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Ultras e criminalità, gli affari sporchi che uniscono Milano a Roma

Passano per i rapporti con le organizzazioni mafiose, con la 'Ndrangheta e la Camorra a tirare le fila soprattutto nello spaccio della droga e nelle estorsioni

Curva Nord Inter
Curva Nord Inter
05 settembre 2024 | 19.24
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Lo stadio c'entra relativamente poco e il calcio ancora meno, così come la massa di tifosi perbene. Il legame stretto fra le formazioni ultras e la criminalità organizzata è sempre più stretto, come dimostrano i fatti di Cernusco sul Naviglio (Milano), con Antonio Bellocco ucciso a coltellate da Andrea Beretta, ferito da un proiettile, che incrociano il vertice della Curva Nord dell'Inter con la 'Ndrangheta. Siamo al culmine di una guerra che ha origine in altri fatti di sangue, a partire dall'omicidio dello storico leader ultras Vittorio Boiocchi, ucciso a 69 anni nel 2022. Sono gli affari sporchi, dal traffico di droga alle estorsioni, a intrecciarsi con gli affari da stadio, con il controllo del territorio e il business dei biglietti, delle trasferte e del merchandising 'parallelo' a quello ufficiale delle società.

I fatti di cronaca che vengono da Milano si legano a quelli che hanno scosso la comunità criminale a Roma, con l'omicidio di Fabrizio Piscitelli (Diabolik, leader degli Irriducibili della Lazio) nell'estate di cinque anni fa come snodo centrale di una intricata relazione fra malavita romana e Camorra. Un'esecuzione che ha fatto emergere una consolidata e articolata rete criminale.

Milano e Roma, la curva dell'Inter e quella della Lazio. Ma sono solo i casi più eclatanti, alle spalle c'è un sistema più diffuso di quanto si possa immaginare. Restando sull'asse Roma-Milano, anche le curve di Milan e Roma sono direttamente coinvolte, spesso con legami stretti con quelli che dovrebbero essere calcisticamente i principali rivali. A comandare è il denaro, prima ancora di qualsiasi reminiscenza identitaria. Anche se la connotazione politica, con l'estrema destra ormai molto radicata nella maggior parte delle sigle Ultras, conserva il suo peso.

"La chiave per interpretare quello che si muove intorno agli stadi è capire cosa vuol dire spartirsi un territorio, che la domenica trova rappresentanza nelle curve ma che durante la settimana si riallarga a macchia d'olio nelle rispettive città", racconta all'Adnkronos un esponente della Digos che da anni lavora a stretto contatto con il tifo organizzato. "I reati da stadio sono spesso un'appendice di un mondo che nelle curve trova non solo manovalanza ma anche menti criminali capaci di comandare nelle loro aree di influenza. Chi spaccia dentro la curva è legato spesso a organizzazioni strutturate nel traffico della droga, chi usa metodi estorsivi li ha collaudati in anni di esperienza criminale".

C'è poi un elemento che sta emergendo con chiarezza. "Quando gli affari vanno bene e sale l'intensità criminale, si intensificano anche i contatti, i favori, o al contrario le rivalità, tra gruppi diversi: le modalità operative sono le stesse, di chiaro stampo mafioso". L'idea che le formazioni ultras siano ancora forme comunitarie di massa, con codici e riti identitari, rischia di diventare un'interpretazione indulgente e romantica. "Ci sono soprattutto gli interessi criminali e il denaro a muovere chi controlla i gruppi, con il calcio e il tifo a fare da collante per avere sempre manovalanza a portata di mano". A Milano e a Roma, ma anche a Napoli e a Palermo, soprattutto dove il mercato si allarga e le infiltrazioni della criminalità organizzata sono più forti e radicate. (Di Fabio Insenga)

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