", sottolinea l'autore e aggiunge: "La mia vita è stata senz'altro molto, molto avventurosa: sono andato via da Roma proprio in cerca dell'avventura e ogni avventura mi ha portato a desiderarne altre, e non credo di essermi ancora fermato anche se ho raggiunto la soglia degli 80 anni".

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