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Caso Cospito, Consulta fissa udienza al 18 aprile

Il medico: "Sottopeso sempre più grave" ma "è lucido, assolutamente determinato a continuare"

Fotogramma /Ipa
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08 marzo 2023 | 11.02
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La Corte costituzionale ha fissato per il 18 aprile l’udienza sul caso di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto al 41 bis e in sciopero della fame da oltre 4 mesi. L’udienza riguarda l’ordinanza della Corte d’Assise d’Appello di Torino con cui sono stati tramessi gli atti alla Consulta chiamata a esprimersi sulle attenuanti di cui potrebbe beneficiare Cospito a seguito dell’attentato verificatosi nel 2006 alla caserma degli Allievi carabinieri di Fossano, nel cuneese.

Nella sostanza i giudici torinesi nell’ordinanza avevano accolto la questione di legittimità costituzionale, sollevata dalle difese, sull’attenuante rispetto al reato di strage politica per il quale la procura aveva chiesto l’ergastolo. Il tema è quello della ‘lieve entità’: per Alfredo Cospito avendo la contestazione di recidiva reiterata specifica, la legge vieta il bilanciamento e, quindi, dovrebbe essere applicata la pena dell’ergastolo. Per questo si è deciso di rinviare gli atti alla Consulta per valutare se anche nel reato di strage politica debba operare il divieto di bilanciamento oppure no.

Alfredo Cospito "ha ancora perso peso, pesa 69 chilogrammi, le condizioni di sottopeso si fanno sempre più gravi. È lucido, assolutamente determinato a continuare con lo sciopero della fame, rifiutando l’assunzione del potassio: gli ho spiegato che questa è una condizione ad altissimo rischio". Lo riferisce il medico che questa mattina ha incontrato Cospito, l'anarchico in sciopero della fame da oltre 4 mesi, attualmente ricoverato nel reparto protetto dell'ospedale San Paolo di Milano. "Non so quali saranno le decisioni e come proseguirà anche in merito a un’eventuale ipotesi di nutrizione forzata’" ha aggiunto il medico che ha aggiornato il difensore di Cospito, l'avvocato Flavio Rossi Albertini.

Intanto è stata aperta al Consiglio superiore della magistratura una pratica a tutela dei giudici che si sono occupati del caso di Cospito. La richiesta, avanzata dal gruppo di magistratura indipendente, è stata accolta dal comitato di presidenza del Csm, che ha assegnato la pratica alla prima commissione. Nella richiesta i consiglieri Paola D’Ovidio, Maria Vittoria Marchianò, Maria Luisa Mazzola, Bernadette Nicotra, Edoardo Cilenti, Eligio Paolini, Dario Scaletta, richiamavano le dichiarazioni rilasciate, all'indomani della decisione della Cassazione che ha confermato il regime del 41 bis per Cospito, da circa 4 mesi in sciopero della fame, dai suoi difensori che qualificavano "la sentenza quale 'una condanna a morte'", sottolineando come più in generale la sentenza sia "stata seguita da diffuse espressioni lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e certamente tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento e alla credibilità della funzione giudiziaria".

Secondo gli esponenti di Mi si starebbe assistendo "ad una denigrazione generica e generalizzata dell’intera attività giurisdizionale penale con il risultato di determinare presso la pubblica opinione una delegittimazione diffusa ed indiscriminata della funzione giudiziaria svolta dai magistrati del Collegio decidente della Corte di Cassazione e più in generale nei confronti di tutti i magistrati che nelle diverse sedi si sono occupati della vicenda e sono stati raggiunti da minacce o azioni di intimidazione solo per aver esercitato nel rispetto della legge le loro funzioni".

Anarchici, domani presidi per Cospito a Roma

Due presidi contemporanei davanti alle carceri romane di Rebibbia e Regina Coeli sono stati annunciati per domani dagli anarchici che manifestano da ottobre scorso contro il 41 bis ad Alfredo Cospito e contro l'ergastolo ostativo. Mentre Torino fa ancora la conta dei danni per la manifestazione di sabato scorso, Roma si prepara alle mobilitazioni di domani che saranno monitorate con grande attenzione dalle forze dell'ordine. Lo slogan degli anarchici, che si riuniranno alle 17 sia davanti al maschile di Rebibbia, in via Elena Brandizzi Gianni, sia davanti Regina Coeli, al faro del Gianicolo, è ancora una volta ''Fuori Alfredo dal 41 bis fuori tutti-e dalle galere''.

''Mentre si avvicinano le sentenze per 46 tra i detenuti di Rebibbia ritenuti responsabili della rivolta del 9 marzo di tre anni fa, vogliamo andare davanti alle mura del carcere di Regina Coeli e di Rebibbia per raccontare la lotta che stiamo portando avanti, le cui notizie arrivano nelle celle soltanto da radio e televisioni'', si legge sul volantino diffuso sui social per annunciare le proteste.

Gli anarchici sottolineano che ''tre anni fa'', all'alba del lockdown nazionale per l'emergenza covid, ''lo Stato ha sedato le proteste'' con una ''lunga scia di sangue'' fatta di ''torture e almeno 15 morti, di cui 9 nella strage avvenuta nel carcere di Modena a seguito della rivolta dell'8 marzo 2020''.

''Con un colpo di coda lo Stato tirò fuori dal cappello lo spauracchio del pericolo delle scarcerazioni di boss mafiosi e in un attimo cadde il silenzio su stragi, torture e sulle voci delle migliaia di persone detenute - dicono - Le proteste vennero raccontate come frutto di regie esterne e patti fra mafiosi, parenti e anarchici per fomentare i disordini''.

''Terremoti mediatici accompagnarono il cambio ai vertici del Dap, consegnando a uomini provenienti dalle fila dell'antimafia e dell'antiterrorismo la direzione delle galere - aggiungono - In questi mesi di mobilitazione al fianco della lotta di Alfredo contro 41 bis ed ergastolo ostativo abbiamo visto l'apparato dell'antimafia sfoderare tutte le sue armi politiche, giudiziarie e mediatiche per permettere allo Stato di consumare la sua vendetta contro un compagno rivoluzionario e mettere le basi per ulteriori strette repressive che riguarderanno tutte e tutti. Abbiamo portato le proteste sotto i palazzi dei diretti responsabili delle violenze in carcere e del mondo che ci soffoca qui fuori''.

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