Dopo oltre 3 anni il capitano Anedda lascia il comando del reparto. A subentrargli sarà il capitano Petrone. Nel triennio importanti risultati raggiunti nel contrasto all'immigrazione irregolare
Passaggio di consegne alla Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Lampedusa. Dopo oltre tre anni alla guida del reparto che ha visto nascere, quando a giugno del 2020 il Corpo decise di istituire un presidio navale fisso sulla più grande delle Pelagie, il capitano Edoardo Anedda lascia il comando, destinato a un nuovo incarico alla Stazione navale di Trieste. A subentrargli sarà il capitano Gianluca Petrone, che arriva dal Centro navale di Formia dove si è occupato di logistica navale. Nel triennio al comando della Sezione operativa navale il capitano Anedda si è occupato soprattutto delle attività connesse all’immigrazione irregolare via mare. Insieme agli uomini e donne del suo reparto ha tratto in salvo migliaia di migranti che su barchini in ferro sovraccarichi hanno affrontato la traversata del Mediterraneo, trovando nella piccola isola di appena seimila abitanti il primo approdo 'sicuro' in Europa.
Ai salvataggi in mare sono seguite serrate indagini di polizia giudiziaria: 42 le persone arrestate nell'arco di tre anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un'attività di contrasto ai trafficanti di esseri umani che lo scorso febbraio ha portato, ad esempio, al fermo dei cinque membri dell'equipaggio di un peschereccio tunisino ritenuto dagli investigatori delle Fiamme gialle, coordinati dalla Procura di Agrigento, una 'nave madre' per 11 migranti, tra cui 3 minori e altrettante donne, partiti dal porto di Madhia e diretti proprio a Lampedusa. Risale, invece, allo scorso agosto l'arresto, in due distinte operazioni che hanno visto il coinvolgimento anche dei militari della Guardia di finanza, di 10 persone con l'accusa di pirateria marittima.
"Per la prima volta, nella famigerata rotta migratoria del Mediterraneo centrale - disse il procuratore facente funzioni di Agrigento, Salvatore Vella in occasione dell'arresto del comandante di un motopesca tunisino e dei tre componenti dell'equipaggio -, si contesta agli indagati il reato di pirateria marittima, previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Le indagini hanno permesso di accertare che diversi equipaggi di pescherecci tunisini hanno cessato di essere pescatori e si sono dedicati alla più lucrosa attività di pirati, depredando i numerosi barchini in ferro che continuano a partire dalle coste di Sfax, in Tunisia, con a bordo, per la maggior parte, migranti sud-sahariani ed asiatici".
Migranti e non solo perché, soprattutto nella stagione estiva, gli uomini e le donne della Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Lampedusa assicurano un 'presidio' costante in mare anche per i tanti turisti che affollano l'isola. E' il concetto di 'polizia del mare', che punta a garantire una presenza continua e sicurezza all’utenza marittima locale e turistica. Sicurezza che in questi anni si è tradotta anche in un monitoraggio costante dei pescherecci tunisini che spesso pescano nelle acque territoriali, danneggiando la piccola marineria lampedusana. A settembre del 2020 un peschereccio battente bandiera tunisina fu sorpreso a pescare proprio nelle acque nazionali. Il comandante, ignorando l'alt delle vedette, invertì la rotta e si diede alla fuga. Ne scaturì un rocambolesco inseguimento - durante il quale furono esplosi anche colpi di mitragliatrice 'dissuasivi' -, che si concluse con l’arresto del comandante per resistenza a nave da guerra. Una scena, degna di un film di azione, immortalata in un video diventato virale sui social e che nella piccola Lampedusa in tanti ancora ricordano.