Da domani "La bellezza del sacro: l'Altare dei Medici e i doni dei Re" con 108 opere
Il Museo Marino Marini di Firenze inaugura un'esposizione che ripercorre la storia della cristianità e svela al pubblico oltre cinque secoli di devozione e bellezza sacra. Nell'antica chiesa di San Pancrazio, per la prima volta in Italia, sono in mostra le opere più prestigiose della collezione che costituisce il Tesoro del Santo Sepolcro, capolavori di elevato pregio artistico e mai esposti prima.
Dal 13 settembre al 7 gennaio 2025 ospita la mostra "Il Tesoro di Terrasanta al Museo Marino Marini. La bellezza del sacro: l'Altare dei Medici e i doni dei Re". Presenti 108 opere, in gran parte provenienti dal Terra Sancta Museum di Gerusalemme, testimonianze di fede e di affermazione dell'influenza e del prestigio politico delle corti europee nei secoli. Le restanti opere provengono da importanti musei italiani, come le Gallerie degli Uffizi e il Museo di Capodimonte, oltre che da prestigiose biblioteche come la Nazionale di Firenze, la Laurenziana e la Riccardiana. Contribuiscono inoltre l'Archivio di Stato di Firenze, il Banco di Napoli, la Collezione Pratesi e alcune collezioni private.
La mostra è dedicata a promuovere la bellezza come strumento per favorire una cultura della pace e contrastare ogni forma di violenza e conflitto. Bellezza: l'unico linguaggio che possa supportare una visione di pace. In un momento storico in cui la Terra Santa, crocevia di fedi e culture, è purtroppo anche teatro di divisioni e tensioni, questa mostra si propone di riscoprire le radici spirituali e culturali che uniscono, attraverso il potere universale dell'arte.
"Il nostro Museo Marino Marini è onorato di presentare al pubblico un tesoro di inestimabile valore artistico e spirituale - sottolinea Carlo Ferdinando Carnacini, presidente della Fondazione Marini San Pancrazio - Questa mostra, ospitata in uno dei luoghi più antichi di Firenze, è un'occasione unica per ammirare capolavori che raccontano la storia della devozione cristiana e per riflettere sul legame profondo tra arte e fede. Inoltre, rappresenta un'opportunità per il nostro museo di continuare celebrare l'eredità di Marino Marini, rafforzando il legame profondo tra Firenze e Gerusalemme, simboli di fede e dialogo tra le culture".
Questo straordinario tesoro, arricchito dai prestiti di musei italiani e collezioni private, illustra il complesso intreccio tra mecenatismo e culto religioso, guidando i visitatori in un affascinante viaggio attraverso i secoli, il genio della creazione artistica e la spiritualità che hanno contribuito a plasmare le radici culturali dell'Occidente cristiano.
La collezione di opere, posta sotto la tutela della Custodia di Terra Santa, costituisce un patrimonio di oggetti religiosi, gioielli, ornamenti e paramenti sacri, codici e baldacchini che i francescani hanno preservato nel corso di oltre cinquecento anni, e che ritorneranno a Gerusalemme per l’istituzione Terra Sancta Museum Art and History, nel convento di San Salvatore.
Fra Stéphane Milovitch, direttore dei Beni Culturali della Custodia e responsabile del progetto del Terra Sancta Museum, spiega: "Parlare di cultura e arte in tempi di guerra potrebbe sembrare fuori luogo, ma come francescani crediamo profondamente che la cultura possa curare le ferite quando tutte le altre porte sono chiuse. Una delle nostre più grandi sfide come Chiesa, dopo il soddisfacimento dei bisogni primari, sarà quella di permettere a persone che si odiano e si fraintendono di andare oltre la politica e il conflitto, anche solo per qualche ora. Questo è il nostro obiettivo nel creare il primo museo d'arte cristiana a Gerusalemme: fornire la possibilità di incontrarsi. La Chiesa deve essere inventiva e creativa. Non abbiamo il diritto di arrenderci".
Il percorso espositivo prende avvio dalla Cappella Rucellai, di cui fa parte il sacello del Santo Sepolcro, meraviglia del Rinascimento fiorentino concepita da Leon Battista Alberti come replica della basilica gerosolimitana. La mostra si apre con una suggestiva narrazione della millenaria storia del Santo Sepolcro di Terrasanta, arricchita da documenti e preziosi manufatti. L'esposizione culmina con la preziosa collezione di capolavori donati dai sovrani di Spagna, Francia, Portogallo e del Sacro Romano Impero, seguiti dai tesori provenienti dalle grandi potenze italiane come Venezia, Genova, il Granducato di Toscana e il Regno di Napoli. Il percorso si snoda attraverso i fasti del Rinascimento mediceo, le raffinate opere degli Asburgo-Lorena e giunge fino al periodo moderno.
"Questa mostra, è un’escursione nella storia del Santo Sepolcro: con un percorso preliminare nella storia della basilica gerosolimitana, a partire dalla Cappella Rucellai, che evoca la costruzione della basilica costantiniana - illustra Leyla Bezzi, curatrice esecutiva - e racconta anche del concetto di bellezza del sacro che si intreccia con elementi estetici, spirituali e culturali, manifestandosi attraverso l'arte che suscita meraviglia e riverenza, elevando lo spirito umano e facilitando il contatto con il divino".
Particolare attenzione è riservata ai doni provenienti da Firenze a dall’Italia, anche grazie al prezioso restauro di alcune opere, promosso dal Museo Marino Marini di Firenze. Tra queste, spicca l'Altare dei Medici, di cui fa parte l'Ornamento donato da Ferdinando I granduca di Toscana e realizzato da Domenico Portigiani, Giambologna e Pietro Francavilla tra il 1588 e il 1590. L’iniziativa del Museo Marino Marini ha riportato all’antico splendore altri tesori come il Tabernacolo del Commissario di Terra Santa e la Lampada voluta da Ferdinando IV granduca di Toscana, il codice manoscritto Antifonario 18, insieme a paramenti sacri come la Pianeta di Alice di Toscana e il Paliotto del Commissario di Terrasanta a Venezia, e infine, l'arazzo delle Gallerie degli Uffizi con soggetto Cosimo il Vecchio fa costruire un ospedale per i pellegrini a Gerusalemme.
La mostra intende far conoscere ai visitatori anche lo splendore dei doni napoletani del XVIII secolo, come la serie di tre dipinti inediti che raffigurano l’Estasi di San Francesco d’Assisi, Sant'Antonio da Padova e San Giuseppe e il Bambino, opera del pittore Francesco De Mura (1696-1782), e che appartengono alla quattro tele inviate a Nazareth per la cappella costruita sui resti della casa della Vergine. Queste opere, ora accuratamente restaurate, sono rimaste per lungo tempo derelitte ed erroneamente attribuite a un artista andaluso affine a Bartolomé Esteban Murillo. Le ricerche di archivio correlate alla redazione del catalogo della mostra hanno permesso di risalire ai documenti di trasporto e alle note contabili legate alla commissione dei tre dipinti, restituendoli al pubblico con l’esatta data in cui furono realizzati e con il nome dell’autore reale, aprendo a nuove interessanti riflessioni circa l’evoluzione stilistica di De Mura e della sua scuola.
Come fa notare Fra Francesco Patton O.f.m., custode di Terra Santa, che ha visitato la mostra in occasione della inaugurazione: "La Toscana, legata alla Terra Santa sin dalle Crociate, conserva ancora oggi, nelle pietre portate da Pazzino de' Pazzi dal Santo Sepolcro, un prezioso retaggio che infiamma la tradizione pasquale fiorentina dello ‘Scoppio del Carro’. In questa Terra Santa afflitta dall'odio e dalla divisione, è necessario costruire ponti, proporre nuove iniziative, aprire orizzonti. Questa mostra evidenzia come il legame tra la Custodia e la Toscana continui a generare scambi culturali stimolanti ancora oggi".