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Omicidio Verzeni, spunta pista Scientology: le indagini

Tutte le piste restano aperte. Il parroco: "Sharon era cattolica"

Indagini sull'omicidio di Sharon Verzeni - (Fotogramma)
Indagini sull'omicidio di Sharon Verzeni - (Fotogramma)
16 agosto 2024 | 11.42
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 Tutte le piste nelle indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne accoltellata per strada nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola in provincia di Bergamo, restano aperte: una di queste, almeno secondo alcune indiscrezioni, porterebbe a Scientology.

Il parroco di Terno d'Isola, interpellato dall'Adnkronos, non sembra convinto di questa ipotesi: "Sharon si stava preparando a un corso per il matrimonio religioso e mi sembrava molto convinta della scelta: poi francamente non so se abbia frequentato Scientology come si fa yoga senza essere buddisti. A me sembrava animata dalla fede cristiana e convinta della scelta di un matrimonio cattolico".

Secondo il parroco i due fidanzati non avevano dato segni di litigi o incomprensioni, almeno nel corso di preparazione al matrimonio: "Era una coppia un po' riservata, ma affiatata. Non avevano una data già decisa per sposarsi, ma questo vale per la metà delle coppie che partecipano agli incontri".

Sharon e il fidanzato avevano iniziato a nutrire un certo interesse per Scientology. A quanto apprende Bergamo news, "pare che la sera la ragazza uscisse con alcune amiche per prendere parte alle riunioni che si tenevano in un paese vicino a Terno".

Inquirenti: "Tamponi a sospetti precisi o per esclusione"

I carabinieri di Bergamo, intanto, non si fermano e, in quella che sembra una maratona per dare un nome all'assassino di Sharon, provano ad accelerare sul fronte genetico. In attesa dei risultati del Ris di Parma sui possibili profili trovati sulla vittima o sugli oggetti sequestrati vicino al corpo della 33enne, i militari stanno procedendo a eseguire più tamponi e non solo in via Castegnate dove la giovane barista ha perso la vita.

"Non c'è una profilazione di via Castagnate - spiega un investigatore -. Abbiamo eseguito una trentina di tamponi per esclusione, ossia di persone che potrebbero aver contaminato inavvertitamente la scena, cioè i soccorritori per intenderci; poi ci sono altri campioni ritenuti di interesse investigativo. Stiamo attuando un protocollo investigativo che vigeva già prima del caso Yara Gambirasio (la 13enne uccisa a pochi chilometri da qui e per il cui omicidio è in carcere Massimo Bossetti, ndr), per cui effettuiamo prelievi di Dna su pregiudicati o senza fissa dimora. Ne preserviamo un campione in modo che se i laboratori del Ris dovessero restituirci la traccia genetica dell'assassino potremmo procedere con il confronto e avere, in caso positivo, già un nome. A oggi - precisa - nessun profilo genetico è stato isolato" sul corpo della vittima o sui reperti sequestrati.

I profili 'interessanti' sono stati prelevati "tutti al di fuori di Terno d’Isola, ma non escludiamo di procedere ad altri tamponi anche in zona, il parametro della ricerca dell'assassino non è certo via Castagnate" precisano gli inquirenti. Una ricerca che non tralascia niente: "Al momento non possiamo escludere nulla, neanche che sia stata una mano femminile. Speriamo che la relazione finale dei medici legali ci offra qualche elemento in più". E dagli inquirenti arriva anche l'invito a non demonizzare Scientology: "Non c'è nessuna pista privilegiata, Sharon e il compagno si stavano avvicinando a questo gruppo, ma indaghiamo su questa sfera di relazione come su tutte le altre cerchie relazionali della vittima".

Inquirenti: "Telefono muto, no anomalie nella passeggiata"

"Non mi risulta ci siano stati telefonate o messaggi whatsapp" quando Sharon è uscita di casa intorno alla mezzanotte del 30 luglio scorso e da via Marelli - lasciandosi alle spalle la villetta bifamiliare dove viveva con il compagno Sergio Ruocco, ed è stata trovata senza vita, un'ora dopo, in via Castegnate, spiega un'inquirente.

Indumenti, reperti trovati sulla scena crimine, effetti personali della vittima, ma anche alcuni coltelli sequestrati poco distante sono ora al vaglio del Ris di Parma, ma i carabinieri sembrano puntare più sulle telecamere - 60 in zona - che sulla traccia telefonica. "A un primo sguardo le telecamere non ci hanno consentito un'immediata identificazione dell'assassino, ma ci vorranno settimane, probabilmente mesi, per completare l'attività investigativa" che non esclude nessuna pista.

Quello che sembrerebbe chiaro è che Sharon Verzeni ha percorso "circa 650 metri in linea d’aria quella sera, come restituisce Google maps, e non abbiamo evidenze che si sia fermata - aggiunge chi lavora al caso -. Lei ha camminato" escludendo quindi che abbia incrociato qualcuno con cui si sia intrattenuta a parlare. Le indagini non si fermano neanche sul fronte dei testimoni: "continueremo a sentire persone che potrebbero tornare utili a spiegarci le abitudini della vittima o chi quella sera potrebbe aver visto qualcosa".

La criminologa: "Ha percorso 630 metri in un'ora, conosceva assassino"

Sharon Verzeni conosceva l'assassino, non è stato un delitto casuale. Questa è la ferma convinzione della criminologa Roberta Bruzzone, che all'Adnkronos respinge senza mezzi termini l'ipotesi di un'aggressione estemporanea compiuta da uno sconosciuto: "La dinamica del delitto indica chiaramente che Sharon ha avuto un'interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa". A sostegno di questa tesi, la criminologa richiama un dettaglio cruciale, emerso dall'analisi del contapassi della giovane trovata senza vita a Terno d'Isola: "La ragazza ha percorso 630 metri in circa 50 minuti. Una distanza che una persona abituata a camminare avrebbe coperto in cinque o sei minuti". Per Bruzzone non ci sono dubbi: "Non si tratta di un'aggressione improvvisa, ma di un incontro prolungato, durante il quale la ragazza ha interagito con il suo carnefice".

Questa osservazione, secondo la criminologa, allontana nettamente l'idea di una violenza improvvisa. A rafforzare questa ipotesi è la scoperta di una traccia genetica, probabilmente appartenente all'assassino, rinvenuta sulla scena del crimine. Gli investigatori hanno concentrato i loro sforzi su una serie di test del Dna mirati. "La scelta di limitare l'indagine ai residenti di quella via è una mossa strategica molto sensata", spiega Bruzzone, "anche perché il numero di test necessari è relativamente contenuto". La criminologa esclude l'ipotesi di un test del Dna su vasta scala: "Gli investigatori hanno già in mano una profilazione preliminare, capace di indirizzare l'indagine verso sospetti specifici".

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