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Milano, spari e coltellate tra ultras Inter a Cernusco: un morto. Ferito capo tifoseria

La vittima è il 36enne Antonio Bellocco. Da una prima ricostruzione sarebbe stato lui a sparare per primo ad Andrea Beretta che, poi, lo avrebbe ucciso a coltellate. La testimonianza: "Beretta era già stato colpito da Daspo"

Carabinieri sul luogo del delitto a Cernusco sul Naviglio. Foto Adnkronos
Carabinieri sul luogo del delitto a Cernusco sul Naviglio. Foto Adnkronos
04 settembre 2024 | 12.13
LETTURA: 6 minuti

Spari e coltellate a Cernusco sul Naviglio nell'hinterland milanese oggi 4 settembre 2024. Un morto, si tratta del 36enne Antonio Bellocco, erede del casato di Rosarno con alle spalle una condanna per lo stesso mafia. A restare ferito è Andrea Beretta, capo ultras dell'Inter, che è stato operato alla gamba all'ospedale San Raffaele di Milano.

Beretta si è difeso davanti ai pm di Milano Paolo Storari e Sara Ombra che lo hanno interrogato in ospedale, dove è ricoverato. Beretta, assistito dal difensore Mirko Perlino, ha spiegato a grandi linee quanto accaduto nell’abitacolo dell’auto di Bellocco e di essersi difeso dopo che il 36enne ha estratto la pistola e lo ha ferito all’altezza dell’anca. Il capo della tifoseria nerazzurra deve rispondere dell’accusa di omicidio.

Vittima e presunto assassino sono legati dalla passione per l'Inter, ma anche dagli interessi che ruotano intorno alla curva Nord, proprio su vendita di biglietti e business dei parcheggi su cui la procura meneghina stava indagando da oltre un anno.

La ricostruzione

L'omicidio è avvenuto stamane intorno alle 10 in via Besozzi, vicino a una palestra nota come luogo di ritrovo degli ultras dell'Inter. Beretta, sottoposto alla sorveglianza speciale con il divieto di soggiorno a Milano, è stato interrogato dal pm Paolo Storari e Sara Ombra all'ospedale San Raffaele. Sono stati sequestrati la pistola e il coltello a serramanico, usati nell'omicidio di Cernusco sul Naviglio.

Da una prima ricostruzione Bellocco, che da circa un anno era riuscito a mettere un piede nella gestione del secondo anello verde a San Siro, non senza malumori da parte del presunto aggressore, ha raggiunto Beretta nella palestra di via Besozzi. I due sono usciti insieme e saliti nell'auto del 36enne dove ci sarebbe stata una discussione sfociata nel delitto: a impugnare la pistola sarebbe stato Bellocco che, però, avrebbe avuto la peggio contro la lama dell'avversario. Due i colpi mortali alla gola.

Nessun testimone oculare avrebbe assistito alla lite, mentre le telecamere presenti in strada, le immagini sono state acquisite, non restituirebbero frame nitidi di quanto accaduto nell'abitacolo. Sul corpo della vittima, sottoposto a misura di sicurezza, sarà disposta l'autopsia. L'omicidio desta "una buona dose di preoccupazione per il contesto ambientale e familiare in cui matura" e si temono vendette, ma si guarda anche agli spalti per capire se gli equilibri della curva Nord sono cambiati. Vittima e presunto assassino sarebbero legati ad affari su cui la procura di Milano indaga da tempo, ben prima dell'omicidio di Vittorio Boiocchi, lo storico capo ultras nerazzurro ucciso il 29 ottobre 2022 sotto casa a Milano. Biglietti delle partite e parcheggi intorno allo stadio sono un business su cui si temono interessi non sempre leciti e l'intenzione di qualcuno di allargarsi a danni di altri potrebbe aver portato all'odierna resa dei conti.

Il movente

Potrebbe essere legato ad affari 'interni' alla curva Nord il movente dell'omicidio di Antonio Bellocco. La vittima sarebbe passata a prendere Beretta a bordo della sua auto. Tra i due sarebbe iniziata una discussione, a quel punto il 36enne avrebbe preso la pistola facendo fuoco e ferendo all'anca Beretta che, a sua volta, avrebbe ucciso con due coltellate alla gola il compagno di curva la cui ultima foto sui social è di ieri sera su un campo di calcetto con la maglia dell'Inter e la dicitura 'Derby di Milano tra fratelli'.

E dalla Curva Nord - mentre alcuni ultrà vanno sul luogo del delitto - è stata comunicata, via social, la decisione di annullare una riunione già in programma e prevista questa sera. Bellocco, figlio di Giulio, morto al 41 bis a Opera qualche mese fa, sposato e con un figlio, era riuscito a mettere un piede nella gestione del secondo anello verde. Il suo arrivo, però, non sarebbe piaciuto allo stesso Beretta e i dissapori oggi sarebbero esplosi definitivamente.

La testimonianza

“Beretta quando giocava l’Inter a Milano non poteva nemmeno avvicinarsi alla città” ha detto un residente di Cernusco sul Naviglio all’Adnkronos: "Da quando c’è questa scuola di boxe c’è sempre la strada piena. Vedo sempre il casino di macchine quando fanno degli eventi, diventa invivibile. Ho capito che avevano ucciso il figlio di una persona che conosco ma non sapevo fosse in questo ambito”.

L'esperto di ultras: "Attenzione all'effetto domino"

Attenzione all'effetto domino e alle vendette a catena. Si rischiano scontri e agguati non solo dentro lo stadio, ma anche in strada, nei pub e negli autogrill. Alessandro Cariulo, psicologo esperto in gestione delle folle e dinamiche ultras, lancia l'allarme all'Adnkronos. Il sistema di sicurezza negli stadi ha spostato le tensioni fuori dagli impianti, spiega Cariulo, "gli ultras si uniscono e affrontano quelli che considerano 'nemici comuni', spesso le forze dell’ordine. Non sono rari neppure i conflitti interni alla stessa curva (come in questo caso), con gruppi che si scontrano per questioni irrisolte, a volte anche durante le partite". Ad alimentare i rischi, continua l'esperto, "è la forte concezione dell'identità all'interno di quel mondo che tende unire le persone contro possibili attacchi esterni".

Negli ultimi anni, aggiunge, il mondo ultras è cambiato profondamente. "Non si tratta più soltanto di semplici scontri tra tifoserie, ma di dinamiche ben più complesse, legate spesso alla criminalità organizzata (come parrebbe in questa vicenda), che vanno ben oltre il contesto sportivo". Questo fenomeno, conclude, "non è solo italiano, ma si estende a livello europeo, dove si registrano scontri tra tifosi che poco hanno a che fare con il calcio".

Il criminologo: "No disordini di tifosi, ma rischio vendetta di 'ndrangheta"

Non dal tifo organizzato, ma dalla 'ndrangheta: è da qui che può partire la vendetta secondo il criminologo Marco Strano. E la presenza di numerosi esponenti dell'organizzazione criminale nelle carceri lombarde, aggiunge parlando con l'Adnkronos, non promette nulla di buono. "E' senz’altro pericoloso per il presunto assassino" dice. Perché? La vicenda, spiega Strano, è iniziata in una palestra frequentata da molti membri della curva nord dell’Inter, ma non si tratta di una semplice lite tra tifosi. Antonio Bellocco, figlio di un potente boss della 'ndrangheta della piana di Gioia Tauro, morto in carcere a gennaio, era destinato a prendere in mano le redini dell’organizzazione criminale in Lombardia: "La sua uccisione rappresenta una grave perdita per il clan - afferma il criminologo - e c'è il rischio che la criminalità organizzata non potrà ignorare un'offesa così grande".

Le modalità, spiega Strano, con cui Bellocco è stato ucciso – pubblicamente davanti a una palestra, per mano di un conoscente, e nel contesto della criminalità – rendono la situazione ancora più delicata. "Un affronto simile, nella logica mafiosa, non può passare senza conseguenze", dice. Massima attenzione deve essere prestata alle prigioni: "Non è un mistero che le carceri del nord Italia, infatti, sono piene di affiliati alla 'ndrangheta, che mantengono un controllo stretto sulle dinamiche interne. Anche il padre di Bellocco, deceduto a gennaio, era detenuto a Opera".

Antonio Bellocco, continua il criminologo, "aveva legami con il mondo degli ultras dell’Inter, in particolare con la curva nord. Beretta, dal canto suo, è considerato il braccio destro del leader della tifoseria organizzata, recentemente scomparso, e ha ereditato una certa autorità all'interno di quel gruppo. Anche Bellocco aspirava a un ruolo di rilievo tra gli ultras, ma i suoi interessi principali rimanevano legati alla criminalità organizzata. La sua morte, per quanto significativa, non pare destinata - conclude Strano - a innescare una guerra interna al mondo del tifo. Il vero motivo del conflitto è legato al mondo della malavita, non a quello dello stadio".

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