La moglie di Alika: "Ieri l'ultimo bacio alla stazione e poi non l'ho più visto"
L'aggressore ha inseguito la vittima, prima l'ha colpita con una stampella, l'ha fatta cadere a terra, e l'ha finita fino a causarne la morte colpendola ripetutamente con le mani nude. Poi, dopo averla tramortita, ha sottratto il cellulare. Sarebbe questa, secondo la polizia, la ricostruzione dell'aggressione ad Alika Ogorchukwu, l'ambulante nigeriano, ucciso ieri in pieno centro a Civitanova Marche.
L'uomo ritenuto responsabile di aver aggredito e ucciso l'ambulante è stato arrestato in flagranza per omicidio volontario e rapina.
Nel corso di una conferenza stampa al commissariato di Civitanova gli investigatori hanno spiegato che per ricostruire la dinamica sono stati ascoltati testimoni ed esaminati i filmati della videosorveglianza.
I poliziotti della squadra volante sono intervenuti sul posto ieri, dopo le 14. L’aggressore, individuato, è stato portato al commissariato di Civitanova Marche, mentre i sanitari del 118 hanno tentato invano di rianimare la vittima. Non è stato possibile fare altro che constatare il decesso dell'uomo, un nigeriano di 39 anni.
I poliziotti del commissariato di Civitanova Marche e della squadra mobile hanno arrestato un 32enne, con piccoli precedenti. Sul posto è intervenuto anche personale della polizia scientifica che ha effettuato i rilievi di rito, il medico legale e il procuratore della Repubblica di Macerata.
LA MOGLIE DI ALIKA - "L'ultimo bacio ieri mattina alla stazione di San Severino, una brioche per merenda. Poi non l'ho più visto" le parole della moglie di Alika Ogorchukwu riferite all'Adnkronos da Francesco Mantella, avvocato della famiglia della vittima. Il nigeriano ucciso sarà sottoposto all'esame autoptico la prossima settimana.
"Assisteremo all'esame autoptico con i nostri medici per fare in modo che le attività siano quanto più finalizzate all'accertamento della verità e ad avere elementi di valutazione. La Procura procede per omicidio volontario per futili motivi - spiega il legale all'Adnkronos - non c'é formalmente l'aggravante dell'odio razziale però non mi sembra neanche possibile escluderla a priori, considerate le modalità con le quali questa morte è arrivata. C'è stata una veemenza, una insistenza, una ferocia nell'aggressione che deve trovare spunto e fonte da qualche altra componente. Se non è odio razziale è comunque qualcosa di simile".
Quanto alla moglie di Alika, che prestava servizio saltuario di pulizie alla stazione ferroviaria di San Severino, dove stava lavorando anche l'ultima volta che ha salutato il marito, continuerà a vivere nel paesino del maceratese insieme al figlio di 8 anni: "Ha chiesto un aiuto al sindaco di Civitanova, che oggi ci ha ricevuto - dice ancora l'avvocato Mantella - e aspetta un aiuto concreto anche dai servizi sociali del paese dove vive".