A raccontarlo i 7 superstiti tratti in salvo dalla Guardia costiera. Erano partiti in 28 a bordo di un barchino dalle coste della Libia. Unhcr: "Sopravvissuti sono in condizioni critiche"
Ventuno dispersi tra cui anche tre bimbi nell'ennesimo naufragio avvenuto il 1 settembre scorso in acque territoriali italiane. A riferirlo ai soccorritori sono stati 7 migranti soccorsi dalla Guardia costiera su una barca capovolta e sbarcati stamani a Lampedusa.
Secondo il racconto dei migranti, già trasferiti all'hotspot di contrada Imbriacola, sul barchino partito dalla Libia erano in 28.
"I 7 sopravvissuti, accolti dal nostro team a Lampedusa, sono in condizioni critiche, molti avrebbero perso familiari", scrive su X Chiara Cardoletti, rappresentante per l'Italia, la Santa Sede e San Marino dell'Unhcr.
"I superstiti del naufragio erano tutti molto provati, esausti e in uno stato di stress traumatico importante" dice all'Adnkronos un soccorritore. "Ci hanno detto di essere partiti dalla Libia l'1 settembre e che molti compagni erano caduti in mare, ma i loro racconti erano confusi. Era difficile riuscire a instaurare un contatto, erano terribilmente sotto choc". I migranti sarebbero rimasti per giorni aggrappati al barchino e in acqua. "Alcuni erano senza vestiti, uno di loro è stato portato via in sedia a rotelle", racconta chi era presente sul molo Favaloro all'arrivo dei migranti. Nelle ricerche sono impegnati unità navali e un aereo Atr 42 della Guardia costiera. Il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia costiera di Roma ha allertato i centri di soccorso libico, maltese e tunisino.
"I superstiti sono sotto choc, hanno raccontato di 21 dispersi, tra cui ci sarebbero anche tre bambini. Una tragedia nella tragedia, una notizia che ci addolora ancora di più". A dirlo all'Adnkronos è Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa, dopo l'ennesimo naufragio.
"Le politiche del governo stanno funzionando - aggiunge il primo cittadino -, lo dicono i numeri che parlano di oltre il 70 per cento di arrivi in meno e di una drastica riduzione di morti in mare. Ora tocca all'Europa fare la propria parte e occuparsi dei canali umanitari per scongiurare altre morti nel Mediterraneo, consentendo a rifugiati e richiedenti asilo di viaggiare in sicurezza, come sarebbe dovuto essere per i sette superstiti sbarcati oggi a Lampedusa e tutti siriani".
Sulla più grande delle Pelagie la macchina dell'accoglienza è ormai rodata e, complici i numeri in calo e i trasferimenti veloci, non si registrano criticità. Ad agosto nell'hotspot di contrada Imbriacola sono arrivati 5.504 migranti con 153 sbarchi, a fronte dei 19.911 ospiti registrati nello stesso mese dell'anno scorso quando gli approdi, invece, erano stati 527. "Sono numeri perfettamente gestibili", dice il sindaco Mannino, che ricorda "i 1000-2000 arrivi giornalieri" dello scorso anno che "rendevano complessi soccorsi e accoglienza. Affinché la solidarietà tra gli Stati europei sia reale e non solo un'enunciazione di principio, occorre lavorare tutti insieme ai canali umanitari, collaborando con l'Italia che non può essere lasciata da sola", conclude.
"L'emergenza continua e le persone continuano a morire in mare o ad arrivare in condizioni critiche a Lampedusa in assenza di vie sicure e legali per raggiungere l'Europa", dice all'Adnkronos Emma Conti, operatrice di Mediterranean Hope, il programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, presente sulla più grande delle Pelagie.
"Sebbene si sia smesso di parlare di arrivi e flussi migratori e nonostante i numeri sembrino essere diminuiti - sottolinea - le persone continuano a perdere la vita nel silenzio, tragedie che non vengono raccontate". Da tempo ormai volontari e operatori come lei accolgono chi arriva. Uomini e donne provate da una traversata su gusci di latte insicuri, che gli investigatori hanno da tempo ribattezzato 'bare galleggianti'. "Una donna è stata costretta a partorire nell'imbarcazione sovraccarica prima di raggiungere Lampedusa", racconta ancora Emma che negli ultimi tempi sul molo Favaloro ha visto arrivare anche "tantissimi neonati, famiglie intere, donne e bambini costretti a fare questi viaggi per sfuggire da guerre, violenze e povertà estrema. Continuiamo a contare morti e dispersi, vittime che nella maggior parte dei casi non vengono neppure identificate. Tragedie continue nell'indifferenza e nell'assenza di un'assunzione di responsabilità da parte dell'Italia e dell'Europa".