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Caso Pamela, la mamma: "Altri complici liberi uccidere, aspetto giustizia"

La lettera nel libro di Francesca Totolo 'Le vite delle donne contano - Lola, Pamela e Desirée: quando l'immigrazione uccide'

Caso Pamela, la mamma:
25 settembre 2024 | 16.50
LETTURA: 3 minuti

"Sono la mamma di Pamela Mastropietro e ancora attendo dallo Stato italiano e dalla magistratura una giustizia piena". Lo scrive Alessandra Verni, la mamma di Pamela, in una lettera affidata al libro 'Le vite delle donne contano - Lola, Pamela e Desirée: quando l'immigrazione uccide' (Altaforte Edizioni) scritto da Francesca Totolo, ricercatrice indipendente, reporter, scrittrice, collaboratrice del Primato Nazionale e di altre testate.

Un libro, si legge nella presentazione, "per raccogliere tutti i crimini commessi in Europa da immigrati, clandestini, richiedenti asilo, ovvero, omicidi, stupri e aggressioni che hanno trovato pochissimo riscontro nei media. Da Pamela a Lola, a Desirée, a decine di nomi dimenticati, vite di donne che contano, uccise prima dagli immigrati e poi dal silenzio del politicamente corretto. Stupri di gruppo, violenze domestiche, ricatti e percosse, tratta delle bianche, la criminalità dietro l'accoglienza, un intero mondo passato volutamente sotto silenzio in nome del buonismo". Il volume riporta dati, statistiche, storie. Come quelle di Pamela Mastropietro, uccisa, violentata e fatta a pezzi a Macerata dopo essersi allontanata da una comunità: massacro per il quale Innocent Oseghale, unico imputato, è stato condannato all'ergastolo. O quella di Desirée Mariottini, 16enne uccisa in un palazzo occupato nel quartiere romano di San Lorenzo.

Proprio al volume Alessandra Verni, da sempre convinta che Oseghale non abbia fatto tutto da solo, ha voluto affidare il suo grido di dolore e rabbia. "Sono Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, ragazza bianca, cristiana e italiana, di soli 18 anni, violentata, picchiata, uccisa, fatta a pezzi, scuoiata, a cui sono stati sottratti degli organi, lavata con la candeggina e lasciata in due trolley sul ciglio di una strada a Macerata, definita come 'la città di Maria', da immigrati clandestini in Italia appartenenti ad una organizzazione criminale. Ad oggi, solo uno di loro sta scontando la pena dell'ergastolo in carcere, mentre gli altri complici sono liberi di continuare a delinquere ed uccidere", sostiene la donna.

"Il caso di Pamela è stato definito 'un unicum' nella storia mondiale della criminologia degli ultimi cinquanta anni. Io, da mamma, da donna e da essere umano, ancora attendo delle risposte - continua Alessandra Verni - Per un genitore non è facile sopravvivere alla morte del proprio figlio. Io ho saputo dalla radio che i resti di una ragazza ritrovati erano quelli di mia figlia. Non ci credevo, era tutto surreale! Provate, se riuscite, a mettervi nei panni di un genitore, provate a mettervi nei panni della vittima. Cosa ha passato, le botte, le grida, la violenza, la paura, le coltellate, le lacrime, il dolore, i suoi ultimi pensieri. I pensieri, quanti pensieri passano anche nella mente di un genitore a sapere della figlia morta e massacrata. E se hanno iniziato a farla a pezzi quando era ancora in vita? Tutto questo fa male e diventa tutto buio; il cuore è distrutto, è trafitto e lacerato da lame, le lacrime scendono su un corpo che si vuole lasciare andare al dolore e vuole solo morire. Cosa ci facevano questi mostri liberi in Italia? Perché chi doveva controllare questi immigrati non lo ha fatto a tempo debito?".

"Perché ci sono state solo manifestazioni contro il razzismo e invece nessuno si è inginocchiato in parlamento o è sceso in piazza per una ragazza bianca violentata e massacrata da nigeriani entrati clandestinamente in Italia, anche per colpa di politiche sbagliate? Perché quando si è vittima si viene abbandonati e umiliati mentre il carnefice ha tutte le comodità anche in carcere? Sono 6 anni e 3 mesi che, tra dolore e lacrime, combatto, resisto e non mollo", chiede ancora la mamma di Pamela. La prefazione del libro, che vuole dare voce a tante storie meno note e vite spezzate, è affidata al vicedirettore della Verità Francesco Borgonovo mentre la postfazione è di Chiara Magnificat.

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