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Omicidio Giulia Cecchettin, sì a processo lampo per Turetta: il verdetto a dicembre

Lo studente 22enne rischia l'ergastolo per aver accoltellato a morte l'ex fidanzata la sera dell'11 novembre del 2023. Il legale: "Verrà anche per onorare la memoria di Giulia. E' pronto a rispondere a tutte le domande"

Filippo Turetta e Giulia Cecchettin
Filippo Turetta e Giulia Cecchettin
23 settembre 2024 | 10.05
LETTURA: 4 minuti

Il processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin si è aperto oggi con la prima udienza senza Filippo Turetta in aula a Venezia. Si chiuderà all'inizio di dicembre con il verdetto, secondo il calendario reso noto.

Lo studente 22enne, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere, porto d'armi e sequestro di persona rischia l'ergastolo per aver accoltellato a morte l'ex fidanzata la sera dell'11 novembre del 2023. I giudici della corte d’Assise di Venezia hanno accolto "l'accordo delle parti, ossia l’acquisizione di tutto il fascicolo del pm e la richiesta di esame" chiesto dall’imputato dando così di fatto il consenso al processo 'lampo'.

Presente oggi in aula Gino Cecchettin, papà della vittima, che indossa una spilla con l’immagine di Giulia. Nella piccola aula - dove sono state ammesse 40 persone, la metà giornalisti, e solo le telecamere della Rai - ha preso il via quello che si preannuncia un processo 'lampo': il pm Andrea Petroni ha presentato una lista di trenta testimoni, uno solo invece il teste della difesa. Gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera hanno rinunciato all'udienza preliminare, hanno anticipato che non chiederanno la perizia psichiatrica e sostengono la necessità di un processo 'normale' lontano da qualsiasi show.

L'interrogatorio a Filippo Turetta

Oggi, davanti alla corte d'Assise di Venezia, composta da giudici popolari e presieduta dal togato Stefano Manduzio, l'imputato non si è presentato: è rimasto nella sua cella, nel carcere veronese di Montorio. Ma "Filippo Turetta verrà in aula", ha affermato l'avvocato Giovanni Caruso, rispondendo alla domanda se l'imputato parteciperà al dibattimento.

"Verrà in aula e sarà pronto a rispondere a tutte le domande anche per onorare la memoria di Giulia", ha ribadito il legale all'Adnkronos. "Filippo pensa a quello che è successo, avrà modo di maturare fino in fondo l'accaduto", ha aggiunto. "È detenuto e non rilascia interviste o dichiarazioni: mi pare inverosimile che abbia detto che pensa solo alla sua famiglia e che vengano riportate sue frasi", ha detto replicando a distanza a chi riporta frasi del suo assistito. Il calendario infatti vede per la prossima udienza l’interrogatorio dello studente ventiduenne detenuto nel carcere di Verona. Due le date 25 e 28 ottobre per l’esame dell’imputato, altre due (25 e 26 novembre) per la discussione delle parti e il 3 dicembre per possibili repliche e verdetto.

"Il processo deve svolgersi nelle aule e con i diritti che anche l’imputato ha. La spettacolarizzazione di questi eventi che colpiscono l’opinione pubblica per la loro gravità non deve scalfire i diritti dell’imputato. Sarebbe grave se Filippo Turetta non partecipasse a un processo pubblico, a cui ha il diritto di partecipare e difendersi, per questa pressione (mediatica, ndr) che c’è stata fin dal primo momento", ha detto il procuratore di Venezia Bruno Cherchi in una pausa del processo.

Unico dubbio sulla premeditazione

In un dibattimento dall'esito (quasi) scontato, sulla condanna resta solo l'incognita della premeditazione, ma per la procura gli elementi raccolti lasciano pochi dubbi: l'ex fidanzato controllava Giulia Cecchettin e avrebbe progettato con anticipo il delitto e la fuga. Con sé aveva i coltelli con cui ha colpito la laureanda in Ingegneria biomedica, ma anche scotch e sacchi neri per legarla e poi nasconderla vicino al lago di Barcis, a circa cento chilometri da Vigonovo (Padova), oltre a soldi per la fuga finita (una settimana dopo) in Germania.

"Il processo deve svolgersi nelle aule e con i diritti che anche l’imputato ha. La spettacolarizzazione di questi eventi che colpiscono l’opinione pubblica per la loro gravità non deve scalfire i diritti dell’imputato. Sarebbe grave se Filippo Turetta non partecipasse a un processo pubblico, a cui ha il diritto di partecipare e difendersi, per questa pressione (mediatica, ndr) che c’è stata fin dal primo momento", ha affermato il procuratore di Venezia Bruno Cherchi.

Cosa ha detto il padre di Giulia

"Non ho paura di un confronto con Turetta, perché dovrei? Il danno ormai lo ha fatto. È una sua scelta esserci o non esserci in aula, non sta a me giudicare. Io a Filippo Turetta non avrei nulla da dire", ha detto Gino Cecchettin. I giudici della corte d’Assise di Venezia hanno ammesso come parte civile solo i familiari di Giulia Cecchettin - il papà Gino, i fratelli Elena e Davide, lo zio Alessio e la nonna Carla Gatto -, hanno invece respinto la costituzione di tutti gli altri: quattro associazioni nazionali contro la violenza di genere, Penelope (ente che si occupa di persone scomparse) e i Comuni di Fossó e Vigonovo, dove la ventiduenne studentessa è stata uccisa e viveva.

La corte non ravvisa il danno diretto rispetto all'omicidio della giovane per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta. Nell'atto di richiesta di costituzione di parte civile Gino Cecchettin, rappresentato dall’avvocato Stefano Tigani, ha indicato la cifra di circa un milione di euro come richiesta di risarcimento danni.

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