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All'ospedale di Santa Maria Nuova 12 busti di medici e Granduchi

Dal chirurgo che salvò Garibaldi al dottore che curò re Vittorio Emanuele II

All'ospedale di Santa Maria Nuova 12 busti di medici e Granduchi
14 novembre 2024 | 13.30
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Un viaggio nella storia dell'ospedale di Santa Maria Nuova (e di Firenze) attraverso i medici e chirurghi che vi hanno lavorato nei secoli passati e i Granduchi che lo hanno reso il punto di riferimento per la medicina nello Stato Toscano. Lo si può fare percorrendo la nuova Galleria dei busti del percorso museale dell'ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova, realizzata su iniziativa della Azienda Usl Toscana Cen­tro e della Fondazione Santa Maria Nuova Ets in collaborazione con il Museo Galileo: nel cortile, detto della Samaritana da oggi sono esposti 12 busti in gesso e marmo di medici e dei Granduchi di Tosca­na, di proprietà della Azienda sanitaria, provenienti dai depositi del museo fiorentino.

La collezione di busti (8 medici, 4 Granduchi) è composta da modelli e/o copie per opere scultoree originali in marmo, realizzati in gesso in varie epoche, si ipotizza la deriva­zione o l’utilizzo di questi busti come modelli per sculture in marmo.

La galleria copre un arco temporale che va dagli inizi del 1600 fino alla fine del 1800, contemplando perso­naggi che hanno dato tanto a Firenze e alla sanità fiorentina: Maurizio Bufalini, che fondò la moderna meto­dologia clinica, Ferdinando Zannetti, che curò Garibaldi per la celebre ferita riportata in Aspromonte, Angelo Nespoli, che fu fra i primi in Italia ad usare lo stetoscopio per la auscultazione del cuore, Pietro Cipriani che ebbe tra i suoi pazienti anche re Vittorio Emanuele II, quando risiedeva a Palazzo Pitti. E ancora Angelo Nannoni, esperto nella cura delle tumefazioni mammarie, Giorgio Regnoli uno dei primi a capire le opportunità dell'anestesia, Pietro Burresi, che si distinse per competenza e per l'umanità nel curare in maniera gratuita gli indigenti.

Anche fra i Granduchi vi sono personalità di spicco, alcune delle quali raramente ritratte a Firenze come Cosimo II, a cui si deve la costruzione della prima parte del loggiato sulla facciata dell’ospedale (su disegno di Buontalenti e realizzazione di Giulio Pari­gi). Ecco poi Ferdinando II che affrontò con estrema decisione la terribile pesti­lenza che, fra il 1630 e il 1633, si diffuse in Toscana, Cosimo III che superò gli ottanta anni grazie alle cure del medico di corte Francesco Redi, che suggerì una dieta vegetariana per combattere l’obesità, e Ferdinando III di Asburgo Lorena, che ha svolto un ruolo importante durante il periodo napoleonico.

Tra i busti c'è anche quello di Federigo Ermanno Filippi, personaggio poco conosciuto, che affrontò con successo le epidemie di colera a Livorno e Firenze e incarna la figura tipica di medico della Firenze dell’Ottocento: il busto fu realizzato grazie a un paziente riconoscente che ne pagò le spese.

L'inaugurazione è avvenuta oggi alla presenza di Giancarlo Landini presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Ets, Valerio Mari, direttore generale Azienda Usl Toscana Centro, Eugenio Giani, presidente Regione Toscana, e Roberto Ferrari, direttore del Museo Galileo.

"La Galleria, che farà parte permanente del percorso museale, offre uno spaccato della storia di Firenze e della medicina attraverso i ritratti scolpiti dei medici e chirurghi più importanti della nostra città che hanno lavorato nel corso dei secoli all'Ospedale di Santa Maria Nuova. Sono presenti anche i ritratti di quattro Granduchi, patroni dell'ospedale, che ne hanno guidato il prodigioso sviluppo. La Fondazione Santa Maria Nuova sarà sempre più impegnata nel futuro a far conoscere ai fiorentini la storia del loro ospedale", ha commentato Giancarlo Landini presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Ets.

La mostra è accompagnata da un volume "Medici e Granduchi a Santa Maria Nuova - Biografie dei personaggi della galleria dei busti nel cortile della Samaritana" (Angelo Pontecorboli Editore) cura di Giancarlo Landini, con presentazioni di Valerio Mari e Roberto Ferrari e i contributi di Giovanni Cipriani, Giancarlo Landini, Donatella Lippi, Francesco Tonelli e dei restauratori che hanno riportato al primitivo splendore le opere.

"Siamo sempre orgogliosi di far conoscere e apprezzare ai cittadini la storia del patrimonio artistico di Santa Maria Nuova - ha dichiarato il direttore generale, Valerio Mari - Questa galleria di busti vuole ricordare i medici ed i granduchi che hanno legato il loro vissuto a quello dell’ospedale e della città, una nuova finestra sulla nostra storia sanitaria passata, all’interno della quale l’ospedale ha rappresentato per secoli un elemento centrale. Colgo l'occasione per ringraziare la Fondazione Santa Maria Nuova per il grande lavoro di valorizzazione che sta portando avanti in sinergia con la Direzione Sanitaria dell'Ospedale, la Soprintendenza e le istituzioni cittadine".

"I nostri ospedali - ha detto il presidente della Toscana, Eugenio Giani - sono scrigni di eccellenze sanitarie e professionalità, ma sono anche musei a volte a cielo aperto, densi di tesori, che si disvelano nella architetture oppure che riemergono da laboratori ed archivi: oggetti e documenti capaci di raccontare ora i progressi della tecnica, ora l’attività degli ospedali, chi vi ha lavorato e le comunità che ne hanno tratto cura e giovamento, autentici musei diffusi della nostra sanità”.

"Plaudo alla meritoria iniziativa della Azienda Usl Toscana Centro e della Fondazione Santa Maria Nuova di esporre presso il cortile della Samaritana i busti in gesso di medici e dei granduchi di Toscana provenienti dai nostri depositi. Con piacere il Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza aderisce a questo progetto di conoscenza, che costituisce una fortunata occasione per dare risalto a un capitolo di storia della medicina, che è anche storia culturale e sociale, significativo per la città e per il Paese", ha concluso Roberto Ferrari, direttore del Museo Galileo.

Ospedale Santa Maria Nuova

Fondato nel 1288 da Folco Portinari, l’ospedale è oggi considerato il più antico ancora in attività ed è stato tra i primi, a livello nazionale, ad intraprendere un percorso di va­lorizzazione e fruizione al pubblico del proprio patrimonio storico artistico. Numerose sono state le figure di medici e chirurghi che hanno dato vita ad una vera e propria scuola medica di Santa Maria Nuova, istituto che rilasciava, dopo un esame del Collegio Medico Fiorentino, la “matricola” per esercitare la professione medica nello Stato Fiorentino e nel Granducato.

Attestata fin dal Medioevo, nel XVI secolo Cosimo I de’ Medici ne valoriz­za il ruolo come Scuola di Medicina Pratica, con obbligo di frequenza da parte di tutti i medici, dopo una parte teorica svolta presso l’Università di Pisa, la Scuola ebbe un grande sviluppo nel XVII e XVIII secolo acquisendo rinoman­za europea. Medici italiani e stranieri vennero a Santa Maria Nuova ad im­parare la medicina pratica e la chirurgia. I medici dell’Ospedale erano anche insegnanti presso la Scuola.

Con la riforma di Pietro Leopoldo (1789), da cui scaturirà il celebre Regola­mento dei Regi Spedali di Santa Maria Nuova e Bonifazio, la Scuola di Medicina di Santa Maria Nuova venne riorganizzata in maniera organica. Dalla Scuola Medica nascerà a metà del XIX secolo il Regio Istituto di studi supe­riori, pratici e di perfezionamento, primo nucleo della futura Università degli studi di Firenze.

Nel 1617 il patronato su Santa Maria Nuova passò dalla famiglia Portinari di­rettamente ai Granduchi medicei, i quali ne promossero una ristrutturazio­ne completa in modo che potesse volgere la sua funzione di ospedale principale della Toscana. Ogni Granduca ha lasciato la sua impronta a Santa Maria Nuova sia dal punto di vista strutturale che organizzativo.

Dal 2016 nell'ospedale è stato istituito un percorso museale, interno alla struttura, aperto alle visite: un itinerario guidato che si snoda attraverso ambienti diversi dell’edificio e che negli anni ha progres­sivamente moltiplicato i luoghi di visita e i beni esposti. Dal 2019 l’ospedale è inoltre inserito all’interno di Acosi (Associazione Cul­turale Ospedali Storici Italiani), organizzazione che raccoglie e pro­muove le strutture ospedaliere storiche ancora in funzione a livello nazionale.

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