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Terrorismo, "progettavano attentato in Italia": un arresto

Indagini su due giovani, nati in Italia da famiglie di origini kosovare, radicalizzati attraverso la propaganda sul web

Afp
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24 giugno 2022 | 07.52
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Avrebbero progettato di compiere in Italia un attentato con ordigni esplosivi, in nome della Jihad. I carabinieri del Ros, con il supporto del Comando provinciale Trento, del Gruppo di intervento speciale (Gis) e del Raggruppamento investigazioni scientifiche, hanno quindi eseguito il 15 giugno scorso un provvedimento di fermo del pubblico ministero, emesso dalla procura della Repubblica di Trento, nei confronti di due giovani incensurati, un uomo e una donna, indagati per associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, arruolamento ed addestramento con finalità di terrorismo anche internazionale.

Il gip del Tribunale di Rovereto (Trento), il 18 giugno ha disposto la misura della custodia cautelare agli arresti domiciliari, con obbligo di braccialetto elettronico, solo nei confronti dell'uomo. Misura che, secondo l'autorità giudiziaria, è legata alla necessità di garantire un percorso di deradicalizzazione dell’indagato, nel quale avrà un ruolo fondamentale la famiglia di origine, perfettamente integrata nel tessuto sociale italiano.

Dalle attività investigative è emerso che i due giovani, nati in Italia da famiglie di origini kosovare, inseriti nel contesto sociale, di lavoro e di studio, avrebbero intrapreso da tempo un percorso di radicalizzazione reso possibile ed efficace dalla propaganda jihadista sul web. Dalle indagini del Ros è emerso che gli indagati si sarebbero addestrati per compiere atti violenti e avrebbero progettato di compiere in Italia un attentato con ordigni esplosivi, in nome dell’organizzazione terroristica “Stato Islamico”. Secondo i piani criminosi, dopo aver commesso l’attentato, i due si sarebbero dovuti recare in Africa per unirsi alla stessa organizzazione terroristica.

Sono state eseguite inoltre alcune perquisizioni che hanno consentito di sequestrare materiale informatico e prodotti chimici, precursori per la fabbricazione di ordigni esplosivi. Il materiale è stato consegnato al Raggruppamento Investigazioni Scientifiche per gli accertamenti tecnici.

E' stato "parzialmente ammesso quello che era in contestazione". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Trento, Sandro Raimondi, nel corso della conferenza stampa insieme al comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, sull'indagine. La famiglia di origine, è emerso nel corso della conferenza stampa, non sapeva nulla del percorso di radicalizzazione intrapreso.

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