Il legale dell'uomo bloccato a Napoli: "Una rapina finita male"
Un 43enne originario del Marocco è stato fermato dai carabinieri del comando provinciale di Foggia nell'ambito delle indagini sull'omicidio della 72enne titolare di una tabaccheria, avvenuto lunedì scorso in via Marchese de Rosa a Foggia. L'uomo è accusato di omicidio e rapina aggravata. Sono in corso accertamenti per l’esatta ricostruzione del movente. L’indagato è stato sottoposto ad interrogatorio da parte del pubblico ministero negli uffici del comando provinciale dei carabinieri.
Il 43enne è stato rintracciato e bloccato dai carabinieri, ieri sera intorno alle 21.35 a Napoli, nei pressi della stazione ferroviaria. Le indagini condotte dai militari dell’Arma, sotto la costante direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia, si sviluppate attraverso l’esame di numerosissime telecamere pubbliche e private, intercettazioni telefoniche ed esami testimoniali, hanno consentito di ricostruire l’intero percorso dell’omicida. Secondo quanto ricostruito il fermato, dopo l'omicidio, ha indossato nuovi indumenti, abbandonando quelli usati precedentemente all’interno di un sacchetto in plastica, in via Mameli, dove sono stati trovati e posti sotto sequestro dai carabinieri. I militari hanno inoltre rintracciato e sottoposto a sequestro il telefono cellulare rubato alla tabaccaia e venduto dal fermato a terzi.
"Si è trattato di una rapina finita male", dice all'Adnkronos l'avvocato Nicola Totaro, legale dell'uomo che oggi è stato ascoltato per tre ore dal pm nell'ambito delle indagini. "Il mio assistito si è messo a disposizione dell'autorità giudiziaria, prestando il suo consenso agli accertamenti sul dna e rispondendo a tutte le domande - racconta l'avvocato - Si è messo a piangere e ha chiesto scusa. La rapina gli è sfuggita di mano, la signora ha reagito e si è trovato in una situazione più grande di lui".
Secondo il legale, il 43enne "aveva un permesso di soggiorno scaduto, aveva chiesto il rinnovo ma non aveva un lavoro regolare. Tutto nasce da una situazione di degrado - sostiene l'avvocato Totaro - Lui è bracciante agricolo e da Napoli era venuto a Foggia per lavorare nella raccolta di pomodori ma non aveva un regolare contratto ed era sottopagato". Da questa situazione di disagio, ricostruisce il legale, quella mattina è nata l'idea della rapina "pensando di racimolare qualcosa. Ha usato il coltello per minacciare, ma la situazione è sfuggita di mano". "Per ora l'accusa è di omicidio volontario, ma io credo che possa essere riqualificata in omicidio preterintenzionale", conclude l'avvocato secondo il quale il 43enne non aveva intenzione di uccidere.