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Sono italiani i sensori indossabili più sensibili della pelle

Il lavoro di Anna Maria Coclite tornata a Bari dopo 14 anni all'estero: "Questi dispositivi hanno tanti i campi di applicazione, dalle protesi ai guanti da usare in chirurgia".

Anna Maria Coclite - UniBa
Anna Maria Coclite - UniBa
05 giugno 2024 | 16.03
LETTURA: 3 minuti

Sensori flessibili indossabili che 'battono' la pelle umana in sensibilità e potrebbero rivoluzionare tanti campi, dalle protesi al lavoro dei chirurghi. A metterli a punto è Anna Maria Coclite, oggi professoressa di Fisica della materia all'Università di Bari, tornata in Italia dopo 14 anni di vita e lavoro all'estero, prima al Mit di Boston e poi all'Università di Graz (Austria). Un cervello di ritorno, che potrà continuare in Italia il suo lavoro sul prototipo di sensori flessibili messo già a punto.

"Avevo intenzione di tornare in Puglia - racconta Anna Maria Coclite all'Adnkronos Salute - senza sacrificare la carriera e c'è stata questa possibilità con la cattedra a Bari. Oggi continuiamo al Dipartimento di Fisica il lavoro sui sensori flessibili indossabili che possono essere usati sulle protesi ma anche - con dei guanti - dal chirurgo. La particolarità è che sono sensibili, contemporaneamente, a tre stimoli: umidità, pressione e temperatura. Ma soprattutto questa sensibilità è su scala molta piccola, più piccola della 'risoluzione' della pelle umana che riesce a 'sentire' oggetti che hanno un'area di 1mm. Il nostro dispositivo è in grado di percepire sotto questa misura (0,25)".

Molti i campi di applicazione di questi sensori, "se sviluppati su speciali guanti realizzati per i chirurghi possono aiutarli a rilevare tessuti umani che cambiano nella loro rigidità, una vena o un muscolo", aggiunge la professoressa. I prossimi step dopo il prototipo? "La direzione è quella di usarli nel campo delle protesi o dei guanti ultrasensibili - risponde - vorremmo poi testare i dispositivi in ambienti diversi collaborando con aziende o istituti biomedici che possono essere interessati".

Nel 2016, infatti, Coclite ha vinto l’Erc Starting grant per il progetto 'Smart Core-shell sensor arrays for artificial skins' ('Smart Core'), che ha finanziato per 1,5 milioni di euro le sue ricerche su sensori. Tutto ciò è stato possibile grazie a una nuova geometria dei sensori: invece di essere fatti da strati multipli, i sensori di 'Smart Core' sono verticali ed estremamente piccoli. "Nel 2023 la ricerca ha fatto un ulteriore passo in avanti: ha vinto l’Erc Proof of Concept da 150mila euro, grazie al quale i ricercatori stanno testando la possibile commercializzazione dei sensori sviluppati con Smart Core. Questo progetto, iniziato appunto alla Graz University of Techology, è stato trasferito all’UniBa dove Coclite e il suo team stanno proseguendo le attività di ricerca".

"Dal 5 febbraio di quest'anno, Anna Maria Coclite è approdata al dipartimento Interateneo di Fisica di UniBa e PoliBa, dipartimento di eccellenza guidato da Roberto Bellotti, dove ha scelto di tornare come professore di prima fascia perché un’eccellenza internazionale proprio nella ricerca sulla sensoristica - ricorda l'ateneo barese - E come lei diversi altri ex cervelli in fuga sono stati attratti dallo stesso dipartimento di Fisica di Bari in questi anni: 3 ricercatori sono stati assunti dall’Università con i fondi del Pnrr e sono così tornati in Italia da Spagna, Francia e Polonia e altri due professori sono rientrati da Uk e Usa grazie a fondi ordinari".

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